
Orig.: Sud Corea (2006) - Sogg. e scenegg.: Kim Ki-duk - Fotogr.(Panoramica/a colori): Sung Jong moo - Mus.: Noh Hyung woo - Montagg.: Kim Ki-duk - Dur.: 95' - Produz.: Kim Ki-duk Film.
Interpreti e ruoli
Sung Hyun ha (See hee), Ha Jung woo (Ji woo), Park Ji yun (Seh hee), Kim Sung min (il dottore), Kim Ji hyun (Yeon hee), Kim Bo nah (Yoon ah), Hong Jung yun . (proprietario del bar)
Soggetto
A Seul, oggi. Due ragazzi sono molto innamorati, ma ad un certo punto lei, Seh hee, diventa ansiosa e preoccupata, temendo che lui, Ji woo, si possa stancare della sua presenza di fronte al passare del tempo. Allora Seh hee prende una iniziativa estrema: si fa cambiare il volto per farsi di nuovo amare da Ji woo ma come se fosse nuova. Succede invece che lui accusa molto l'improvvisa scomparsa della ragazza e, quando conosce la 'nuova' che vuole farsi corteggiare, le dice che non vuole saperne, in quanto ancora innamorato e speranzoso in un ritorno dell'altra. Venuto a conoscenza del gesto di Seh hee, anche Ji woo va dallo stesso chirurgo plastico per sottoporsi ad un cambio di volto. In questo modo per i due é ormai impossibile un nuovo incontro.
Valutazione Pastorale
Alla base di racconto c'é un'idea narrativa estrema, come spesso capita al coreano Kim Ki-duk. L'intervento chirurgico viene utilizzato su un doppio versante. Quello realistico serve a mostrare e a denunciare l'assurdità di quanti ricorrono al chirurgo per modificare parti del proprio corpo, senza una vera necessità (e le immagini abbastanza crude svolgono questa funzione). Quello simbolico, più conseguente con il racconto, indica una prospettiva quasi pirandelliana della maschera: vorremmo tutti cambiare, renderci nuovi e interessanti agli occhi degli altri, mettere in campo altri sentimenti artefatti, ma non capiamo che anima, cuore e ragione fanno di ciascuno di noi una creatura unica e irripetibile. Che é la verità degli affetti a superare il tempo, e non viceversa. Da "Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera" a "Ferro 3", da "La samaritana" a "L'arco", il regista coreano insegue ostinatamente una poetica fatta di contrasti e di distanza. Il bene e il male, la violenza e il candore, la realtà e il sogno. Anche qui i personaggi devono tirare fuori l'innocenza nascosta in loro per non sottostare al ricatto della vendetta. Cupo e amaro ma con spiragli di apertura verso il recupero di un equilibrio, il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come discutibile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori. Più opportuno in circostanze mirate, per approfondire i molti spunti offerti dalla vicenda. Molta attenzione sarà da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.