
Orig.: Italia (2012) - Sogg. e scenegg.: Federica Pontremoli, Ferzan Ozpetek - Fotogr.(Scope/a colori): Maurizio Calvesi - Mus.: Pasquale Catalano - Montagg.: Walter Fasano - Dur.: 105' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango e Faros Film con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Elio Germano (Pietro Pontechievello), Paola Minaccioni (Maria), Giuseppe Fiorello (Filippo Verni), Margherita Buy (Lea Marni), Vittoria Puccini (Beatrice Marni), Cem Yilmaz (Yusuf Antep), Claudia Potenza (Elena Masci), Andrea Bosca (Luca Veroli), Ambrogio Maestri (Ambrogio Dardini), Matteo Savino (Ivan), Alessandro Roja (Paolo), Gea Martire (Gea), Monica Nappo (Olga), Bianca Nappi (Nina), Giorgio Marchesi (Massimo), Gianluca Gori (Ennio), Mauro Coruzzi (badessa), Massimiliano Gallo (dott. Cuccurullo), Livia Morosini (Anna Proclemer), Eleonora Bolla (Carlotta), Loredana Cannata (ragazza al casting 1)
Soggetto
Arrivato a Roma dalla Sicilia col sogno di fare l'attore, il giovane Pietro trova, con un colpo di fortuna, una casa da prendere in affitto, un appartamento d'epoca dotato di un fascino molto particolare. La felicità di Pietro dura solo pochi giorni: nelle grandi stanze cominciano a manifestarsi inquietanti presenze. Sono otto persone, di età diversa, eccentriche, elegantissime, perfettamente truccate. Superato lo spavento iniziale, Pietro comincia a parlare con questi strani personaggi. Si tratta di ricostruire una lontana storia accaduta 69 anni prima nel 1943. Dopo molte incertezze, Pietro ci riesce anche grazie al ritrovamento dell'unica protagonista vivente, Livia Morosini, attrice di teatro, primadonna, diva invidiosa delle altre. I fantasmi del passato ora sono forse più tranquilli...
Valutazione Pastorale
Dice Ozpetek che si tratta del: "...mio film più complesso, perché vi si mescolano divertimento, lacrime e dramma come nella vita per cui da qualcosa che fa piangere può venire fuori una risata e viceversa. E' la prima volta che affronto in una storia il concetto di paura(...)". Certamente, nel variegato estendersi della commedia, il copione tocca vari tasti: il brillante, il mistery, il fantasy. Quando quel gruppo di attori/fantasmi chiede in che anno siamo e Pietro informa sull'Italia di oggi, tutto si mescola in modo dinamico e vivace. Passato e presente scompaiono e il gruppo si ritrova a compiere il giro finale sul palcoscenico, quasi a ringraziare il pubblico. La prende un po' alla larga Ozpetek, ma ben presto arriva a ciò che gli interessa veramente. E il copione diventa una tavolozza sentimentale, un pentagramma sul quale corrono le note dell'ineffabile dualismo realtà/finzione. Pirandello, ospite non invitato, incombe come fantasma tra i fantasmi in quella grande casa, che è già una quinta densa di storia e di memorie. Lo sguardo del regista è elegante, decadente, estetizzante con misura. Fuori da quella casa c'è la vita vera, ma questa è un'altra storia. E altri se ne occuperanno. Il fascino dell'immagine è negli ineliminabili interrogativi sul ruolo dell'attore, sul meccanismo dei 'provini', su Germano che recita due volte (come Pietro e come attore in cerca di lavoro) in un gioco di specchi senza fine e di forte suggestione. Dal punto di vista pastorale, puntando su un formalismo insistito, il film è da valutare come complesso e certamente problematico.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione per la presenza di minori e piccoli. Da recuperare in successive occasioni per affrontare riflessioni sul rapporto cinema/teatro, verità/finzione, duplicità dell'immagine.