
In Concorso all'81a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2024)
Interpreti e ruoli
Pietro Castellitto (Riccardo Schicchi), Barbara Ronchi (Debora), Denise Capezza (Moana Pozzi), Tesa Litvan (Éva Henegr), Lidja Kordić (Ilona Staller), Davide Iachini (Massimiliano), Marco Iermanò (Valentino)
Soggetto
Roma, anni ’80-’90, Riccardo Schicchi intuisce il cambiamento sociale in atto e forza la mano proponendo una cultura del porno tra spettacoli dal vivo e film. Fonda la casa di produzione Diva Futura e coinvolge come attrici Ilona Staller, Moana Pozzi ed Éva Henger. Le star del porno fanno breccia tra giornali e programmi Tv, arrivando persino nelle reti Rai e Mediaset, come pure in Parlamento. A raccontare quegli anni turbinosi e amari è Debora, la segretaria di Schicchi…
Valutazione Pastorale
Giulia Louise Steigerwalt, vincitrice del David di Donatello come miglior regista esordiente nel 2023 con “Settembre”, ha partecipato in Concorso all’81a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2024) con la sua opera seconda, “Diva Futura”, viaggio socio-culturale nell’Italia degli anni ’80-’90 che si scopre “abbagliata” dalla pornografia cinematografica. Il film racconta la figura del regista Riccardo Schicchi e della sua casa di produzione Diva Futura. Protagonisti Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan e Lidija Kordić.
La storia. Roma, anni ’80-’90, Riccardo Schicchi intuisce il cambiamento sociale in atto e forza la mano proponendo una cultura del porno tra spettacoli dal vivo e film. Fonda la casa di produzione Diva Futura e coinvolge come attrici Ilona Staller, Moana Pozzi ed Éva Henger. Le star del porno fanno breccia tra giornali e programmi Tv, arrivando persino nelle reti Rai e Mediaset, come pure in Parlamento. A raccontare quegli anni turbinosi e amari è Debora, la segretaria di Schicchi…
“Un ritratto imparziale – sottolinea la regista – il racconto della parabola tragica di un gruppo di personaggi che, se per certi versi si sono battuti per la libertà, paradossalmente hanno poi contribuito con il loro lavoro a normalizzare qualcosa che va contro la libertà della donna stessa, ovvero la mercificazione del corpo femminile”.
Dopo il brillante e acuto “Settembre”, la Steigerwalt si confronta con la seconda regia alzando la posta: provare a cogliere un cambiamento socio-culturale del Paese, lo sbandamento per la pornografia audiovisiva (ricostruito anche dallo storico Peppino Ortoleva nel volume “Il secolo dei media. Riti, abitudini, mitologie, Il saggiatore, Milano 2009), raccontando i suoi protagonisti. È come se volesse dare un volto e un’anima a quell’industria a luci rosse, fatta non solo di una fisicità mercificata, ma anche di persone con sogni, desideri e tante fragilità.
La regista muove la macchina da presa senza avanzare giudizi, cercando di allargare il campo dello sguardo e di cogliere genesi e dimensione di un fenomeno divenuto di massa. Il racconto parte con toni pop e ironici, ma piano piano si avvita in una vertigine di amarezza e solitudine, mostrando tutte le contraddizioni e miserie di un mondo che non offre felicità o salvezza, ma solo fugace fama e tanta degradazione. Una scommessa di regia e scrittura coraggiosa, per un tema scivoloso. Complesso, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Per i temi in campo, il film richiede un pubblico adulto.