Il Conte di Montecristo

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Amore-Sentimenti, Avventura, Carcere, Denaro, Dolore, Famiglia, Giustizia, Letteratura, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Potere
Genere
Avventura, Drammatico
Regia
Bille August
Durata
Miniserie da 8 episodi, da 50'
Anno di uscita
2025
Nazionalità
Francia, Italia
Titolo Originale
The Count of Monte Cristo
Distribuzione
Rai - RaiPlay
Soggetto e Sceneggiatura
Dal romanzo omonimo di Alexandre Dumas, sceneggiatura di Sandro Petraglia, Lorenzo Bagnatori, Eleonora Bordi, Michela Straniero, Greg Latter
Fotografia
Sebastian Blenkov
Musiche
Volker Bertelmann
Montaggio
My Thordal, Janus Billeskov Jansen, Nikoline Løgstrup, Biel Andrés, Olivia Neergaard-Holm
Produzione
Carlo Degli Esposti, Nicola Serra, Max Gusberti. Casa di produzione: Palomar, Mediawan, Rai Fiction, France Télévisions, DEMD Productions, Entourage Media

Serie disponibile sulla piattaforma RaiPlay

Interpreti e ruoli

Sam Claflin (Edmond), Jeremy Irons (Abate Faria), Michele Riondino (Jacopo), Lino Guanciale (Vampa), Ana Girardot (Mercedes), Mikkel Boe Folsgarrd (Gérard Villefort), Blake Ritson (Danglars), Karla-Simone Spence (Haydée), Gabriella Pession (Hermine Danglars), Nicolas Maupas (Albert), Harry Taurasi (Fernand), Amaryllis August (Valentine)

Soggetto

Marsiglia, inizio ‘800. Edmond Dantès viene nominato capitano del Pharaon e si sta per sposare con l’amata Mercedes. Un complotto, però, è ordito alle sue spalle: accusato di essere un cospiratore bonapartista, viene arrestato e sbattuto nel Castello d’If. Dopo dieci lunghi anni, grazie all’aiuto dell’Abate Faria, Edmond riesce a evadere e a pianificare una vendetta. Vuole riprendersi la vita che gli è stata tolta…

Valutazione Pastorale

Negli ultimi decenni sono stati soprattutto gli inglesi a investire sulla formula del period drama, tra serie e miniserie Tv, racconti ambientati in epoca Regency, vittoriana ed edoardiana, ovvero tra XIX e inizio XX secolo. Sono tutti gli adattamenti dai grandi classici firmati Jane Austen, Elizabeth Gaskell, Charles Dickens così come delle sorelle Brontë. Tra i successi più importanti la serie di finzione “Downton Abbey” (2010-15, seguita da 2 film cinematografici e un terzo in arrivo) firmata Julian Fellowes, che ha rilanciato ulteriormente il genere narrativo non solo in ambito europeo ma mondiale. Un vero e proprio fenomeno british, che ha spinto poi Fellowes a realizzare anche uno spin-off in chiave statunitense con “The Gilded Age” (dal 2022, in produzione). Nel 2025 la Rai torna a scommettere sullo stesso tracciato narrativo, recuperando la sua tradizione dei grandi sceneggiati in costume come quelli diretti da Sandro Bolchi o Anton Giulio Majano tra gli anni ’50 e ’70. È la miniserie “Il Conte di Montecristo”, adattamento del classico di Alexandre Dumas, un’operazione culturale targata Palomar e Rai Fiction. Alla base c’è il viaggio esistenziale dell’eroe tragico Edmond Dantès, raccontato nella sua parabola di caduta e risalita, puntellata da un senso di rivalsa e vendetta. Realizzata da una cordata produttiva internazionale guidata da Palomar, la serie “Il Conte di Montecristo” è diretta dal regista danese Bille August, su un copione firmato da Sandro Petraglia, Lorenzo Bagnatori, Eleonora Bordi e Michela Straniero. La miniserie è stata presentata in anteprima alla 19a Festa del Cinema di Roma (2024).
La storia. Marsiglia, inizio ‘800. Edmond Dantès viene nominato capitano del Pharaon e si sta per sposare con l’amata Mercedes. Un complotto, però, è ordito alle sue spalle: accusato di essere un cospiratore bonapartista, viene arrestato e sbattuto nel Castello d’If. Dopo dieci lunghi anni, grazie all’aiuto dell’Abate Faria, Edmond riesce a evadere e a pianificare una vendetta. Vuole riprendersi la vita che gli è stata tolta…
“Il conte di Montecristo è una delle più grandi storie di vendetta mai raccontate”. Così il regista August, che aggiunge: “[è] il viaggio del protagonista, Edmond Dantès, nel suo percorso di vendetta nei confronti degli uomini che gli hanno rubato venti anni di vita e il suo unico vero amore. In questa sua implacabile ricerca, Edmond tesse intrichi raffinatamente spietati, intrappolando non solo i suoi nemici, ma tutti quelli che entrano nella sua orbita, gettando luce e speranza sull’umanità e restituendo anche a noi la fiducia nel potere salvifico dell’amore”.
Il regista governa in maniera solida un racconto di complessità e respiro, portando la sua esperienza maturata sui grandi romanzi del passato (tra i suoi lavori “La casa degli spiriti” del 1993 e “I miserabili” del 1998). La narrazione viaggia spedita, con una chiara tensione narrativa, ben sorretta da un valido cast e soprattutto da una messa in scena accurata, raffinata. Il tema della vendetta è affrontato in maniera attenta e sfaccettata, rispettandone complessità narrativa e risvolti morali, con una formula elegante marcata da poesia. È una suggestione di matrice classica, forte dell’ossatura narrativa di Dumas, dove lo spettatore non è “forzato” a empatizzare con il protagonista e la sua tragedia, ma libero di maturare una propria riflessione. Una serie che vanta un’indubbia qualità visiva e narrativa, pronta a lasciarsi apprezzare anche da un nuovo pubblico. Ottimo il protagonista Sam Claflin (“Daisy Jones & The Six”, “Peaky Blinders”), affiancato dal veterano Jeremy Irons e dagli italiani Lino Guanciale, Michele Riondino e Gabriella Pession. Consigliabile, problematica, per dibattiti.

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