
Orig.: Italia (2009) - Sogg. e scenegg.: Gabriele Muccino - Fotogr.(Scope/a colori): Arnaldo Catinari - Mus.: Paolo Buonvino - Montagg.: Claudio Di Mauro - Dur.: 140' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con Mars Film e Medusa.
Interpreti e ruoli
Stefano Accorsi (Carlo), Vittoria Puccini (Giulia), Pierfrancesco Favino (Marco), Claudio Santamaria (Paolo), Giorgio Pasotti (Adriano), Marco Cocci (Alberto), Sabrina Impacciatore (Livia), Daniela Piazza (Veronica), Primo Reggiani (Lorenzo), Francesca Valtorta (Anna), Adriano Giannini (Simone), Valeria Bruni Tedeschi (Adele)
Soggetto
Adriano esce dopo due anni dal carcere e il suo ritorno a Roma é l'occasione per ritrovarsi tutti insieme con Carlo, Marco, Paolo, Alberto. Così i problemi sentimentali del gruppo tornano a intrecciarsi. Carlo e Giulia si sono lasciati ma sono ancora innamorati. Marco, che non riesce ad avere figli, sospetta della moglie Veronica. Paolo ha una relazione con Livia, ex moglie di Adriano, ma resta molto instabile di carattere. Alberto no ha smesso di sognare nuovi, grandi viaggi. Tra alti e bassi, verità e menzogne, l'unico a non reggere é Paolo, che infine si suicida. Al suo funerale, molta commmozione ma anche la voglia di ricominciare.
Valutazione Pastorale
I cinque ragazzi de "L'ultimo bacio" sono ora più che quarantenni e certo non stanno molto meglio di prima. Il problema non è il lavoro (né la posizione sociale) ma il (non) controllo della vita sentimentale. Qui c'è una generazione che, ubriacatasi di utopie, deve fare i conti con la propria incapacità di essere 'normale'. Questo è quanto si evince dallo sguardo che Muccino getta sui suoi coetanei: incerti, impauriti, indecisi quando si entra nel territorio degli affetti veri. Allora non si sa più distinguere tra giusto e sbagliato, tra vero e falso, tra valore e disvalore. Questa difficile materia é affrontata dal regista con molto coinvolgimento ma, forse, con troppa enfasi. In effetti l'eccessiva dilatazione narrativa (140') ingenera non pochi passaggi che sanno di ripetizione, appesantendo la fluidità del tono. Molti pianti, troppe grida, qualche personaggio 'costruito' (Adele): serviva più asciuttezza, mentre il suicidio finale resta in bilico su una conclusione che non c'é (che non si vuole trarre). Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile sotto il profilo della visione d'insieme, segnalando tuttavia una certa superficialità rispetto alle problematiche affrontate.
Utilizzazione
Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, tenendo presente quanto accennato sopra circa gli argomenti importanti presenti nella trama (la generazione in esame, la famiglia, i figli, il lavoro...).