
Film disponibile sulla piattaforma Netflix
Interpreti e ruoli
Sofia Carson (Anna De La Vega), Corey Mylchreest (Jamie Davenport), Dougray Scott (William Davenport), Catherine McCormack (Antonia Davenport), Poppy Gilbert (Cecelia Knowles), Harry Trevaldwyn (Charlie Butler), Esmé Kingdom (Maggie Timbs), Nikhil Parmar (Tom Sethi)
Soggetto
Regno Unito, Anna De La Vega è una brillante studentessa già assunta da un’influente azienda; prima di concludere il suo ciclo di studi si regala un semestre a Oxford per studiare poesia con una nota accademica. In classe, però, scopre che le lezioni verranno tenute dal fascinoso dottorando Jamie Davenport. Dopo le prime incomprensioni, tra i due nasce una tenera intesa che ben presto conduce all’amore. Un amore chiamato a vivere il momento, perché assediato da non pochi ostacoli…
Valutazione Pastorale
“Carpe Diem”. La celebre espressione latina di Orazio è entrata nel cuore degli spettatori della società dei media di massa nel 1989, ascoltando il prof. John Keating sussurrarla ai propri studenti nel film cult “L’attimo fuggente” (“Dead Poets Society”) diretto da Peter Weir. A interpretarlo uno straordinario Robin Williams. Il prof. Keating citava ai suoi ragazzi Orazio e Walt Whitman (“O capitano! Mio capitano!”), invitandoli a vivere intensamente la propria esistenza, senza lasciarsi inghiottire da aspettative sul futuro. E proprio su quel tracciato si muove il nuovo film targato Netflix, su piattaforma dal 1° agosto 2025: è “Il mio anno a Oxford” (“My Oxford Year”) diretto da Iain Morris (sceneggiatore di “Chi segna vince” del 2023), dal romanzo omonimo di Julia Whelan. Protagonisti Sofia Carson (“Purple Hearts”, 2022) e Corey Mylchreest (“La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton”, 2023).
La storia. Regno Unito, Anna De La Vega è una brillante studentessa già assunta da un’influente azienda; prima di concludere il suo ciclo di studi si regala un semestre a Oxford per studiare poesia con una nota accademica. In classe, però, scopre che le lezioni verranno tenute dal fascinoso dottorando Jamie Davenport. Dopo le prime incomprensioni, tra i due nasce una tenera intesa che ben presto conduce all’amore. Un amore chiamato a vivere il momento, perché assediato da non pochi ostacoli…
“Invidio il fatto che stai per andare a Oxford: è il periodo più fiorito della vita”. È la citazione di Oscar Wilde (“Lettera a Louis Wilkinson”, 20 dicembre 1898) che apre il romanzo “Il mio anno a Oxford” della Whelan. La sua trasposizione per lo schermo si muove su un doppio registro. Anzitutto parte come una commedia sentimentale-esistenziale, dove una giovane donna statunitense si mette in gioco prima di conformarsi alla vita-carriera adulta: un periodo sabbatico per studiare poesia tra aule, biblioteche e vicoli ultracentenari di Oxford. I sentimenti scoperti tra le pagine dei libri prendono inaspettatamente vita quando si lega al giovane professore Jamie Davenport. Una felicità travolgente e fragile, perché la rom-com sterza subito in altra direzione, nei sentieri del dramma: Jamie ha una patologia genetica e vive al momento, privandosi di legami solidi e non aspettandosi troppo dal domani. Amore e malattia, dunque, ingredienti spesso intrecciati da letteratura e cinema: dai veterani “Love Story” (1970) e “Fiori d’acciaio” (1989), ai più recenti “One Day” (2011), “Colpa delle stelle” (2014) e “Io prima di te” (2016). “Il mio anno a Oxford” presenta di certo una messa in scena elegante e avvolgente, contando sul fascino sempreverde dell’Inghilterra e delle sue cattedrali della cultura; il racconto ha un andamento piuttosto semplice, direzionato a un pubblico di giovani-adulti, con qualche scivolata furba e mielosa. Nei raccordi finali l’opera mette in campo temi e riflessioni densi, delicati, che avrebbero meritato una gestione più accorta. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Il film richiede un pubblico adulto o di adolescenti accompagnati.