Io sono Rosa Ricci

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Adolescenza, Amore-Sentimenti, Delinquenza minorile, Denaro, Droga, Famiglia - genitori figli, Male, Violenza
Genere
Drammatico
Regia
Lyda Patitucci
Durata
90'
Anno di uscita
2025
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Io sono Rosa Ricci
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Maurizio Careddu, Luca Infascelli
Fotografia
Valerio Azzali
Musiche
Paolo Baldini Dubfiles
Montaggio
Valeria Sapienza
Produzione
Picomedia con Rai Cinema in collaborazione con Netflix, con il contributo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo

Interpreti e ruoli

Maria Esposito (Rosa Ricci), Raiz (Don Salvatore Ricci), Andrea Arcangeli (Victor), Gennaro Di Colandrea (Tony), Jorge PerugorrÍa (Augustin Torres), Gerardo De Pablos (Moreno), Juan Daniel Straube (Gabriel), Simon Rizzoni (Carlos), Ernesto Montero (Juanito)

Soggetto

Napoli 2020. Rosa è l’adolescente figlia del boss don Salvatore. Un narcotrafficante in affari con il padre li invita a una festa nella sua barca al largo del Golfo di Napoli con la scusa di farle conoscere sua figlia. È una trappola: don Salvatore viene gettato in mare e Rosa finisce prigioniera in un’isola sorvegliata a vista. Minacciata e costantemente in pericolo la ragazza trova la forza di reagire grazie anche al legame che instaura con uno dei due carcerieri. Mentre il padre scatena una guerra senza esclusione di colpi con il clan rivale per riportarla a casa, Rosa riesce a fuggire, torna a Napoli e sceglie quello che vorrà essere.

Valutazione Pastorale

Lyda Patitucci, classe 1981 – ha esordito nel 2023 con “Come pecore in mezzo ai lupi” – alla 20° Festa del cinema di Roma ha presentato il suo secondo lungometraggio “Io sono Rosa Ricci”, prequel-spin-off della fortunata serie televisiva “Mare Fuori” (2020 - in corso). Ne esce un mix di azione, thriller, kidnap, gangster movie, con un tocco di melodramma sentimentale.
La storia. Napoli 2020. Rosa è l’adolescente figlia del boss don Salvatore. Il narcotrafficante cubano Augustin Torres con cui il padre è in affari li invita a una festa nella sua barca al largo del Golfo di Napoli con la scusa di farle conoscere sua figlia Angelica. È una trappola: don Salvatore viene gettato in mare e Rosa finisce prigioniera in un’isola sorvegliata a vista. Minacciata e costantemente in pericolo la ragazza trova la forza di reagire grazie anche al legame che instaura con uno dei due carcerieri. Mentre il padre scatena una guerra senza esclusione di colpi con il clan rivale per riportarla a casa, Rosa riesce a fuggir torna a Napoli e sceglie quello che vorrà essere.
“Io sono Rosa Ricci” è sostanzialmente un racconto di crescita, il percorso che fa di un’adolescente introversa e determinata il personaggio violento e rabbioso che la serie “Mare fuori” ci ha regalato. Rosa (che ha ovviamente broncio e movenze di Maria Esposito) nasce dentro una famiglia che sotto l’apparenza di riguardi e attenzioni – a cominciare dall’affettuoso nomignolo di “principessa” con il quale la chiama il padre (il cantautore napoletano Raiz )– nasconde la gabbia nella quale la intrappola.
Una gabbia dorata, richiamata fin troppo apertamente nel contrasto tra la sua casa sovraccarica di mobili e arredi barocchi, e lo squallore della cella nella quale viene rinchiusa, la desolazione dell’isola dove si trova prigioniera tra un dirupo a picco sul mare e il nulla della campagna intorno. Nelle settimane di prigionia la ragazza passa dalla speranza di una liberazione veloce, alla paura di aggressioni fisiche, dalla solitudine delle notti al freddo alla ricerca di una disperata, quanto vana, via di fuga, fino alla nascita di un fragile, ricambiato, sentimento per uno dei carcerieri, Victor (Andrea Arcangeli).
Il film, evidentemente scritto e pensato per i numerosissimi fan della serie (il copione è di Maurizio Careddu, co-sceneggiatore di molti episodi di “Mare fuori”, e Luca Infascelli) è un discreto teen movie di azione capace di tenere alta la tensione per (quasi) tutto il tempo con qualche azzeccata scena d’azione che purtroppo, però, si ferma alla superfice. Nulla viene approfondito di Rosa: non la sua infanzia, non il suo rapporto con il padre, né tantomeno quello con il fratello Ciro, di cui sappiamo soltanto che è rinchiuso nel carcere minorile. Da dove vengono la sua aggressività e la sua rabbia? Alla fine, Rosa sceglie di abbracciare il destino che il suo nome le regala. Una vittima dell’ambiente tossico nel quale è cresciuta? In buona parte sì. Un’eroina? Certamente no. “Io sono Rosa Ricci” è complesso, problematico, adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Per i temi e il linguaggio in campo, il film richiede adolescenti accompagnati.

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