
Il film ha vinto il premio "Per il Cinema Italiano" Miglior Film al Bari International Film&TV Festival (BIF&ST) 2025
Interpreti e ruoli
Mili Avital (Esther Horowitz), Ana Ularu (Yehudit Salomon), Ori Pfeffer (Zayde Rabinovich), Alban Ukaj (Moshe Rabinovich), Marc Rissmann (Yaakov Scheinfeld), Serhii Kysil (Globerman), Anastasia Doaga (Tonia), Sira Topic (Rivka), Limor Goldstein (Naomi), Vincenzo Nemolato (Salvatore), Menashe Noy (Arostam), Moni Moshonov (Amos)
Soggetto
Stati Uniti anni ’70. Subito dopo la morte della madre, Esther Horowitz riceve una sua lettera con la quale le affida una missione: rintracciare una donna vissuta negli anni ’30 in Palestina, all’epoca sotto mandato britannico. Arrivata a Gerusalemme, Esther trova un aiuto per la sua ricerca nel prof. Zadye. Palestina, anni’30, in un villaggio di coloni. Il contadino Moshe, rimasto vedovo con due bambini, chiama ad aiutarlo la giovane Yehudit. Bella e determinata la donna porta scompiglio nella sua vita e in quella di altri due uomini, Yaakov e Globerman. Con pazienza e tenacia, Esther e Zayde riescono a mettere insieme tutti i pezzi della storia scoprendo altresì una sorprendente verità sulle loro stesse vite.
Valutazione Pastorale
Tratto dal romanzo “The Loves Of Judith” di Meir Shalev, “Per amore di una donna” diretto da Guido Chiesa, che ne ha scritto la sceneggiatura con Nicoletta Micheli, è un convincente racconto che intreccia sapientemente passato e presente di due donne tra la Palestina degli anni’30 e l’America degli anni ’70. La storia. Alla morte della madre l’americana Esther Horowitz riceve una lettera che contiene una foto strappata a metà e un compito: rintracciare una donna vissuta negli anni ’30 in Palestina, all’epoca sotto mandato britannico. Arrivata a Gerusalemme, Esther trova un aiuto per la sua ricerca nel prof. Zadye, un uomo dal passato oscuro, prigioniero di un groviglio di dolore e paure. Palestina anni’30, in un villaggio di coloni. Il contadino Moshe, rimasto vedovo con due bambini, chiama ad aiutarlo la giovane Yehudit. Bella e determinata la donna porta scompiglio nella sua vita e in quella di altri due uomini, il sognatore Yaakov e il furbo commerciante Globerman, scatenando una bizzarra saga amorosa che porta alla nascita di un bambino. Yehudit ha fatto in modo di non poter sapere con certezza chi fosse il padre di suo figlio e i tre uomini accettano di esercitare una sorta di “paternità condivisa” sul piccolo. Con pazienza e tenacia, Esther e Zayde riescono a mettere insieme tutti i pezzi della inusuale storia scoprendo altresì una sorprendente verità sulle loro stesse vite.
Costruito come un gioco visivo e narrativo in un sapiente intreccio di epoche, stili e lingue (inglese ed ebraico), “Pe amore di una donna” è un racconto complesso, a tratti commovente, che vede protagoniste assolute due donne. Yehudit, forte, sicura di sé, decisa a farsi rispettare e a rivendicare il diritto di scegliere come e con chi dividere l’esistenza (avremo modo di scoprire le ferite che cela nel suo cuore, le umiliazioni e il doloroso distacco che le è stato imposto). Ed Esther, temporalmente più vicina a noi, una quarantenne divorziata, che deve affrontare il lutto per la perdita della madre, con la quale, peraltro, sembra aver avuto un rapporto problematico (scoprirà poi di essere stata amata, compresa e rispettata più di quanto abbia mai pensato). Una parola merita anche il personaggio maschile di Zayde, un insegnante che sembra aver perso il gusto della vita e trascina le sue giornate tra la casa e la scuola, in un grigiore che lo sta lentamente risucchiando. L’arrivo di Esther e il mettersi in gioco per aiutarla, ma soprattutto il legame che si crea tra i due, gli apriranno uno squarcio di luce, nuove possibilità di futuro.
Guido Chiesa tiene saldamente le redini del racconto, evitando lungaggini, dispersioni o disorientamenti nel seguire una storia complessa che viene svelata a poco a poco, con non poche sorprese. “La vicenda degli anni ’30 – spiega – è tratta dal romanzo di Meir Shalev. L’indagine di Esther, liberamente ispirata dal libro, è invece frutto della nostra invenzione e rappresenta, per certi aspetti, il nostro punto di vista di italiani, lontani dalla cultura e dall’esperienza di quegli ebrei che all’inizio del ‘900 lasciarono l’Europa per sfuggire alle persecuzioni, con il progetto di costruire una nuova società, egualitaria e solidale. Non è un film politico, eppure il senso profondo che lo attraversa può assumere un valore altamente politico: anche durante i momenti bui della storia, donne e uomini si innamorano, formano famiglie, comunità, nascono bambini. E allora non c’è più distinzione tra passato e presente, o tra culture e popoli, e possiamo riconoscerci parte di uno stesso destino comune e universale, dove è l’amore che salva”.
Da sottolineare la qualità degli interpreti: Ana Ularu, che incarna Yehudit, e Mili Avital, che interpreta Esther, e, sul versante maschile, Ori Pfeffer (Zayde), Alban Ukaj (Moshe), Marc Rissmann (Yaakov) e Serhii Kysil (Globerman). “Per amore di una donna” è complesso, problematico-poetico, per dibattiti.
Utilizzazione
In programmazione ordinaria. In presenza di minori è bene prevedere l’accompagnamento di adulti ed educatori che aiutino a contestualizzare le vicende e i temi in campo.