
Orig.: Iran/Francia/Tagikistan (2005) - Sogg. e scenegg.: Mohsen Makhmalbaf - Fotogr.(Panoramica/a colori): Ebrahim Ghafouri - Mus.: Nahid, Daler Nazarov, Vanesa Mai - Montagg.: Moshen Makhmalbaf - Dur.: 102' - Produz.: Moshen Makhmalbaf Productions.
Interpreti e ruoli
Dalir Nazarov (maestro di danza), Marian Gaibova, Farzova Beknazarova, Tahmineh Ebrahiova, Malahat Abdulloeva, Ali Akbar Abdulloev.
Soggetto
In occasione del cinquantesimo compleanno, un uomo convoca quattro donne nel capannone della sua scuola di danza: sono quelle con le quali ha una relazione nello stesso tempo e che ciascuna di loro invece ignora. L'uomo vuole riflettere sul perché di questa situazione, sulla possibilità di carpire qualche verità su amore, sesso, equilibrio personale. Passa qualche tempo, e una delle donne lo invita a sua volta ad un appuntamento. Con l'uomo ce ne sono altri tre: i quattro con cui anche la donna ha rapporti in contemporanea, senza che alcuno lo sapesse. Per l'uomo, gli interrogativi aumentano.
Valutazione Pastorale
Certamente fin dal titolo si intuiva che stavolta l'autore aveva intenzione di battere strade diverse da quelle, per esempio, di "Il silenzio" o di "Viaggio a Kandahar". Ecco dunque Makhmalbaf addentrarsi in un territorio almeno in apparenza nuovo, dove a dettare le regole é il tempo. L'orologio che non si trova (l'ora indefinita, il lento succedersi degli incontri...) scandisce gli attimi di una vicenda che vede come protagonisti un uomo e le donne con le quali ha contemporaneamente una relazione. Ospiti indesiderati ma difficili da congedare sono i sentimenti, le inafferrabili sfumature dell'amore, l'amaro confronto con la verità e con se stessi. Urge la necessità di fare un bilancio della propria vita, e i 50 anni sembrano il momento propizio. Il tema, é vero, conta illustri precedenti, ma Makhmalbaf lo supporta con il ricorso ad una scrittura filmica raffinata e ricamata, densa di simboli e richiami. Ne esce il pentagramma di una ballata triste, poetica ma dal controsapore decadente, un po' amara, molto cerebrale ma non priva di fascino. Le delusioni del protagonista sono forse anche quelle relative alla fine di una civiltà, e al passaggio a maggiori libertà civili (il film é girato nel Tagikistan) che implicano tuttavia l'insorgere di altri problemi. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, problematico e adatto per dibattiti.
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e forse più opportunamente proposto in contesti mirati per avviare riflessioni su altri aspetti della cultura medio-orientale, di respiro più universale.