
Prod.: Sidonie Dumas, Matthieu Tarot
Interpreti e ruoli
Fabrice Luchini (Alain), Leila Bekhti (Jeanne), Rebecca Marder . (Julia)
Soggetto
Uomo d’affari rispettato e brillante oratore, Alain dedica la giornata al lavoro, lasciando poco spazio alla figlia, studentessa universitaria. Trascura alcuni segnali premonitori e un giorno viene colpito da un ictus che lo costringe ad un cambiamento di vita e di abitudini…
Valutazione Pastorale
Hervè Mimran ha diretto finora due film ("Tout ce qui brille", 2010; "Nous York", 2012), commedie di taglio ironico e paradossale. In questo terzo film (titolo originale: "Un homme presse") mette al centro della vicenda Alain, uomo affermato che non ha tempo di sentirsi stanco né di pensare ad altro che al proprio lavoro. Al punto che l’insorgere di un ictus e la conseguente necessità di porre fine a impegni e traguardi da raggiungere lo pone in una situazione di evidente disagio che lui cerca in tutti i modi di evitare. L’uomo che conduce una vita di corsa e all'improvviso deve di no a riunioni, convegni, comitati di presidenza non è, va detto, una novità. Si tratta anzi di una situazione vista più volte, alla fine della quale il protagonista fa i conti con uno sguardo nuovo sulla vita e sulle cose (leggi: famiglia) e quindi si prepara a cominciare una seconda esistenza. Se il percorso è questo, Alain lo compie per intero, compreso il momento più critico delle frizioni con la figlia e la scelta di affidarsi al cammino di Santiago, che lo porterà ad una sostanziale riappacificazione con lei. Se il copione sta in piedi, e si rende vedibile, è solo grazie alla presenza di Fabrice Luchini, che nel ruolo di Alain sa essere credibile e convincente, con una interpretazione di alta scuola. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in tutte quelle circostanze in cui si affrontano argomenti legati alla persona e alle derive della vita moderna.