“Material Love”. Celine Song rilegge la ricerca dell’amore al tempo dei social

sabato 23 Agosto 2025
Un articolo di: Sergio Perugini

L’amore al tempo dei social, tra verità e finzioni. Questo potrebbe essere il claim di “Material Love” (“Materialists”), nuovo film di Celine Song, regista-sceneggiatrice sudcoreana che nel 2024 ha conquistato critica e pubblico con il suo intenso e raffinato “Past Lives”, candidato a due Premi Oscar. Ora per la sua seconda regia punta nuovamente su sentimenti e relazioni, tra ricerca dell’amore e di se stessi, muovendosi nella città di New York al tempo di dating app e delle agenzie per “cuori solitari” che aiutano a individuare l’abbinamento perfetto. Amore vero oppure amore su misura, che tenga conto di apparenze e status sociale? Su questo si interroga la Song, che cerca di coniugare la leggerezza della commedia sentimentale con sguardi più approfonditi, di taglio sociologico. Interpreti tre attori di richiamo: Dakota Johnson, Chris Evans e Pedro Pascal. Il film sarà nelle sale italiane dal 4 settembre con Eagle Pictures.

Innamorarsi a New York
Lucy è una trentenne che ha abbandonato i sogni giovanili di recitazione per una carriera come “match-maker”, ovvero agente sentimentale pronta ad aiutare adulti benestanti in cerca del/della partner ideale. Cuori solitari dal lavoro ben remunerato, con uno standard solido e rigoroso, cui manca solo l’amore per coronare una vita (patinatamene) perfetta. Al matrimonio di una coppia di clienti incontra Harry, facoltoso uomo d’affari, fratello dello sposo, in cerca anche lui della partner giusta. Tra Lucy e Harry scatta subito una certa affinità, attrazione. E sempre allo stesso matrimonio Lucy si imbatte nel suo ex fidanzato John, cameriere a chiamata per catering e attore teatrale in attesa del ruolo che gli cambi la vita, costretto ancora ad arrangiarsi alla meglio per arrivare a fine mese. Presa dal pianificare il dating perfetto per i suoi clienti, le attenzioni premurose di Harry e le emozioni che riaffiorano dal passato per John, Lucy si trova a dover far ordine tra vita professionale e sentimentale…

La stagione dell’amore secondo Celine Song
“La stagione dell’amore viene e va / I desideri non invecchiano quasi mai con l’età / Ne abbiamo avute di occasioni / Perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai”. È “La stagione dell’amore”, brano di Franco Battiato del 1983, che sembra ben descrivere la traiettoria narrativa dell’ultimo film di Celine Song. La regista, classe 1988, con il suo “Past Lives” ha messo in racconto tre stagioni della vita e dell’amore, tra Seul e New York, componendo un’opera misurata e profonda, puntellata da una diffusa eleganza visiva. Alla prova (non facile) della seconda regia, l’autrice consolida i suoi temi di riferimento e tenta di rivolgersi a un pubblico ancor più ampio, con una commedia sentimentale di respiro “mainstream”, rinunciano a una certa ricercatezza formale-narrativa, e servendosi soprattutto di interpreti sulla cresta dell’onda: Dakota Johnson (dopo la trilogia “Cinquanta sfumature”, si è misurata con “La figlia oscura” e “Persuasione”), Chris Evans (è attore solido da botteghino, tra “Captain America”, “Knives Out” e “The Gray Man”) e Pedro Pascal (è l’attore del momento, tra “The Last of Us” e “I Fantastici Quattro. Gli inizi”).
Con “Material Love” la regista si interroga, in maniera acuta e al contempo un po’ furba, sulla difficoltà di innamorarsi, di trovare il/la partner giusto/a nella società odierna, restringendo il campo d’osservazione alla città di New York, tra upper class di Manhattan e Brooklyn. Come conoscere una persona passati i trenta? Dove incontrarla, evitando i rischi disseminati dalle app online? E come formulare il profilo della persona ideale? A queste domande risponde puntualmente la protagonista Lucy, che è convinta di poter cogliere il potenziale dei suoi clienti e di farli combaciare come mattoncini Lego. Ma l’amore è davvero questo? Si può ridurre a una lista della spesa affollata di pregi e limata dai difetti?

Dakota Johnson, Chris Evans and director Celine Song on the set of The Materialists.

Nel condurre questo sguardo antropologico, Celine Song isola ovviamente il caso della protagonista: una trentenne felice, realizzata nel lavoro ed economicamente indipendente per lo standard di New York, che scansa via le relazioni. Non ne sente il bisogno. Quando però si trova davanti al facoltoso Harry (Pedro Pascal), le viene la fantasia di regalare anche a se stessa il “perfect match”; l’incontro però con l’amore del passato, John (Chris Evans), spiantato e ancora sognatore, fa traballare nel suo animo “granitiche” certezze. Qual è l’amore vero, quello che può durare nel tempo?
La Song è un’autrice dalla spiccata sensibilità narrativa e dalla chiara eleganza visiva. Con “Past Lives” ha firmato un piccolo gioiello, un esordio folgorante da Oscar; con “Material Love” cerca di mantenere quella sua peculiare freschezza, attualità e raffinatezza narrativa, seguitando a osservare esistenze e sentimenti al tempo della vita digitale. Tralasciando le suggestioni preistoriche iniziali (del tutto evitabili), il film si muove su un terreno interessante e non banale, evidenziando le solitudini esistenziali nella vita contemporanea (prettamente occidentale) e quell’irrinunciabile bisogno d’amore, il valore della condivisione e il desiderio di realizzare una famiglia. Valide e condivisibili le premesse, dunque, abbastanza modesto però lo svolgimento: alcuni dialoghi funzionano, e molto, lasciando il segno, altri invece scivolano via ridondanti e poco incisivi; la narrazione è ondivaga, segnata da dispersioni e soluzioni ancorate al politicamente corretto. Sembra che Celine Song, per timore di sbagliare la seconda regia, si sia conformata a uno stile più piano, più accomodante, nella logica degli Studios, nonostante “Material Love” sia targato all’indipendente A24 (prodotta da 2AM). A ogni modo, il film risulta piacevole e godibile, in alcuni passaggi anche coinvolgente, senza però particolari sussulti di originalità. Consigliabile, problematico-brillante, per dibattiti.

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