Dentro La Tv: Da (ri)vedere su RaiPlay e Netflix la serie “Gerri”

martedì 29 Luglio 2025
Un articolo di: Sergio Perugini

Rai-Netflix. Interessante connessione tra Rai e Netflix. Un nutrito numero di serie Tv targate Rai Fiction è disponibile nelle library del colosso streaming, vetrina di visibilità internazionale. Un’intesa dovuta anche alla guida di Netflix Italia da parte di Tinny Andreatta, vicepresidente per i contenuti italiani e per lungo tempo direttrice del comparto fiction del servizio pubblico. E proprio da questo sodalizio sono nati dei fenomeni di successo, su tutti “Mare Fuori”: programmata tiepidamente su Rai Due, la serie ha trovato un’ampia popolarità proprio grazie a Netflix, attivando poi un successo di ritorno sui canali Rai. Tra gli altri titoli (ad esempio “Un professore” e “Cuori”) è da richiamare il crime-poliziesco esistenziale “Gerri”, serie diretta da Giuseppe Bonito e prodotta da Cattleya – ITV Studios e Rai Fiction. Protagonisti Giulio Beranek e Valentina Romani, con Fabrizio Ferracane, Roberta Caronia, Irene Ferri, Carlotta Natoli e Massimo Wertmüller. I quattro episodi di “Gerri”, messi in onda su Rai Uno a maggio, sono dalla metà di giugno 2025 su Netflix. All’estero, la serie è stata venduta in numerosi Paesi, tra cui Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e America Latina.

La storia. Puglia, oggi. Gerri è un ispettore di polizia trentacinquenne, con origini rom e cresciuto in una casa-famiglia. Il suo passato nebuloso è il suo tallone d’Achille, rendendolo molto permeabile alle emozioni anche in ambito professionale. In Questura è supportato dal suo superiore Marinetti, mentre è palesemente contro di lui il capo della Mobile, Santeramo. A dare filo da torcere a Gerri è anche la nuova collega Lea Coen, vice-ispettrice romana da poco in terra pugliese…

Pros&Cons. “Quando ho letto le sceneggiature di ‘Gerri’ ho aderito al progetto con grande entusiasmo perché mi consentiva di proseguire anche nella serialità l’indagine su alcuni temi affrontati nei film che ho precedentemente realizzato: i legami problematici tra genitori e figli, il bisogno degli altri, la ricerca delle proprie radici, la conoscenza e l’accettazione di sé”. Così il regista Giuseppe Bonito (suoi “Figli” del 2020 e “L’arminuta” del 2021), presentando la serie “Gerri”, che nasce dai romanzi di Giorgia Lepore (Edizioni E/O), adattati sullo schermo da Donatella Diamanti e Sofia Assirelli. La particolarità della serie risiede nella caratterizzazione del personaggio dell’ispettore trentacinquenne dal fascino luminoso e livido, segnato da un passato difficile, dall’abbandono della madre rom e dalla crescita all’interno di una struttura di accoglienza. Gerri si interroga continuamente sul suo passato, sulle motivazioni di quell’abbandono, una vulnerabilità che diventa sensibilità e testardaggine in ambito investigativo: Gerri non giudica, ma cerca di capire, di andare oltre la superficie delle cose. Un lato caratteriale notevole, che però va in conflitto con la sua armatura sociale: sfuggente nei rapporti, soprattutto nelle relazioni sentimentali, non si fa avvicinare (apparentemente) da nessuno. Nell’insieme, la serie funziona e gira agile, un poliziesco-crime che corre sia su tonalità noir ma anche su sentieri di umorismo sottile. Bene l’impianto del racconto e lo svolgimento, tra dinamiche investigative e lampi introspettivi. Serie complessa, problematica, per dibattiti.

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