
Orig.: Stati Uniti (2015) - Sogg. e scenegg.: Andrew Hyatt - Fotogr.(Panoramica/a colori): Gerardo Madrazo - Mus.: Sean Johnson (colonna sonora di Catherine Braslavski) - Montagg.: John Lange - Dur.: 85' - Produz.: T.J. Berdem.
Interpreti e ruoli
Noam Jenkins . (Pietro), Bahia Haifi (Maria), Kelsey Asbille (Zara), Merik Tadros (Simone), Taymour Ghazi (Andrea), Eddie Kaulukukui (Giuseppe), Maz Siam (Pontus), Noelle Lana (Maria giovane), Ahmed Lucan (Giovanni), Arti Sukhwani . (Elisabetta)
Soggetto
Si ripercorrono gli ultimi anni della vita di Maria, madre di Gesù Cristo, con particolare attenzione sugli sforzi profusi per aiutare la nascente Chiesa cristiana...
Valutazione Pastorale
All'interno della lunga e densa storia del cinema ad argomento religioso, è il primo film che guarda ai fatti dal punto di vista di Maria, anzi più precisamente si concentra sull'ultimo periodo della sua vita. Con un tema del genere, la formazione del regista acquista un'importanza determinante. Conviene allora dire che Andrew Hyatt, l'autore, è uomo di fede e ha dichiarato: "Credo fermamente che 'Full of Grace' sia un film diverso. E' più come guardare una preghiera, e meno come guardare un film". Forse sono le parole più opportune capaci di fornire la giusta chiave per accostare un'opera così concentrata su fatti conosciuti eppure in grado di suscitare dibattiti, cambi di prospettiva, reazioni. Perché quella alla quale assistiamo è ancora "la più grande storia mai raccontata", ma il cinema ha una tale forza affabulatoria in grado di scardinare certezze e sicurezze. Così qui il racconto acquista a poco a poco un andamento che trascorre dalla comprensione, alla delusione, all'invito alla fiducia in una successione verbale e, mentre vuole evitare trappole e trasalimenti, lascia che la parola si conquisti lo spazio importante e decisivo che merita. Ecco allora che Maria torna di nuovo a proporsi come Colei che riprende in mano l'eredità di Cristo, assume su di se critiche e titubanze e invita ad aprire il cuore alla speranza del futuro.
Quella di Hyatt è una regia fatta di implosioni esistenziali. Il rapporto tra Maria e gli apostoli avviene a un livello di frasi che danno sospensione e insieme conforto. Nella logica del ragionamento, Maria esorta a combattere le eresie avanzanti e a tornare alla semplice Parola evangelica. Si può dire che il film evita eccessi di dottrina e si pone come un testo adatto a comprendere certi approcci religiosi in atto in molte comunità americane. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria come avvio alla riflessione su analoghi temi religiosi, anche con il contributo di altri esperti, teologi, studiosi.