“Pesci Piccoli”. Il tracciato si conferma quello della serie satirica “Boris” (2007-2022, 4 stagioni) che ironizza con efficacia sul mondo sul comparto della serialità televisiva italiana, e in generale il mondo della produzione audiovisiva. Ma evidenti anche i rimandi al modello anglo-statunitense “The Office” che vede tra gli autori il geniale e irriverente Ricky Gervais. Parliamo della serie comedy “Pesci Piccoli. Un’agenzia. Molte idee. Poco Budget” targata The Jackal e Mad Entertainment, con protagonista proprio il collettivo The Jackal, ovvero Ciro Priello, Fabio Balsamo, Aurora Leone e Gianluca Fru, ben affiancati dalla comprimaria Martina Tinnirello; alla regia Francesco Ebbasta, autore anche della sceneggiatura insieme a Alessandro Grespan. La prima stagione di “Pesci Piccoli”, rilasciata su Prime Video nel 2023 (6 episodi), ha messo in racconto in maniera riuscita il mondo delle agenzie pubblicitarie, tra Napoli e Milano, al tempo dei social media e degli influencer. A distanza di due anni, dal 13 giugno 2025, sempre sulla piattaforma di Amazon la seconda stagione (8 episodi) prova a dare seguito al brillante e stralunato laboratorio creativo. Tra i nuovi guest Beppe Vessicchio, Stefano Nazzi e Danilo Bertazzi.

La storia. Napoli, oggi. La manager milanese Greta si è ormai ambientata nella nuova sede dell’agenzia. L’obiettivo è quello di consolidarsi sul mercato e al contempo superare le numerose sfide che esplodono quotidianamente nel suo team di creativi: dalle crisi esistenziali tragicomiche di Ciro e Fru, agli sforzi si Aurora nel superare un amore non corrisposto. Ad aiutare Martina il fidato producer Fabio…

Pros&Cons. A funzionare sono soprattutto le dinamiche di agenzia, il racconto frizzante e strampalato del lavoro in team, alle prese con le richieste sempre più originali dei committenti e le incontenibili derive dei creativi, tra rimossi del passato e paure per il domani. Il mondo dell’agenzia è proposto come un circo dai ritmi e numeri fuori controllo, che la domatrice Martina cerca in qualche modo di governare. E se il quotidiano da ufficio risulta di certo godibile e brillante, nei raccordi in cui la comicità si avvita in pillole-show surreali in chiave The Jackal il ritmo della narrazione scricchiola e rischia di sbandare. La serie, infatti, che si fonda ovviamente sulla vis comica dell’ottimo gruppo napoletano, ha trovato un suo specifico proprio nel tratteggiare in chiave originale e sarcastica prassi, vezzi e manie dei professionisti della comunicazione, di un’agenzia pubblicitaria; se però i The Jackal fanno troppo i The Jackal, perdendo così realismo e aderenza con la dimensione della storia, l’identità del racconto si altera al punto da annacquarne “sostanza” e coinvolgimento. Per il resto, sempre efficaci e simpatiche le incursioni dei guest di puntata – sulla scia della fortunata serie francese “Chiami il mio agente!” o della versione italiana “Call My Agent. Italia” –, tra cui quella del maestro Beppe Vessicchio nei panni di un addetto alle pulizie mistico. Serie consigliabile, brillante-semplice.