Il bambino di cristallo

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Alcolismo, Amicizia, Amore-Sentimenti, Bambini, Bullismo, Disabilità, Educazione, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Malattia, Matrimonio - coppia, Scuola
Genere
Drammatico
Regia
Jon Gunn
Durata
109'
Anno di uscita
2025
Nazionalità
Usa
Titolo Originale
Unbreakable Boy
Distribuzione
Notorius Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Jon Gunn. Basato sul libro autobiografico "The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s Courage, and a Story of Unconditional Love" di Scott Michael LeRette
Fotografia
Kristopher Kimlin
Musiche
Pancho Burgos-Goizueta
Montaggio
Parker Adams
Produzione
Kingdom Story Company, Lionsgate

Interpreti e ruoli

Zachary Levi (Scott), Meghann Fahy (Theresa), Jacob Laval (Austin), Gavin Warren (Logan), Drew Powell (Joe), Patricia Heaton (Marcia), Todd Terry (Dick)

Soggetto

Austin ha più fratture che anni: 13 contro 27. È affetto da osteogenesi imperfetta, una malattia genetica caraterizzatata da un'estrema fragilità delle ossa. Ed è autistico. Una forma di autismo che lo rende logorroico e ipercinetico. La sua famiglia – il padre Scott, la madre Theresa (anche lei affetta da osteogenesi) e il fratello minore Logan (che non ha ereditato alcuna patologia genetica) – fatica a gestirlo. Il punto di rottura arriva quando il padre, precipitato nel vortice dell’alcolismo, finisce con l’auto contro un albero, con i due figli a bordo.

Valutazione Pastorale

“Il bambino di cristallo”, diretto da Jon Gunn, s’inserisce a pieno titolo nel nuovo modo di raccontare la disabilità: più ricco di sfumature, attento a mostrare le possibilità più che i limiti, ma, soprattutto, a rendere le persone con disabilità protagoniste. La storia. Austin, affettuosamente chiamato Ace Man, ha più fratture che anni: 13 contro 27. È affetto da osteogenesi imperfetta, una malattia genetica caraterizzata da un'estrema fragilità delle ossa. Ed è autistico. Una forma di autismo che lo rende logorroico e ipercinetico. La sua famiglia – il padre Scott, la madre Theresa (anche lei affetta da osteogenesi) e il fratello minore Logan (che non ha ereditato alcuna patologia genetica) – lo ama senza riserve, ma fatica a gestirlo. Il punto di rottura arriva quando il padre, precipitato nel vortice dell’alcolismo, finisce con l’auto contro un albero con i due figli a bordo. Theresa lo mette di fronte alle sue responsabilità e gli chiede di andarsene, ma quello che potrebbe segnare la fine di tutto, diventa invece il primo passo per uscire dal buco nero nel quale Scott è caduto: un percorso che lo porterà a riprendersi la vita, ritrovando il suo posto nel mondo e in famiglia.
Ispirato alla storia vera di Scott e Theresa LeRette, il film affronta il tema della disabilità con sguardo attento, realistico, ma anche positivo, aperto alla speranza. Non nasconde le difficoltà reali e l’impreparazione dei componenti della famiglia ad affrontarle, ma Austin non è un problema, piuttosto un’occasione di crescita per i suoi. Per Scott, che non è ancora riuscito a liberarsi dell’amico immaginario dell’infanzia, Joe, a cui confida i suoi sentimenti e pensieri, mettendo di fatto in secondo piano Theresa. Moglie e madre a tempo pieno, la donna vive con un certo senso di colpa la malattia del figlio (è lei che gliel’ha trasmessa) e con non poca apprensione i momenti in cui deve allontanarsene, momenti peraltro che lui vive in tutta tranquillità. Non per questo, però, trascura Logan. È interessante notare come le dinamiche tra i due fratelli siano del tutto positive, serene, caratterizzate da grande affetto e complicità. Logan è sempre accanto ad Austin, anche a scuola (frequentano lo stesso istituto, in classi diverse), lo protegge, senza soffocarlo e, cosa assolutamente non scontata, senza mai provare imbarazzo o vergogna (“È difficile essere mio fratello?” - “È un onore essere tuo fratello”).
Con una felice scelta, il regista affida il racconto di questo inestricabile mix di piccole gioie quotidiane e momenti difficili, ad Austin: è lui che, con l’espediente della voce “fuori campo”, si presenta allo spettatore, cominciando dall’inizio, anzi, da un po’ prima, cioè dal momento in cui i suoi genitori si sono incontrati. Anno dopo anno, Ace Man, contando le sue fratture (quelle delle ossa), condivide con lo spettatore la nascita del fratello, le visite ai nonni, la diagnosi di autismo, la scuola, i compagni e gli effetti collaterali dei farmaci. E lo fa con tutta la forza della sua incontenibile energia e del suo ottimismo. Ottimo il cast: Zachary Levi (“Shazam!); Meghann Fahy (“The White Lotus”) e i talentuosi giovanissimi Jacob Laval e Gavin Warren. Basato sul libro autobiografico "The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s Courage, and a Story of Unconditional Love" di Scott Michael LeRette, “Il bambino di cristallo” è consigliabile, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito.

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