Interpreti e ruoli
Elisa Schlott (Rosa), Alma Hasun (Elfride), Max Riemelt (Albert Ziegler), Esther Gemsch (Herta), Jurgen Wink (Joseph), Emma Falck (Leni), Olga von Luckwald (Heike), Berit Vander (Ulla), Kriemhild Hamann (Sabine), Thea Rasche (Augustine)
Soggetto
Germania 1943. Rosa è una ventenne in fuga da Berlino, che si rifugia in un piccolo paese sul confine orientale dove vivono i genitori del marito, da lungo tempo al fronte. Poco dopo il suo arrivo, Rosa viene prelevata dalle SS e condotta in un presidio militare: lì scopre che è stata scelta, insieme ad altre giovani donne, come assaggiatrice dei pasti di Adolf Hitler, che si trova nel cuore della foresta, nel quartier generale noto come Tana del Lupo. Rosa e le altre sono spaventate e confuse, ma non hanno scampo: devono mangiare quelle prelibatezze, che potrebbero però contenere veleno. A complicare le cose l’arrivo di uno spietato gerarca, il nuovo comandante delle SS Albert Ziegler, che rimane colpito da Rosa…
Valutazione Pastorale
“Cuore del film: il gruppo di donne costrette in una stanza intorno a una tavola apparecchiata. Lì, nella sala assaggi e nel cortile durante l’attesa tra due pasti, Rosa e le altre vivono emozioni e sentimenti di ogni genere, iniziando dalla paura, dalla rabbia, per arrivare a stringere amicizie, complicità, o a tradirsi”. Così il regista Silvio Soldini nel descrivere il suo nuovo film “Le assaggiatrici”, che prende le mosse dal romanzo omonimo di Rossella Postorino, Premio Campiello 2018. La scrittrice si è ispirata alla vicenda vera resa nota nel 2012 dall’unica superstite, Margot Wölk. Il percorso dal romanzo allo schermo ha richiesto alcuni anni. A firmare il soggetto è Cristiana Comencini insieme a Giulia Calenda e Ilaria Macchia. Prodotto da Lionello Cerri e Cristiana Mainardi, in una cordata tra Italia, Belgio e Svizzera, “Le assaggiatrici” si avvale di un cast internazionale, prevalentemente tedesco, a cominciare da Elisa Schlott, Max Riemelt e Alma Hasun. In anteprima al Bari International Film & Tv Festival, il film è nelle sale con Vision Distribution.
La storia. Germania 1943. Rosa è una ventenne in fuga da Berlino, che si rifugia in un piccolo paese sul confine orientale dove vivono i genitori del marito, da lungo tempo al fronte. Poco dopo il suo arrivo, Rosa viene prelevata dalle SS e condotta in un presidio militare: lì scopre che è stata scelta, insieme ad altre giovani donne, come assaggiatrice dei pasti di Adolf Hitler, che si trova nel cuore della foresta, nel quartier generale noto come Tana del Lupo. Rosa e le altre sono spaventate e confuse, ma non hanno scampo: devono mangiare quelle prelibatezze, che potrebbero però contenere veleno. A complicare le cose l’arrivo di uno spietato gerarca, il nuovo comandante delle SS Albert Ziegler, che rimane colpito da Rosa…
Il regista milanese Silvio Soldini, apprezzato autore di commedie e drammi sociali come “Pane e tulipani” (2000), “Giorni e nuvole” (2007) e “Il colore nascosto delle cose” (2017), governa un copione potente, che esplora il mondo femminile sul finire della Seconda guerra mondiale. L’autore pedina Rosa e le altre che ogni giorno, controvoglia, sono “invitate” a mangiare piatti succulenti; il loro incedere, però, è come quello delle condannate a morte. Ogni giorno, ogni colpo di cucchiaio, si chiedono se troveranno o meno il veleno sciolto nei pasti. All’apparenza sembrano delle privilegiate, che possono nutrirsi adeguatamente, in un momento in cui anche i tedeschi sperimentano il razionamento delle provviste a favore di Hitler, chiuso nella sua bolla di ossessioni e paure. In particolare, Rosa vive più di un conflitto interiore: oltre al senso di impotenza per le vessazioni delle SS, si strugge per il marito costretto al fronte, quel giovane uomo gentile che ha visto arruolarsi poco dopo il matrimonio; a questo si aggiungono pressioni e pulsioni accese dal comandante Ziegler. Rosa sulle prime lo disprezza, lo respinge, poi la solitudine e il senso di impotenza, la fanno vacillare. Viene travolta da desideri e sentimenti, “rea” di voler provare ancora una volta tenerezza e calore umano, in un mondo dove tutto va in pezzi. Ben presto però la brutale realtà torna a bussare alla porta della sua coscienza.
Soldini governa il racconto in maniera asciutta e controllata, mettendosi al servizio di una storia ben scritta e strutturata. La sua è una “esecuzione” rispettosa, senza troppe licenze o abbellimenti. “Le assaggiatrici” corre agile, su un binario ben congegnato, passando anche fin troppo velocemente su alcune situazioni e temi delicati, spinosi (come un’interruzione di gravidanza), che avrebbero richiesto più prudenza. Complesso, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Programmazione ordinaria. Il film richiede un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati
