
Sogg.: Claude Pinoteau, Daniele Thompson - Scenegg.: Claude Pinoteau, Daniele Thompson, Giovanni Romoli - Fotogr.: (panoramica/a colori) Yves Rodellec - Mus.: Vladimir Cosma - Mont: Marie-Josephe Yoyotte - Dur.: 101' - Produz.: T.F.I. Films Production Gaumont Paris, Tiger Roma
Interpreti e ruoli
Sophie Marceau (Valentine), Vincente Lindon (Edouard), Elena Pompei, Roberto Attias, Beppe Chierici, Jean-Claude Leguay, Elisabeth Vitali, Brigitte Chamarande, Anne Macina
Soggetto
in una stazione sciistica delle Alpi francesi, Edouard incontra Valentine. Lui è un giovane compositore, fa parte di una band ed ha gran fortuna con le donne; lei insegna alle elementari, ma è iscritta alla Sorbona. I due si ritrovano a Parigi per puro caso e subito lei si concede al giovane, di cui subisce l'attrazione. Però non intende rinunciare ai suoi esami, né lui può evitare le tourné. Da ciò un periodo snervante di fugaci appuntamenti in varie città francesi e di ossessionanti telefonate. Ma Valentine è tenace e un pò irritante (un nonnulla per strada basta a farla scattare anche con degli sconosciuti) e Edouard confessa tramite segreteria telefonica ad un collega che la ragazza è bella, brava e colta, ma a volte un pò pesantuccia, specie per un tipo come lui, che prende la vita come viene e non brilla certo quanto a erudizione. Sgomentata, allorché le accade di ascoltare tali parole, Valentine decide di separarsi. Ora Valentine deve solo tenere il suo difficile esame: all'orale, essa si abbandona ad un ardito paragone tra l'Amore come lo intendeva Molière e i problemi della coppia attuale: per fare una coppia vera, l'attrazione non basta, ci vogliono stima, rispetto, senso di responsabilità e accettazione totale dell'altro. Edouard (cui intanto un committente ha fatto mancare il proprio impegno e che ha assistito all'esame della ragazza, infine vittoriosa) comprende i veri sentimenti di Valentine e si riunisce a lei.
Valutazione Pastorale
tutto sommato, inconsistente: un film superficiale, con soluzioni narrative e cinematografiche che, anziché al tempo delle mele dell'88, fanno pensare a certe ingenuità dei film dai telefoni bianchi degli anni '40 con dialoghi spesso gratuiti o grossolani La dissertazione finale nell'aula della Sorbona appare come un maldestro tentativo soggettistico e registico di valorizzare il film con uno sproloquio fra l'estetizzante e lo psicologico. Per il resto, molti battibecchi e un ossessivo squillar di telefono a tutte le ore del giorno e della notte.