Tratto dal romanzo "Inverno a Sokcho" di Elisa Shua Dusapin
Interpreti e ruoli
Bella Kim (Soo-Ha), Roschdy Zem ( Yan Kerrand), Park Mi-hyeon (La madre di Soo-Ha), Doyu Gong (Jun-Oh ), Tae-Ho Ryu (Mr. Park)
Soggetto
Sokcho, cittadina di pescatori a 200 chilometri da Seul. La giovane Soo-Ha studia letteratura francese all’università della capitale, ma per mettere da parte qualche soldo lavora come cuoca e cameriera in una piccola pensione, la Blue House, e ogni tanto va a trovare sua madre che ha un banco al mercato del pesce. Figlia di un francese che ha lasciato il Paese senza sapere della sua esistenza, Soo-Ha sta per sposare il suo fidanzato Jun-Oh. Quando alla pensione arriva il taciturno e riservato Yan Kerrand, illustratore francese di graphic novel in cerca di nuove ispirazioni, la ragazza si sente sempre più incuriosita e attratta da lui.
Valutazione Pastorale
“Un inverno in Corea”, opera prima del regista franco giapponese Koya Kamura, è tratto dal romanzo “Inverno a Sokcho” della scrittrice franco-svizzera, con madre sudcoreana, Elisa Shua Dusapin (insieme ne scrivono la sceneggiatura). La storia. Sokcho, cittadina di pescatori a 200 chilometri da Seul. La giovane Soo-Ha (Bella Kim) studia letteratura francese all’università della capitale, ma, per mettere da parte qualche soldo, lavora come cuoca e cameriera in una piccola pensione, la Blue House e ogni tanto va a trovare sua madre (Park Mi-hyeon) che ha un banco al mercato del pesce. Figlia di un francese che ha lasciato il Paese senza sapere della sua esistenza, Soo-Ha sta per sposare il suo fidanzato Jun-Oh. Quando alla pensione arriva il taciturno e riservato Yan Kerrand (Roschdy Zem), illustratore francese di graphic novel in cerca di nuove ispirazioni, la ragazza si sente sempre più incuriosita e attratta da lui.
Presentato in concorso al 49° Toronto Film Festival, “Un inverno in Corea” è il racconto di un incontro tra due mondi e due generazioni. Un rapporto fatto di poche parole (in francese), piccole attenzioni, curiosità trattenute e speranze deluse. Le domande della giovane su suo padre e l’essenzialità delle risposte della madre, alimentano una curiosità, un desiderio di sapere che la rende inquieta e insoddisfatta, complice anche lo sfilacciarsi della storia con Jun-Oh. Soo-Ha si percepisce fisicamente “diversa” e fatica a trovare un punto di equilibrio tra l’essere sé stessa, accettando le sue origini miste, e il desiderio di essere pienamente accolta nella rigida società coreana. Per raccontare questo dissidio interiore il regista inserisce abilmente numerosi inserti animati, ispirati all’opera di Agnès Patron, che danno forma alle fantasie e ai sogni inespressi della protagonista.
“Leggendo il libro – dichiara Koya Kamura – ho sentito un legame profondo e sfumato con il personaggio principale e con l'universo dell'autrice. Questa chimica si è rafforzata quando ho incontrato Elisa, mentre adattavo questa storia in un'opera intima che riecheggiava la mia storia personale. Provengo da un contesto multiculturale. Mia madre è francese e mio padre giapponese. Spesso orgoglioso, a volte deriso, ho costruito la mia identità nel corso della mia vita attorno a questa ‘originalità’. Mai completamente francese in Francia, certamente non giapponese in Giappone, ho cercato a lungo il mio posto nella società, poiché sentivo il bisogno di essere accettato in entrambi i paesi”.
“Un inverno in Corea” è un’opera delicata, velata di malinconia, che scorre tranquilla tra paesaggi innevati e sentieri su cui risuonano i passi dei due protagonisti. In mezzo discorsi sussurrati, esitazioni e distanze, forse, incolmabili. Tra i temi in evidenza la ricerca di sé, l’assenza ingombrante della figura paterna e il dialogo segnato da mezze verità con la madre. Un racconto esistenziale che si snoda in maniera elegante ma un po’ tortuosa; una narrazione attenta, introspettiva, ma appesantita da un incedere lento che ne disinnesca il pathos. Consigliabile, problematico-poetico, adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Per la programmazione ordinaria.
