Presentato alla 20aFesta del Cinema di Roma
Interpreti e ruoli
Valerio Mastandrea (Adriano Sereni), Galatea Bellugi (Matilde Guelfi Camajani), Ilaria Spada (Letizia), Anna Ferraioli Ravel (Avv. Pesaresi), Valeria Bruni Tedeschi (Giuliana Marziali)
Soggetto
Toscana oggi. In una località diroccata, una ex tenuta nota come Villa Guelfi, l’avv. Adriano Sereni ha preso un locale in affitto ricavato dalle ex scuderie della proprietà. Vuole stare da solo, lontano da tutti. Ha abbandonato su due piedi il suo prestigioso studio legale, gettando associati e dipendenti nel panico. Adriano sta scappando dai suoi demoni interiori, dal dolore per la perdita della figlia adolescente, morta in circostanze sospette. Di quella morte è accusato proprio lui: gli fa causa la ex moglie, e anche il figlio minore lo considera responsabile. Quella che appare come una storia di sconfitta e autodistruzione, cambia verso quando un allegro gruppo di viticoltori-ecologisti occupa la Villa e prova a rimetterla in sesto. A guidarli la ribelle Matilde Guelfi, erede del casato decaduto…
Valutazione Pastorale
Un dramma intimo, quasi un giallo dell’anima. È “Cinque secondi”, nuova regia di Paolo Virzì, in anteprima alla 20aFesta del Cinema di Roma e in sala dal 30 ottobre 2025 targato Vision Distribution, Greenboo Production, Indiana Production e Motorino Amaranto. Protagonisti Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Ilaria Spada, Galatea Bellugi, Anna Ferraioli Ravel.
La storia. Toscana oggi. In una località diroccata, una ex tenuta nota come Villa Guelfi, l’avv. Adriano Sereni ha preso un locale in affitto ricavato dalle ex scuderie della proprietà. Vuole stare da solo, lontano da tutti. Ha abbandonato su due piedi il suo prestigioso studio legale, gettando associati e dipendenti nel panico. Adriano sta scappando dai suoi demoni interiori, dal dolore per la perdita della figlia adolescente, morta in circostanze sospette. Di quella morte è accusato proprio lui: gli fa causa la ex moglie, e anche il figlio minore lo considera responsabile. Quella che appare come una storia di sconfitta e autodistruzione, cambia verso quando un allegro gruppo di viticoltori-ecologisti occupa la Villa e prova a rimetterla in sesto. A guidarli la ribelle Matilde Guelfi, erede del casato decaduto…
“Un film sulla morte e sulla vita – racconta l’autore – su come anche il dolore possa generare tenerezza e protezione. Adriano sembra cercare ostinatamente una solitudine che è disturbata dall’arrivo di una comunità di ragazze e ragazzi. Tra loro Matilde, che è incinta ma non sembra importarle se il nascituro abbia un padre. Il tema del padre e della paternità (…) anima il duello tra Adriano e Matilde. Il reciproco fastidio diventa alleanza, una tutela per lei, forse una rinascita per lui”.
Virzì dirige una storia misteriosa e dolorosa. Insieme a Francesco Bruni e Carlo Virzì firma un copione che sulle prime risulta avvolto da nebbia, da enigmatiche inquietudini e fratture dell’anima. Il protagonista è un padre “fallito”, mutilato, che ha perso la figlia maggiore in un incidente e alla fine il minore, per l’incapacità di saper custodirne dialogo e ascolto. Adriano rifiuta la sua professione, gli agi in cui è sempre vissuto, rintanandosi ai confini di un bosco abitato da decadenza e solitudine. L’imponente Villa Guelfi, un tempo rigogliosa, appare in rovina proprio come lui. Un giorno, però, un gruppo di giovani prova a rianimarla, a ravvivarne il vigneto; e la rinascita di quei tralci e grappoli sembra richiamare metaforicamente il percorso di riscatto dell’uomo, che a contatto con loro, con l’impavida Matilde, riscopre colore, umanità e desiderio di domani. Oltre a questa parabola di caduta e riscatto, che rende il film di certo valido, l’opera di Virzì mette a tema anche altro. Nel raccontare la vicenda dell’uomo allarga il campo al suo dramma familiare, al processo in cui è coinvolto: Adriano è accusato di aver esposto in maniera sconsiderata sua figlia, malata di Sla, a un rischio divenuto fatale. E qui il film diventa uno spinoso court-room drama, dove lo spettatore lungo le fasi processuali scandaglia ricordi e rimossi dell’uomo. Virzì percorre questo sentiero con astuzia, sfumandone i contorni e consegnando un dubbio bruciante allo spettatore. Una soluzione accorta ma al contempo anche “scivolosa”, che potrebbe implicare scelte (e temi) sfidanti, di certo non condivisibili. Al di là di ciò, “Cinque secondi” è un’opera adeguatamente strutturata e fumosa, sorretta dall’interpretazione puntuale e vibrante di Valerio Mastandrea. Complesso, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Per i temi in campo, il film richiede un pubblico adulto e adolescenti accompagnati.
