In Concorso all'82a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2025), ha vinto il Leone d'oro
Interpreti e ruoli
Tom Waits (Padre), Adam Driver (Jeff), Mayim Bialik (Emily), Charlotte Rampling (Madre), Cate Blanchett (Timothea), Vicky Krieps (Lilith), Indya Moore (Skye), Luka Sabbat (Billy)
Soggetto
“Father”: Nord-Est degli Stati Uniti, il dialogo tra superficialità, denaro e omissioni tra un anziano padre, apparentemente ammaccato, e i suoi due figli quarantenni in carriera. “Mother”: Dublino, un’anziana scrittrice aspetta le sue due figlie trentenni per il consueto tea annuale, un pomeriggio però che va via tra elegante ritualità vuota e incapacità comunicative. “Sister Brother”: a Parigi due gemelli sulla trentina tornano nell’appartamento di famiglia dopo la morte dei genitori…
Valutazione Pastorale
Un autore dallo stile visivo apprezzato e riconoscibile. Cult. È lo statunitense Jim Jarmusch, suoi “Coffee and Cigarettes” (2003), “Broken Flowers” (2005) e “Paterson” (2016). Si è presentato in gara all’82a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2025) con un film a episodi, “Father Mother Sister Brother”, e ha conquistato la giuria presieduta da Alexander Payne, che lo ha incoronato con il Leone d’oro. Tre quadri familiari che esplorano silenzi, omissioni e bugie (più o meno bianche) tra le pareti di casa, tra genitori e figli. Protagonisti Adam Driver, Tom Waits, Charlotte Rampling, Cate Blanchett e Vicky Krieps. Il film è nelle sale italiane con Lucky Red dal 18 dicembre.
La storia. “Father”: Nord-Est degli Stati Uniti, il dialogo tra superficialità, denaro e omissioni tra un anziano padre, apparentemente ammaccato, e i suoi due figli quarantenni in carriera. “Mother”: Dublino, un’anziana scrittrice aspetta le sue due figlie trentenni per il consueto tea annuale, un pomeriggio però che va via tra elegante ritualità vuota e incapacità comunicative. “Sister Brother”: a Parigi due gemelli sulla trentina tornano nell’appartamento di famiglia dopo la morte dei genitori…
“Una sorta di anti-film d’azione, il cui stile discreto e pacato è attentamente costruito per consentire l’accumularsi di piccoli dettagli, quasi come fiori disposti con cura in tre delicate composizioni”. Così il regista Jim Jarmusch, che dà il senso di un film che si presenta come una sequenza di polaroid familiari, dove al di là della tenerezza si annidano segreti, silenzi, incapacità di abitare i rapporti con autenticità. Una incomunicabilità dettata dalla paura del giudizio o forse dal timore di arrecare delusioni.
I primi due episodi incedono con il passo dell’umorismo puntellato da ironia pungente, in un faccia a faccia tra genitori e figli adulti incapaci di trovare un dialogo sincero, profondo, perdendosi tra imbarazzi, espressioni di cortesia e superficialità diffusa. In tutti manca il coraggio della verità. Le note che potrebbero toccare corde drammatiche virano subito verso il sarcastico secondo la partitura narrativa stabilita dal regista. La terza storia, il confronto tra due gemelli in lutto per la perdita dei genitori, assume invece note più introspettive e malinconiche. È il riavvolgere il nastro dei ricordi, richiamando le dolci stramberie dei genitori ma più in generale il tempo leggero e protetto dell’infanzia che ormai non c’è più.
Nell’insieme “Father Mother Sister Brother” è un film che si apprezza per lo stile ricercato dell’autore e le performance attoriali; qua e là alcune belle intuizioni nei dialoghi e nella messa in scena. C’è da dire però che l’opera sconta un’eccessiva attenzione formale a discapito di un approfondimento tematico-narrativo che finisce per latitare. Un film che affascina, ma rischia di non lasciare traccia perché fluttuante in superficie. Un Leone d’oro che premia l’autore più che la vis narrativa dell’opera. Consigliabile-complesso, problematico, adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Per i temi in campo, il film si direzione a un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati.
