Dentro la Tv: Su Netflix la miniserie “Adolescence” con Stephen Graham

martedì 25 Marzo 2025
Un articolo di: Sergio Perugini

“I nostri ragazzi”. È il titolo del film di Ivano De Matteo del 2014, uno scandagliare la mente di due coppie di genitori davanti al sospetto che i propri figli adolescenti siano responsabili di una brutale aggressione ai danni di un senzatetto. Genitori che si chiedono chi siano veramente i propri figli. Cambiando le ascisse e le ordinate, ci spostiamo nel Regno Unito per una storia che non si discosta da quegli interrogativi. È “Adolescence”, miniserie dal 13 marzo su Netflix e subito un caso, per il dibattito innescato e l’apprezzamento riscosso. A idearla Jack Thorne e Stephen Graham: il primo ha firmato copioni di successo come il ciclo “Enola Holmes” (2020-) e “His Dark Materials” (2019-22); il secondo è un attore molto apprezzato, di recente per “Bodies” (2023). Alla regia Philip Barantini, forte della collaborazione con Graham in “Boiling Point”, film girato come un unico piano sequenza, scelta di regia replicata anche nella miniserie.

La storia. Regno Unito, 2024. È mattina presto e la famiglia Miller – i genitori cinquantenni Eddie e Manda, i due figli Lisa, quasi diciottenne, e Jamie, tredicenne – si sta risvegliando. All’improvviso una squadra di poliziotti in assetto da irruzione entra nell’abitazione e arresta Jamie. L’accusa è omicidio: è sospettato di aver ucciso la compagna di scuola Katie…

Adolescence. (L to R) Mark Stanley as Paulie Miller, Owen Cooper as Jamie Miller, Stephen Graham as Eddie Miller in Adolescence. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Pros&Cons. Perché tutto questo clamore per “Adolescence”? Risposta secca: è una serie di elevata qualità stilistica che si confronta con un tema spinoso e di stringente attualità. “Adolescence” mette a fuoco la stagione più delicata della crescita, il passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza; un territorio spesso sconosciuto ai genitori, che non riescono a cogliere tutto quel vortice di fragilità e rischi cui sono esposti i ragazzi, soprattutto nella vita onlife, tra realtà e dimensione digitale. La miniserie scoperchia il vaso di pandora di un tredicenne, Jamie, all’apparenza timido e dai lineamenti ancora marcati d’infanzia; un ragazzo attivo sui social, dove respira cyberbullismo e sottocultura “incel” (pericoloso mix di introversione, misoginia e violenza). “Adolescence” affonda lo sguardo anche nella mente dei genitori: c’è il pedinamento degli stati d’animo di Eddie e Manda, atterriti e smarriti. Jamie ai loro occhi è ancora un bambino, non può aver detto quelle parole o compiuto quei gesti, che di solito popolano solo la cronaca di giornali e Tv. Non loro figlio! E poi segue la raffica di interrogativi: dove ho sbagliato? Come ho fatto a non vedere? E perché un figlio cresce in un modo e il secondogenito in un altro? Stephen Graham e Christine Tremarco sono straordinari nella loro interpretazione dei coniugi Miller, abili nel governare il turbinio di pensieri, sensi di colpa e sentimenti contrastanti che esplodono in petto. Ancora, molto del successo della miniserie si deve allo stile di racconto, asciutto e innovativo: quattro episodi, ciascuno come piano sequenza, altalenanti tra dubbi, paure e sconforto. Da sottolineare anche il talento notevole di Owen Cooper nel ruolo di Jamie. Miniserie complessa, problematica, per dibattiti.

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