A Venezia82, in gara Pietro Marcello con “Duse” e Kaouther ben Hania con “The Voice of Hind Rajab”

giovedì 4 Settembre 2025
Un articolo di: Sergio Perugini

Venezia82, ottavo giorno. Terzo italiano in Concorso: è Pietro Marcello con “Duse”, film-ritratto della celebre diva del teatro negli ultimi anni della sua vita, tra il desiderio di tornare in scena in un’Italia ancora provata dalla Grande Guerra e disorientata dalle sirene del fascismo. Protagonista, in una performance da premio, Valeria Bruni Tedeschi; nel cast anche Noémie Merlant. Il film è stato accolto con grande calore in sala stampa. La Mostra, inoltre, è stata assalita da grandi emozioni per il film “The Voice of Hind Rajab” scritto e diretto dalla tunisina Kaouther ben Hania, il racconto di un disperato tentativo di salvataggio da parte della Mezzaluna Rossa di una bambina Gaza durante il conflitto. Il film segue gli operatori di soccorso, dunque sposa un approccio umanitario, dando conto della tragedia per tutte le vittime in campo, in primis i bambini. Il film è stato coprodotto da una cordata di artisti hollywoodiani tra cui Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Alfonso Cuarón e Jonathan Glazer (“La zona d’interesse”).

“Duse” – Concorso Venezia82

Alla Mostra del Cinema ha partecipato in Concorso nel 2019 con “Martin Eden”, che ha fatto vincere la Coppa Volpi a Luca Marinelli. A distanza di poco più di cinque anni Pietro Marcello ritorna al Lido con un altro titolo di richiamo che fa perno nuovamente su un’interpretazione di grande qualità e spessore. Parliamo del film “Duse”, sulla celebra attrice teatrale Eleonora Duse, che viene (ri)portata in scena da Valeria Bruni Tedeschi, un ruolo che il regista ha pensato e sagomato appositamente per lei. E ha fatto centro. Un ritratto della “divina” del palcoscenico che rifugge il classico biopic e punta a cogliere lo spirito di una grande artista nell’ultima stagione della carriera e della vita. Intorno a lei un’Italia sbandata e confusa, pronta ad arrendersi alla seduzione di Mussolini. Il copione è firmato dallo stesso Marcello insieme a Letizia Russo e Guido Silei. In scena anche Fanni Wrochna, Noémie Merlant e Fausto Russo Alesi. “Duse” è prodotto da Palomar – Gruppo Mediawan con Avventurosa, Rai Cinema, PiperFilm, Ad Vitam Films e Berta Film. Nei cinema dal 18 settembre. La storia. Sul finire della Grande Guerra la diva del teatro italiano ed europeo viene raggiunta da una dura notizia: tutti i suoi averi depositati in una banca tedesca sono scomparsi per il fallimento dell’istituto. Non ha più nulla, e sono dodici anni che si è ritirata dalle scene. Dopo un momento di esitazione, decide allora di riprendere il copione accettando di recitare Henrik Ibsen, “La donna del mare”. Un trionfo. E l’Italia del tempo torna ad acclamarla. A tessere instancabilmente le sue lodi è Gabriele D’Annunzio; anche il fascismo in ascesa prova a “corteggiarla”, ma lei è uno spirito libero, fedele soprattutto al teatro…

“Non volevo realizzare un biopic – sottolinea il regista – ma raccontare l’anima di una donna, un’artista, in un’epoca di grandi sconvolgimenti storici, con la possibilità di indagare temi a me cari: da una parte il ruolo dell’artista di fronte a tragedie come la guerra, la povertà e il dolore; dall’altra, le possibili declinazioni del rapporto tra arte e potere”. Pietro Marcello possiede una grande qualità estetica e narrativa, soprattutto nel racconto del passato in chiave analitica e documentativa. Tra i suoi titoli più noti “La bocca del lupo” (2010), “Martin Eden” (2018) e “Le vele scarlatte” (2022). La sua peculiarità è quella di costruire inquadrature di grande raffinatezza e poesia visiva, cui accosta anche fotogrammi del passato per completezza o associazione malinconica. Un tratto narrativo che ricorre diffusamente anche in “Duse”, dove accanto alle vicende della diva nei suoi ultimi anni di attività inserisce dei quadri documentativi di filmati dell’Italia del tempo, rendendo viva, protagonista, la Storia.Vero perno del racconto è però il ritratto attento, ravvicinato, di Eleonora Duse, teso a esplorarne la dimensione interiore e artistica. Marcello non è interessato a ricostruirne la storia in maniera puntuale, a farne un “santino” teatrale. Vuole cogliere e far rivivere per le nuove generazioni il genio e la fragilità di un’artista, di una donna, esposta all’erosione del tempo, in un’Italia ondivaga e confusa, provata dal Primo conflitto mondiale ma anche dalle sirene seduttive del rampante fascismo. E proprio il fascismo, nella persona di Mussolini, prova ad annette la Duse nel suo firmamento (offrendole un vitalizio). La Duse che ci racconta Marcello è sì una donna in difficoltà, economiche ed esistenziali, ma è anche non incasellabile in giochi di potere. Una diva che esiste in scena e per la scena, ossessionata dal palcoscenico, l’unico amore (insieme a quello per la figlia) capace di riempire le sue giornate e i suoi vuoti interiori.Splendida e convincente la prova di Valeria Bruni Tedeschi, che per il ruolo forza i suoi consueti confini interpretativi per abitare la grandezza della Duse, per renderle omaggio in tutta la sua versatilità e complessità. Nell’insieme, un film elegante e acuto, che brilla soprattutto per una prova che lascia il segno. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

“The Voice of Hind Rajab” – Concorso Venezia82

“Al centro di questo film c’è qualcosa di molto semplice, e molto difficile da affrontare. Non posso accettare un mondo in cui un bambino chiede aiuto e nessuno arriva. Quel dolore, quel fallimento, appartengono a tutti noi. Questa storia non riguarda solo Gaza. Parla di un dolore universale”. Così la regista tunisina Kaouther ben Hania cha traccia bene il perimetro narrativo del suo film “The Voice of Hind Rajab”. L’opera prende le mosse da un drammatico accadimento nel Nord di Gaza nel gennaio 2024. Un film che assume come punto di osservazione gli operatori umanitari della Mezzaluna Rossa e il loro strenuo lavoro di soccorso dei civili. Protagonisti Saja Kilani, Motaz Malhees, Clara Khoury e Amer Hlehel. Il film ha trovato supporto produttivo in molti Premi Oscar hollywoodiani, tra cui Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Alfonso Cuarón e Jonathan Glazer (“La zona d’interesse”). Sarà nei cinema con I Wonder Pictures. La storia. 29 gennaio 2024, nella sede della Mezzaluna Rossa, a decine di chilometri dai territori conflittuali di Gaza giunge una chiamata di soccorso. Una macchina di civili palestinesi è stata colpita; sono tutti morti tranne una bambina di sei anni, Hind Rajab. Gli operatori, sentendo la sua voce flebile e disperata, si attivano subito per richiedere un’ambulanza in zona. Ce ne sarebbe una a soli 8 minuti, ma servono i permessi di accesso per essere sicuri di non venir attaccati. Passano molte ore in attesa del via libera, con i volontari coinvolti in prima persona in un crescendo di disperazione e sconforto…

“Il cinema può preservare un ricordo – ha dichiarato sempre la regista – Il cinema può resistere all’amnesia. Che la voce di Hind Rajab possa essere ascoltata”. Il film “The Voice of Hind Rajab” trova immediata presa nello spettatore perché affronta una drammatica pagina del nostro presente, le crudeltà e atrocità patite dai civili nei conflitti di guerra, da quello israelo-palestinese al fronte ucraino-russo. I bambini sono le prime vittime di questo orrore, privati della loro infanzia, delle loro famiglie e di un’idea di futuro, quando non della stessa vita. La regista Kaouther ben Hania prende posizione per raccontare la vita spezzata di Hind Rajab, una delle tante vittime del conflitto in corso. E per far ciò, con efficacia, usa una duplice soluzione: da un lato il realismo, inequivocabile e implacabile, facendo sentire le vere telefonate della piccola Hind Rajab, dall’altro un grande lavoro di ricostruzione narrativo-scenica del centro della Mezzaluna Rossa, con attori chiamati a (ri)vivere quelle concitate ore. Il film arriva come un’onda d’urto emotiva per lo spettatore, assalito dall’orrore, dal trovarsi – impotente – in prima linea nell’occhio del conflitto, nei panni sia di chi cerca di offrire aiuto tra i molti ostacoli sia di chi lo supplica, con disarmante disperazione. Un film che brucia, fa male, perché percorso dalla voce dell’innocenza, Hind Rajab, che chiedeva solo di essere soccorsa, di poter ritornare a casa, a una vita normale, protetta, quella che spetta a ciascun bambino. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

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