Norimberga

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Carcere, Famiglia, Giustizia, Guerra, Libertà, Male, Politica-Società, Potere, Psicologia, Razzismo, Shoah - Olocausto, Storia, Violenza
Genere
Drammatico, Storico
Regia
James Vanderbilt
Durata
148'
Anno di uscita
2025
Nazionalità
Usa
Titolo Originale
Nuremberg
Distribuzione
Eagle Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
James Vanderbilt. Ispirato al romanzo “Il Nazista e lo psichiatra” di Jack El-Hai.
Fotografia
Dariusz Wolski
Musiche
Brian Tyler
Montaggio
Philip Marvin, Chad Schermerhorn
Produzione
James Vanderbilt. Case di produzione: Bluestone Entertainment, Filmsquad, Media Finance Capital, Project X Entertainment, Széchenyi Funds, Walden Media

Interpreti e ruoli

Russell Crowe (Hermann Göring), Rami Malek (Douglas Kelley), Leo Woodall (Sergente Howie Triest), John Slattery (Colonnello Burton C. Andrus), Mark O'Brien (Colonnello John Amen), Richard E.Grant (Sir David Maxwell-Fyfe), Michael Shannon (Robert H. Jackson), Colin Hanks (Dr. Gustav Gilbert), Wrenn Schmidt (Elsie), Lotte Verbeek (Emmy), Andreas Pietschmann (Rudolf Hess), Lydia Peckham (Lila), Dan Cade (Caporale Jones), Dieter Riesle (Julius Streicher)

Soggetto

Norimberga, 20 novembre 1945 - 1° settembre 1946. Lo psichiatra dell’esercito statunitense capitano Douglas Kelley è chiamato a valutare la sanità mentale dei dirigenti del regime nazista a vario titolo imputati nel processo intentato da un tribunale militare internazionale. La sua attenzione si concentra in modo particolare su Hermann Göring, numero due del Reich consegnatosi agli Alleati alla fine della guerra. Lo psichiatra, con i suoi metodi anticonformisti, sembra conquistare la fiducia dell’alto gerarca.

Valutazione Pastorale

A 80 anni dal suo inizio, il cinema torna a raccontare uno dei processi più importanti e impegnativi della storia, quello istituito da Gran Bretagna, Usa, Francia e Urss contro i principali esponenti del regime nazista. Dopo l’intenso “Vincitori e vinti” diretto da Stanley Kramer nel 1961, il produttore e sceneggiatore statunitense James Vanderbilt, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa (“Truth”, 2015), con “Norimberga” rilegge la vicenda ispirandosi al libro del 2013 “Il Nazista e lo psichiatra” di Jack El-Hai.
La storia. Norimberga, 20 novembre 1945 - 1° settembre 1946. Lo psichiatra dell’esercito statunitense capitano Douglas Kelley è chiamato a valutare la sanità mentale dei dirigenti del regime nazista a vario titolo imputati nel processo. Il suo obiettivo è quello di stabilire l’effettiva libera adesione degli imputati al nazifascismo: erano stati semplici esecutori di ordini? La sua attenzione si concentra in modo particolare su Hermann Göring, numero due del Reich consegnatosi agli Alleati alla fine della guerra. Lo psichiatra, con i suoi metodi anticonformisti, sembra conquistare la fiducia dell’alto gerarca. E se invece fosse lui a essere caduto nelle maglie di un lucido manipolatore?
Fino a che punto i gerarchi nazisti hanno aderito liberamente e in piena coscienza alle farneticanti dottrine hitleriane? Sono stati “costretti” all’obbedienza? Qualcuno di loro ha avuto qualche dubbio, qualche ripensamento, un’ombra di pentimento? Queste sono le domande alle quali a suo tempo si è tentato di dare una risposta cercando di coniugare l’inalienabile diritto alla difesa, con la giustizia dovuta a tutte le vittime. Il film si regge sulla superba interpretazione di Russel Crowe (profumo di Oscar?) che fagocita lo stralunato psichiatra di Rami Malek: è Göring a condurre il gioco, abile nell’ingannare il capitano Kelley e forse anche gli spettatori.
Vanderbilt costruisce abilmente un film denso e dinamico che coniuga la drammaticità dei fatti evocati con la spettacolarità propria della tradizione hollywoodiana. Il racconto cerca e trova un suo equilibrio. Nella prima parte troviamo anche inserti “ironici”: la resa di Göring che si consegna con moglie e figlia ai soldati americani, chiedendo loro, in tedesco, di portargli le valigie; le sue risposte sarcastiche al test Rorschach cui viene e sottoposto in cella; e la scena in treno in cui Kelley cerca di far colpo su una sconosciuta con un gioco di carte. Sequenze iniziali che lasciano poi il posto alle immagini drammatiche girate dagli Alleati durante il loro ingresso nel campo di Auschwitz mostrate in tribunale: montagne di cadaveri e prigionieri scheletrici, nei cui volti scavati si legge tutto l’orrore di cui gli uomini sono stati capaci.
Nel film si evidenziano due linee narrative. Da un lato il difficile svolgimento del processo, dove si alternano sul banco degli imputati i vari gerarchi, Göring in testa, dall’altro il tormento di Douglas Kelley che, per il suo eccessivo coinvolgimento nel caso, viene sollevato dall’incarico. In particolare, lo psichiatra sperimenta sfiducia e amarezza verso le procedure militari e processuali; assalito da dubbi verso i suoi superiori e la propria professione, matura un senso di ribellione e frustrazione. Alla brutalità e ferocia disumana degli imputati in fila sul banco dell’accusa affianca anche le misure asciutte e discutibili adottate dagli Alleati.
Nel racconto va segnalata qualche perplessità sul trattamento riservato a papa Pio XII: una breve scena, un colloquio da cui emerge la figura di un uomo pavido, deciso a mantenere la Chiesa in una posizione ambigua nei confronti del nazismo. Una soluzione gratuita, che fa traballare il lucido e attento racconto della Storia.
Nell’insieme, “Norimberga” si dimostra un film valido, dall’ottima messa in scena e cura formale – belle ed efficaci anche le musiche di Brian Tyler e la fotografia di Dariusz Wolski –, che racconta un passato di cui è importante fare memoria per evitare che possa tornare di agghiacciante attualità. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Programmazione ordinaria. Il film richiede un pubblico adulto e adolescenti accompagnati accompagnati per aiutare nella comprensione e contestualizzazione degli avvenimenti narrati.

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