
Interpreti e ruoli
Enrico Borello (Marcello), Yaxi Liu (Mei), Marco Giallini (Annibale), Sabrina Ferilli (Lorena), Chunyu Shanshan (Mr. Wang), Luca Zingaretti (Alfredo)
Soggetto
Roma, oggi, quartiere Esquilino. Mei, misteriosa ragazza cinese appena giunta nella Capitale, è in cerca della sorella scomparsa. Il cuoco Marcello e sua madre Lorena portano avanti con non poche difficoltà il ristorante di famiglia gravato dai debiti di Alfredo, padre e marito che li abbandonati per fuggire con un’altra donna. Annibale, amico di famiglia di lunga data, un delinquente di piccolo calibro che vive sul pizzo degli immigrati, cerca di aiutarli. I loro destini s’incrociano nel ristorante cinese “La città proibita”.
Valutazione Pastorale
Al suo terzo film (“Lo chiamavano Jeeg Robot” del 2015, esordio con il quale ha fatto incetta di Nastri d’Argento e David di Donatello, e “Freaks Out”, 2021) Gabriele Mainetti, romano, classe 1976, torna nelle sale con “La città proibita” una storia di amore e “guerra” tra la Cina e il più multietnico e colorato quartiere della Roma di oggi: l’Esquilino.
La storia. Mei (Yaxi Liu, notevole atleta e ottima interprete) è appena giunta nella Capitale dalla Cina; esperta di arti marziali cerca la sorella scomparsa. Il cuoco Marcello (Enrico Borello, esordio nel 2020 in “Settembre” e nel 2024 nel cast di “Familia” di Matteo Rovere) e sua madre Lorena (Sabrina Ferilli) portano avanti con non poche difficoltà il ristorante di famiglia gravato dai debiti di Alfredo (Luca Zingaretti), padre e marito del quale non ha più notizia dopo che li abbandonati per fuggire con un’altra donna. Annibale (Marco Giallini, capace di rendere articolato un personaggio così nelle sue corde da rischiare di essere prevedibile), amico di famiglia di lunga data, un delinquente di piccolo calibro che vive sul pizzo degli immigrati che “presidiano” le strade del quartiere, cerca di aiutarli. I loro destini s’incrociano nel ristorante cinese “La città proibita”, facciata rispettabile di molti loschi commerci, gestito dall’enigmatico e crudele Mr. Wang (Chunyu Shanshan).
“La città proibita” è un avvincente e spettacolare mix di generi: arti marziali, noir, melodramma, e spaghetti western, che Mainetti tiene bene insieme concedendosi anche un esplicito omaggio a “Vacanze romane” in un altro giro su due ruote, in una Roma diversa rispetto a quella da cartolina di Gregory Peck e Audrey Hepburn, ma sempre maliarda, che incanta e attira, ma sa respingere senza pietà. Davvero notevoli le scene dei combattimenti: gli effetti sonori, la precisione chirurgica e la fluidità del montaggio. Una danza ipnotizzante. E poi le gag, da manuale, capaci di catapultarti da un’audace mossa di Kung Fu direttamente sulle congestionate vie di Roma, con tanto di variegate espressioni vernacolari.
Uno degli aspetti più significativi e caratteristici del film sta poi nell’accostamento e il continuo alternarsi di inseguimenti al cardiopalma e combattimenti senza esclusione di colpi con le immagini della vita placida (per quanto difficile) di africani, bengalesi e arabi che si muovono intorno a piazza Vittorio. E se la sceneggiatura non è sempre perfetta e la storia un filo troppo contorta, il tutto trova il giusto equilibrio nella generosità e nell’affiatamento dei protagonisti, nell’ottima la fotografia di Paolo Carnera e nel commento musicale che mescola benissimo brani celeberrimi di Mina e De Andrè, Patty Pravo e Tom Jones in cover cinesi con le musiche di Fabio Amurri. Azione e sentimento, insomma, per raccontare una storia di vendetta, dolore e rimorso, ma anche di solidarietà, accoglienza e nuove possibilità per tutti. Un cinema, quello di Mainetti, innovativo e a vocazione popolare, nel senso più nobile del termine. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Da utilizzare in programmazione ordinaria. Adolescenti accompagnati.