
Serie disponibile sulla piattaforma Netflix
Interpreti e ruoli
Matthew Goode (Carl Morck), Chloe Pirrie (Merritt Lingard), Alexej Manvelov (Akram Salim), Kelly Macdonald (Rachel Irving), Leah Byrne (Rose Dickson), Jamie Sives (James Hardy), Kate Dickie (Moira Jacobson), Steven Miller (Lyle Jennings)
Soggetto
Edimburgo, oggi. Il detective Carl Morck, miracolosamente scampato all’assalto di un pluriomicida, ritorna in servizio più cinico che mai. Non si dà pace, soprattutto per le condizioni del suo collega James Hardy, che salvandolo è rimasto paralizzato. Il vertice della polizia, pur di liberarsi della sua scomoda presenza, mette Carl a capo della neonata Sezione Q, per risolvere casi senza risposte. Riluttante, l’uomo occupa l’ufficio nel seminterrato dove forma un team investigativo che agli occhi dei più appare sgangherato, ma in verità si compone di (fragili) fuoriclasse: Akram, Rose e lo stesso James. Il loro primo caso è la scomparsa dell’avvocatessa Merritt Lingard…
Valutazione Pastorale
Sono tutti “figli” letterari di Sherlock Holmes, geniale e atipico investigatore britannico uscito dalla penna di Arthur Conan Doyle. Il sodalizio tra letteratura gialla e adattamenti sullo schermo è sempre più rigoglioso, soprattutto al tempo delle fameliche piattaforme, mai paghe di contenuti. L’immaginario spetattoriale si affolla così di detective chiamati a risolvere foschi delitti e contestualmente a confrontarsi con fragilità personali. Eroi imperfetti, claudicanti nella vita ma dal talento fuori dal comune. Ultimo arrivato è Carl Morck protagonista della serie Netflix “Dept. Q. Sezione casi irrisolti”, poliziesco inglese creato dallo scrittore danese Jussi Adler-Olsen (9 titoli, Marsilio). A produrla è la sempre più influente Left Bank Pictures che vede nella sua library “The Crown”, “Outlander” e “Il commissario Wallander”. Ideatore, sceneggiatore nonché regista della serie è Scott Frank (sua è “La regina degli scacchi”, 2020); co-regista l’italiana Elisa Amoruso (“The Good Mothers”, 2023). Protagonisti Matthew Goode, Chloe Pirrie, Rachel Irving, Alexej Manvelov, Leah Byrne, Kate Dickie e Jamie Sives.
La storia. Edimburgo, oggi. Il detective Carl Morck, miracolosamente scampato all’assalto di un pluriomicida, ritorna in servizio più cinico che mai. Non si dà pace, soprattutto per le condizioni del suo collega James Hardy, che salvandolo è rimasto paralizzato. Il vertice della polizia, pur di liberarsi della sua scomoda presenza, mette Carl a capo della neonata Sezione Q, per risolvere casi senza risposte. Riluttante, l’uomo occupa l’ufficio nel seminterrato dove forma un team investigativo che agli occhi dei più appare sgangherato, ma in verità si compone di (fragili) fuoriclasse: Akram, Rose e lo stesso James. Il loro primo caso è la scomparsa dell’avvocatessa Merritt Lingard…
Ricorda molto gli agenti reietti della serie inglese “Slow Horses”, successo di Apple TV+ dal 2022 con Gary Oldman. “Dept. Q. Sezione casi irrisolti” poggia, infatti, su un gruppo di agenti di Edimburgo che la polizia mette ai margini, anzi nello scantinato, perché problematico e dalla difficile gestione. Capofila di questi “scartati” è il misantropo Carl Morck, già arrabbiato con la vita e ora ancor più, perché sopravvissuto a un attentato. È sì ferito, ma soprattutto nell’animo: è incapace di perdonarsi. Insofferente, taciturno e dall’ironia tagliente, Carl è inviso a tutta la centrale di polizia; nella nuova Sezione Q si circonda, controvoglia, di colleghi ugualmente problematici per indagare sulla scomparsa dell’avvocatessa Merritt Lingard.
Il racconto, da subito, segue abilmente due piani narrativi: da un lato le indagini condotte dall’Unità Q, che progressivamente si avvicina alla verità e svela le fratture del passato di ogni protagonista, dall’altro il lungo flashback su vita, carriera e dinamiche della scomparsa di Merritt. La serie ha carattere e indubbio fascino, un magnetismo plumbeo, un racconto investigativo fosco e intricato, stemperato qua e là dai lampi di umorismo nero legati soprattutto a Carl Morck, ottimamente cesellato da Goode. Una serie direzionata a un pubblico adulto, che conquista per complessità e stile, ma anche (soprattutto) perché elegge a protagonisti un gruppo di ultimi, di scartati, cui viene concessa una seconda opportunità. Serie complessa, problematica, per dibattiti.
Utilizzazione
La serie richiede un pubblico adulto.