Dentro la Tv: Su Netflix dal 17 luglio “La vita da grandi”, su Sky “Flaminia”

lunedì 14 Luglio 2025
Un articolo di: Sergio Perugini

“La vita da grandi”. Uno dei titoli italiani più apprezzati della primavera 2025, vincitore di due Nastri d’argento, dal 17 luglio è su Netflix. È “La vita da grandi”, opera prima di Greta Scarano, ispirata alla storia dei fratelli Margherita e Damiano Tercon, interpretati da Matilda De Angelis e Yuri Tuci. Il film mette a tema il legame tra fratelli e l’autismo in una commedia brillante puntellata da lampi di realismo drammatico. La storia. Roma oggi, Irene è una giovane donna sulla trentina che lavora nel campo della comunicazione; un giorno la madre le chiede di tornare a Rimini per occuparsi del fratello Omar, quarantenne con autismo. I due si ritrovano così a passare del tempo insieme, provando a (ri)costruire un rapporto…

“Un film sull’autismo, ma che va oltre l’autismo”. Così la regista Scarano, che firma anche il copione con Sofia Assirelli e Tieta Madia. L’autrice si tiene ben lontana da inutili stereotipi o macchiette comico-pietistiche. Usa la commedia gentile per raccontare la realtà, il quotidiano familiare: alterna con disinvoltura la prospettiva dei due fratelli, cerando di fare emergere punti di vista ed esigenze di entrambi. In primis di Omar, che è consapevole della sua condizione, ma non accetta di vivere una vita in sottrazione; vuole lavorare, essere libero di uscire, di cantare e sì anche di potersi innamorare. Il suo autismo esiste, ma non deve essere una barriera che separa dagli altri, dalla vita. E poi c’è Irene, che disattende puntualmente le richieste della madre che la vorrebbe più disciplinata nell’occuparsi del fratello, più organizzata davanti alla prospettiva sul “dopo di noi”. Irene invece è infastidita da tutta questa “soffocante” protezione nei confronti del fratello, che vorrebbe più libero e felice. “La vita da grandi” è una commedia riuscita e coinvolgente che si muove con grazia su un tema delicato, tra colpi di ironia e sguardi rispettosi. Un film arioso, che conquista per profondità e leggerezza. Consigliabile, brillante, per dibattiti.

“Flaminia”. È uscito al cinema nella primavera 2024, guadagnando subito attenzione e riconoscimenti (Ciak d’oro miglior esordio alla regia), diventando poi un titolo apprezzato del catalogo Sky-Now. È “Flaminia”, opera prima dell’attrice-stand up comedian Michela Giraud, che ha messo in racconto con la sua consueta cifra ironico-irriverente il rapporto tra sorelle, l’autismo, la dimensione familiare e la società altoborghese di Roma. Interpretato dalla stessa Giraud con Rita Abela, Edoardo Purgatori e Antonello Fassari, “Flaminia” si maschera all’inizio di una comicità frizzante per sorprendere poi lo spettatore con uno sguardo realistico-drammatico.

La storia. Roma Nord, Flaminia è una trentenne realizzata, tra carriera universitaria e un imminente matrimonio altolocato; il quadro “perfetto” traballa quando fa ritorno in casa la sorella maggiore Ludovica, con disturbo dello spettro autistico. Sulle prime c’è chiusura e incomprensione, poi riaffiorano sentimenti inespressi e un desiderio di verità… “Un film che ho voluto fortemente”. La Giraud ha messo in racconto la propria esperienza familiare, il legame con la sorella, in un film che sa essere pop, colorato ed esilarante, ma al contempo anche acuto e commovente. La regista ha valorizzato la sua vis ironico-pungente per demolire diffusi stereotipi sociali, in particolare sul tema della disabilità mentale. Consigliabile, brillante, per dibattiti.

La vita da grandi

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