40 secondi

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Amore-Sentimenti, Bullismo, Cronaca, Droga, Educazione, Emarginazione, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Giovani, Giustizia, Politica-Società, Rapporto tra culture, Scuola, Violenza
Genere
Drammatico
Regia
Vincenzo Alfieri
Durata
120'
Anno di uscita
2025
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
40 secondi
Distribuzione
Eagle Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Vincenzo Alfieri, Giuseppe G. Stasi. Tratto dall'omonimo romanzo di Federica Angeli
Fotografia
Andrea Reitano
Musiche
Alessandro Bencini
Montaggio
Vincenzo Alfieri
Produzione
Eagle Pictures

Interpreti e ruoli

Justin De Vivo (Willy), Francesco Gheghi (Maurizio), Luca Petrini (Lorenzo), Giordano Giansanti (Federico), Francesco Di Leva (Ludovico), Enrico Borello (Cosimo), Beatrice Puccilli (Michelle), Daniele Cartocci (Cristian), Massimo Carotenuto (Sebastiano), Daniele Valle (Alessandro), Manuel Venanzi (Simone), Carmine Alfano (Ginetto), Sergio Rubini (Il prof), Angela Spencer (Jacqueline - madre di Willy), Demetra Avincola (Luana), Maurizio Lombardi . (Chef Tocai)

Soggetto

Colleferro, 2020. Un’uscita tra amici, una serata in discoteca, diventa la vertigine che fagocita le vite di un gruppo di ventenni irreparabilmente. In primis per Willy, giovane diplomato all’alberghiero e con il sogno di diventare chef. Il suo sorriso, i suoi progetti di vita, orgoglio per la madre immigrata, vengono spezzati perché si trova nel posto e nel momento sbagliato. Per calmare un amico, finito dentro a una rissa per un apprezzamento a una ragazza, Willy viene preso violentemente a pugni da due fratelli pugili, terrore della comunità locale…

Valutazione Pastorale

Un dramma atroce, un fatto di cronaca che brucia ancora a distanza di cinque anni da quel fosco 6 settembre 2020, in piena tempesta Covid-19. Il ventunenne Willy Monteiro Duarte, italiano di origini capoverdiane, per sedare un conflitto fuori da un locale a Colleferro, vicino Roma, è vittima di una feroce aggressione, etichettabile come cinica e casuale banalità del male. L’opinione pubblica è scossa da quei fatti, e il presidente Sergio Mattarella ha riconosciuto al ragazzo la medaglia per il valore civile. Ora quel tragico evento viene ricordato nel film di Vincenzo Alfieri, “40 secondi”, scritto dallo stesso regista insieme a Giuseppe G. Stasi, prendendo le mosse dal libro-inchiesta di Federica Angeli. Protagonisti Justin De Vivo, Francesco Gheghi, Enrico Borello, Francesco Di Leva, Beatrice Puccilli, Giordano Giansanti, Luca Petrini, Maurizio Lombardi e Sergio Rubini. Prodotto e distribuito da Eagle Pictures, il film è nelle sale dal 19 novembre 2025.
La storia. Colleferro, 2020. Un’uscita tra amici, una serata in discoteca, diventa la vertigine che fagocita le vite di un gruppo di ventenni irreparabilmente. In primis per Willy, giovane diplomato all’alberghiero e con il sogno di diventare chef. Il suo sorriso, i suoi progetti di vita, orgoglio per la madre immigrata, vengono spezzati perché si trova nel posto e nel momento sbagliato. Per calmare un amico, finito dentro a una rissa per un apprezzamento a una ragazza, Willy viene preso violentemente a pugni da due fratelli pugili, terrore della comunità locale…
“Non capivo cosa mi potesse spingere – ha dichiarato il regista – quale sarebbe stato il mio punto di vista. In qualche modo sembrava essere una storia (…) di cui le persone sapevano già tutto. E non potevo essere più in errore. Quando ho letto il libro di Federica Angeli ho avuto un’epifania, subito nelle prime pagine la scrittrice si pone un interrogativo: Willy e i suoi assassini come avranno cominciato la giornata che li ha portati alla loro fine? (…) Perché questa storia parla soprattutto di ragazzi qualunque. Non è una storia criminale, ma di dolore. Una storia di persone come tutti noi”. Il regista perimetra il suo racconto, traccia i confini di una storia divenuta un impietoso fatto di cronaca nera, dove non c’è speranza ma solo dolore e degrado. Alfieri esplora le ultime 24 ore dei principali soggetti in campo, vittime e carnefici, sfumandone però i contorni. I personaggi non sono raccontati con prospettive polarizzate, secondo la logica bene-male; identifica sì i responsabili di tali atrocità, della morte di un innocente, Willy Monteiro Duarte, ma cerca anche di indagare la genesi del male, le radici dell’odio. E qui il regista allarga lo sguardo e puntare il dito su uno sfondo sociale compromesso, degradato, che contamina tutto e tutti. Un non-luogo dove le agenzie educative hanno fallito, abdicato al loro ruolo, e dove lo Stato sembra battere in ritirata. Insomma, un mondo di vinti, dove il male trova facile spazio di manovra. La linea di racconto e di regia di Vincenzo Alfieri funzionano, risultano efficaci, procedendo con un passo asciutto, controllato, anche se qua e là sembrano sfuggire di mano anche soluzioni enfatiche, patinate, che sovraccaricano un po’ l’andamento del racconto. Nell’insieme un’opera che punta sia a ricordare la figura di Willy Monteiro Duarte sia a denunciare i contesti in cui queste tragedie dilagano, e rischiano di ripetersi. Complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

In programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito.

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