
Interpreti e ruoli
Ariane Ascaride (Maria), Jean-Pierre Darroussin (Monsieur Moreau), Gerard Meylan (Bruno), Grégoire Leprince-Ringuet (Laurent), Marilou Aussilloux (Jennifer), Lola Naymark (Audrey), Robinson Stevenin (Kevin), Thorvald Sondergaard (Nicolas)
Soggetto
Marsiglia, oggi. Maria si occupa con grande dedizione di alcune persone anziane, con le quali ha instaurato un rapporto di reciproca fiducia. La donna, però, ha l’abitudine di fare la cresta sulla spesa per concedersi qualche innocente sfizio, ma soprattutto per pagare lezioni di musica al suo amatissimo nipote. Ma, si sa, il diavolo fa le pentole e non i coperchi, e così, a causa di un furto in un negozio di dischi, viene ritrovato un assegno che sconvolgerà gli equilibri della sua famiglia e la metterà nei guai.
Valutazione Pastorale
on “La gazza ladra” il regista e sceneggiatore Robert Guédiguian classe 1953, a 45 anni dall’esordio (“L’ultima estate”, 1980) ci porta ancora una volta nella sua natia Marsiglia, e più precisamente nel popolare quartiere dell’Estaque, per raccontarci, sempre fedele alla sua ispirazione, al suo inconfondibile stile agrodolce, la fatica dei semplici, degli “ultimi”, che pure alle prese con una difficile quotidianità in un tessuto sociale sempre più sfilacciato, sanno godere delle piccole cose.
La storia: Marsiglia, oggi. Maria (Ariane Ascaride) si occupa con grande dedizione di alcune persone anziane, con le quali ha instaurato un rapporto di reciproca fiducia. Vive con il marito, Bruno (Gérard Meylan), pensionato che si concede spesso e volentieri partite a carte che perde regolarmente sperperando gran parte della sua già magra pensione e l'economia familiare ne risente pesantemente. La donna è sinceramente affezionata ai suoi assistiti, ma ha anche l’abitudine di fare la cresta sulla spesa; per concedersi qualche innocente sfizio – come mangiare un piatto di ostriche ascoltando Rubinstein – ma soprattutto per pagare lezioni di musica al suo amatissimo nipote. Tra i suoi clienti c’è Robert (Jean-Pierre Darroussin), un uomo sulla sedia a rotelle, ai ferri corti con il figlio Laurent (Grégoire Leprince-Ringuet). E sarà proprio quest’ultimo ad innescare la miccia che ingarbuglierà le carte portando scompiglio nella famiglia di Maria: nella vita di sua figlia Audrey (Marilou Aussilloux), del genero e dello stesso Laurent. E se nell’omonima opera di Gioacchino Rossini (che dà il titolo al film e le cui note risuonano spesso durante il film) la protagonista viene salvata in extremis da un’ingiusta condanna per furto, qui sappiamo subito che Maria non è innocente. Grazie alla malinconica dolcezza che la Ascaride regala al suo personaggio, però, ci è quasi impossibile non guardarla con indulgenza. Soltanto un sussulto di razionalità ci impedisce di fare fino in fondo il tifo per lei. La stessa Maria sembra comunque rientrare in sé quando, dopo l'arresto, dichiara: “Sono stata una sciocca, avrei potuto chiederli quei soldi e mi sarebbero stati dati”. Ma chiedere è difficile, doloroso, forse impossibile.
Dal canto suo, Guédiguian gioca a carte scoperte. «Naturalmente – dichiara – ci sono diverse tipologie di furto! Un furto efferato, commesso con violenza e vandalismo, è molto diverso da un piccolo furto compiuto per necessità. Quando rubi perché devi, ai miei occhi la legittimità è totale. Se devi rubare per condividere la ricchezza, perché no? È una forma di socialismo... Non confondo questo tipo di furto con il furto disonesto, un affare di arricchimento personale ed egoistico, capitalista nell’animo». Maria come Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri? Ai poveri, non a se stesso. Epperò lei "ruba" anche per dare un futuro al nipote.
Affezionato alla sua città e al cast di attori che lo accompagnano da sempre e sempre con risultati eccellenti, il regista, che firma il copione con Serge Valetti, confeziona benissimo un’opera leggera (nel senso migliore del termine), gustosa, un sapiente mix di dramma e commedia, sulla forza dei legami e sull’importanza del prendersi cura gli uni degli altri, soprattutto in questi tempi dove sembrano trionfare sfiducia, egoismo, e cultura dello scarto. “La gazza ladra” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Da utilizzare in programmazione ordinaria e in altre occasioni di dibattito.