Presentato nella sezione Orizzonti all'81a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2024), ha vinto il Leone del Futuro “Luigi de Laurentiis”, il titolo di miglior regista e di miglior attrice, Kathleen Chalfant
Interpreti e ruoli
Kathleen Chalfant (Ruth Goldman ), H. Jon Benjamin (Steve Goldman), Carolyn Michelle Smith (Vanessa), Andy McQueen (Brian)
Soggetto
Stati Uniti, Ruth Goldman è una cuoca ormai in pensione. È vedova e ha un figlio adulto. Ruth ha una sua routine, che a un certo punto si inceppa: ha dei vuoti di memoria, perde l’orientamento. Il figlio Steve l’accompagna così in una comunità per anziani dove potranno prendersi cura di lei. Ruth sulle prime accetta la situazione, si guarda intorno con aperta curiosità; accanto a lei l’operatrice Vanessa, che la introduce nella sua nuova casa senza mai forzare la mano. Tra loro si crea un legame di dolce rispetto, di amicizia. Progressivamente Ruth comprende le ragioni della sua nuova sistemazione, lampi di lucidità intervallati da momenti in cui riaffiorano i ricordi del passato, tra la vita spesa dietro ai fornelli e gli echi dell’infanzia…
Valutazione Pastorale
“Le narrazioni che riguardano gli adulti più anziani sono spesso marginali nella nostra cultura, come se desideri, sogni e capacità decisionale svanissero molto prima che lo facciano i nostri corpi e le nostre menti”. Così la regista-sceneggiatrice e coreografa Sarah Friedland, parlando del suo film “Familiar Touch”, folgorante opera prima che alla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia 2024 ha conquistato il Leone del Futuro “Luigi de Laurentiis”, ma anche il titolo di miglior regista e di miglior attrice, Kathleen Chalfant, nella sezione Orizzonti. Uno sguardo acuto, sofferto, delicatissimo sulla condizione di una donna anziana precipitata nella vertigine dell’Alzheimer, che viene affidata alle cure di una comunità di riposo. Un’opera che nasce da un lungo lavoro di ricerca della regista, con esperienza nell’assistenza alle persone anziane. Nelle sale con Fandango dal 25 settembre 2025, in prossimità della Giornata mondiale della malattia di Alzheimer (21 settembre).
La storia. Stati Uniti, Ruth Goldman è una cuoca ormai in pensione. È vedova e ha un figlio adulto. Ruth ha una sua routine, che a un certo punto si inceppa: ha dei vuoti di memoria, perde l’orientamento. Il figlio Steve l’accompagna così in una comunità per anziani dove potranno prendersi cura di lei. Ruth sulle prime accetta la situazione, si guarda intorno con aperta curiosità; accanto a lei l’operatrice Vanessa, che la introduce nella sua nuova casa senza mai forzare la mano. Tra loro si crea un legame di dolce rispetto, di amicizia. Progressivamente Ruth comprende le ragioni della sua nuova sistemazione, lampi di lucidità intervallati da momenti in cui riaffiorano i ricordi del passato, tra la vita spesa dietro ai fornelli e gli echi dell’infanzia…
“Familiar Touch – sottolinea la regista – sposta lo sguardo non sui familiari che osservano Ruth, ma su Ruth che osserva sé stessa”. Aspetto chiave dell’opera della Friedland è proprio quello di sposare la prospettiva di Ruth, una donna anziana, una ex cuoca, moglie e madre, che d’improvviso si scopre non più capace di provvedere a se stessa. Si trova in una casa di riposo senza capirne davvero i motivi. Piano piano mette a fuoco la sua condizione, ma spesso si abbandona allo spaesamento della novità, all’idea che sia una cosa transitoria; in altri momenti, riavvolge il nastro dei ricordi, che confonde con la realtà. Splendida e struggente la scena in cui Ruth indossa il grembiule ed entra nella cucina della casa di riposo, rivolgendosi al personale come se fossero i suoi assistenti del ristorante; per un momento quella è la sua cucina, quella di sempre, così si rimbocca le maniche e prepara la colazione a tutti i residenti della struttura. Una suggestione poetica, ma poco dopo i ricordi si posano e torna la realtà. Ruth capisce che è lì non per stare in cucina, ma per sedere a tavola con tutti gli altri.
Il film della Friedland offre una interessante prospettiva di osservazione sulla condizione di anziani, case di riposo e sulla malattia dell’Alzheimer; indaga la condizione proprio di chi vive tali sfide, di chi è assalito dalla marea di ricordi che sbiadiscono. Un’opera che, seppur lieve ed estremamente delicata nel suo svolgimento, e mai ricattatoria a livello emotivo, arriva in profondità e lascia comunque riverberi emozionali. “Familiar Touch” è un film duro per i temi che affronta, che riguardano le vite e le famiglie di tutti noi spettatori, ma è al contempo un film necessario perché mette al centro del racconto la condizione di chi abita il trauma della malattia e si vede estromesso dalla propria vita, dai propri ricordi. Un film importante, accorto e poetico, che la protagonista Kathleen Chalfant interpreta con rispetto e intensità, offrendo una performance luminosa. Consigliabile, poetico, per dibattiti.
Utilizzazione
Programmazione ordinaria e successive occasioni di dibattito. Per la delicatezza dei temi in campo, il film si direziona verso un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati.
