
Il film ha vinto il premio internazionale cattolico Signis all'82 Mostra internazionale d'arte cinematografica La biennale di Venezia.
Interpreti e ruoli
Barbara Ronchi (Elisa), Roschdy Zem (Alaoui), Diego Ribon (Padre), Valeria Golino (Laura), Hippolyte Girardot (Direttore), Monica Codena (Madre), Giorgio Montanini (Radice), Roberta Da Soller (Katia), Marco Brinzi (Franck)
Soggetto
Svizzera oggi, Elisa è una donna di trentacinque anni, detenuta da ormai da dieci anni. La condanna è pesante: ha ucciso e bruciato il cadavere della sorella. Elisa però non ricorda, afferma di avere un’amnesia. Al suo fianco è rimasto solo il padre, che le fa visita due volte a settimana. Un giorno Elisa accetta i colloqui con il criminologo Alaoui, che sta facendo delle ricerche. Dagli incontri emerge un dialogo franco, sempre più profondo, che porta Elisa progressivamente a intraprendere un faccia a faccia con se stessa, con le proprie colpe…
Valutazione Pastorale
“Elisa” di Leonardo Di Costanzo, intenso dramma psicologico che prende le mosse da una storia vera, dal libro “Io volevo ucciderla” di Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali. È il ritratto di una donna neanche quarantenne detenuta in carcere con l’accusa di omicidio, quello della propria sorella. Uno scandagliare l’animo, i tornanti interiori, in cerca di tracce di corruzione del male ma anche di slanci di vita che la spingono a intraprendere un graduale percorso di comprensione ed espiazione. Un film che riafferma con forza l’idea di un cambiamento possibile. Dramma vibrante che poggia sull’interpretazione puntuale, eccellente, di Barbara Ronchi, affiancata da Roschdy Zem, Diego Ribon e Valeria Golino. Il copione è firmato dallo stesso Di Costanzo con Bruno Oliviero e Valia Santella. Il film, prodotto da Tempesta e Rai Cinema, è nelle sale dal 5 settembre.
La storia. Svizzera oggi, Elisa è una donna di trentacinque anni, detenuta da ormai da dieci anni in carcere. La condanna è pesante: ha ucciso e bruciato il cadavere della sorella. Elisa però non ricorda, afferma di avere un’amnesia. Al suo fianco è rimasto solo il padre, che le fa visita due volte a settimana. Un giorno Elisa accetta i colloqui con il criminologo Alaoui, che sta facendo delle ricerche. Dagli incontri emerge un dialogo franco, sempre più profondo, che porta Elisa progressivamente a intraprendere un faccia a faccia con se stessa, con le proprie colpe…
“L’idea del film – sottolinea il regista – è nata durante la scrittura e la realizzazione di ‘Ariaferma’, il mio film precedente, e, in un certo senso, ne rappresenta una continuazione. Se ‘Ariaferma’ era un film sulle relazioni in carcere, lasciando fuori campo i crimini commessi dai detenuti, ‘Elisa’ è invece la storia di un percorso interiore, quello di una donna che ha compiuto un atto di estrema violenza”.
Per la prima volta in Concorso, Di Costanzo (tra i suoi titoli “L'intervallo” del 2012 e “Ariaferma” del 2021) si presenta con questo film di grande densità tematica, realizzato con una regia solida e accurata, attenta a cogliere le sfumature interiori della protagonista, di tutti i personaggi in campo. “Elisa” affronta il difficile percorso di risalita di chi è precipitato nella vertigine del male, compiendo uno dei reati più atroci: l’omicidio, l’omicidio di un proprio familiare. Il film, con grande controllo, comincia con il diradare la nebbia che avvolge la figura di Elisa, mettendo a fuoco fatti e motivi che hanno instillato in lei il raptus violento. Il film procede sì con passo analitico, ma accorto, lontano dai confini del giallo-crime.
Di Costanzo tratteggia un viaggio esistenziale che esplora molte tonalità, dai colori più foschi agli slanci di tenerezza che aprono a un possibile cambiamento, ad accettare di potersi rimettere in partita con la vita, con la società. A ben vedere, in “Elisa” si possono riscontrare persino tracce di un simbolismo religioso: è il ladrone sulla Croce che all’ultimo si aggrappa alla salvezza, alla possibilità di liberarsi dal male.
Oltre alla regia di Leonardo Di Costanzo, a imprimere pathos al racconto è il lavoro interpretativo della Ronchi, che abita il dramma di Elisa con attenzione e meticolosità, senza scivolare in toni scontati o melodrammatici. Un film doloroso, acuto, che offre suggestioni di senso, soprattutto in chiave cristiana. Ed è per questo che la giuria del Premio cattolico Signis gli ha attribuito il proprio riconoscimento. Complesso, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
In programmazione ordinaria. In presenza di adolescenti è bene prevedere l'accompagnamento di adulti ed educatori che aiutino ad approfondire le complesse tematiche in campo.