
Presentato al 50° TIFF - Toronto International Film Festival (2025)
Interpreti e ruoli
Alba Rohrwacher (Marta), Elio Germano (Antonio), Silvia D'Amico (Elisa), Galatea Bellugi (Silvia), Francesco Carril (Agostini), Sarita Choudhury (Dott.ssa Benati)
Soggetto
Roma, quartiere Trastevere, Marta e Antonio sono una coppia da sette anni. Lei insegna educazione fisica in un liceo di zona, lui è uno chef in ascesa. La loro relazione sembra procedere spedita, tra risate e complicità, finché una sera Antonio non le confessa che qualcosa si è rotto. Marta incassa il duro colpo. Sta male, rifiuta l’abbandono, e ha continue crisi di vomito. Ben presto però scopre che quel malessere è anche altro, una malattia aggressiva. Per lei è l’inizio di un percorso difficile, fatto di fragilità e paure, ma anche di una grintosa risposta di volontà e desiderio di futuro…
Valutazione Pastorale
“‘Tre ciotole’ pone al pubblico una domanda molto semplice ma incredibilmente complessa: Cosa significa essere veramente vivi?”. Così la regista spagnola Isabel Coixet – suoi “Lezioni d’amore” (2008), “Guida per la felicità” (2014), “La casa dei libri” (2017) –, tratteggiando la linea del film “Tre ciotole”, dall’ultimo romanzo della scrittrice Michela Murgia, uscito poco prima della sua comparsa nel 2023. Il progetto è nato dal produttore Riccardo Tozzi con la sua Cattleya – gruppo Itv Studios, che ne ha acquisito i diritti e poi ha proposto la regia alla Coixet; a trovare poi la chiave per valorizzare l’opera è il lavoro compiuto dalla regista insieme allo sceneggiatore Enrico Audenino. Protagonisti, in una performance intensa e di grande controllo, Alba Rohrwacher ed Elio Germano, validamente affiancati da Silvia D’Amico, Galatea Bellugi, Francesco Carril e Sarita Choudhury. Nelle sale con Vision Distribution dal 9 ottobre 2025.
La storia. Roma, quartiere Trastevere, Marta e Antonio sono una coppia da sette anni. Lei insegna educazione fisica in un liceo di zona, lui è uno chef in ascesa. La loro relazione sembra procedere spedita, tra risate e complicità, finché una sera Antonio non le confessa che qualcosa si è rotto. Marta incassa il duro colpo. Sta male, rifiuta l’abbandono, e ha continue crisi di vomito. Ben presto però scopre che quel malessere è anche altro, una malattia aggressiva. Per lei è l’inizio di un percorso difficile, fatto di fragilità e paure, ma anche di una grintosa risposta di volontà e desiderio di futuro…
“Una protagonista (…) che riesce a trovare il suo modo di vivere proprio quando non ha più nulla da perdere”. La regista Coixet governa con grande delicatezza e luminosità un racconto difficile, complicato, perché apparentemente polarizzato su due traumi, quello dell’abbandono e quello della malattia dove emerge lo spettro della morte. Grazie alle pagine dense di senso della Murgia e a un lavoro elegante, puntuale, dei due sceneggiatori, il film trova una solida identità e traiettoria narrativa. “Tre ciotole” racconta sì la fine di un amore, da accettare e metabolizzare, ma è soprattutto un viaggio alla riscoperta di sé, di un rinnovato amore per la vita, nonostante i tiri mancini e le sterzate. Marta è chiamata a un viaggio di attraversamento prima del dolore, per l’improvvisa assenza di Antonio, e poi della paura, quella determinata da una malattia ingombrante e implacabile; un percorso che procede gradualmente, dalle tonalità più nere, quelle della vertigine di smarrimento in cui è piombata, a quelle più luminose del riscatto, riaffermando un amore ardente per la vita, seppure fragile e temporanea.
Il film “Tre ciotole” non si risolve in un percorso “egoistico”, bensì di riconciliazione con se stessi, con la vita e con gli altri, provando a risanare tutti gli irrisolti. Marta, accesa da nuova consapevolezza, non ha più timore di affrontare Antonio, come pure di parlare a cuore aperto con la sorella Elisa o con le sue studentesse. Si riscopre viva, nonostante l’amara sentenza ricevuta, e assapora ogni istante che le resta in pienezza. Ama ed è riamata. Splendidamente diretto e interpretato, “Tre ciotole” è un film notevole e arioso, nonostante il tema, un’opera che rivela anche riverberi educativi per il modo in cui apre una riflessione su malattia e morte con sguardo maturo ed equilibrato, seppure privo di qualsiasi afflato spirituale. Consigliabile, problematico-poetico, per dibattiti.
Utilizzazione
Programmazione ordinaria e successive occasioni di dibattito. Per i temi in campo il film si direzione verso un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati