Interpreti e ruoli
Laure Calamy (Mona), Charles Peccia Galletto (Joël), Julie Froger (Oceane), Geert Van Rampelberg (Frank), Aissatou Diallo Sagna (Séverine), Pasquale D'Inca (Gabriël)
Soggetto
Francia oggi. Mona e Joël, madre e figlio, vivono un rapporto quasi simbiotico. Lei, determinata e combattiva, ha cresciuto il suo ragazzo da sola; lui ha una disabilità cognitiva e un carattere altrettanto forte. Joel lavora in un centro specializzato ed è innamorato della sua collega Oceane, anche lei con disabilità. Quando la donna, che nulla sapeva della relazione tra i due, scopre che Oceane è incinta, la sua rassicurante routine, anche se faticosa, subisce un duro colpo.
Valutazione Pastorale
Diretto da Sophie Bailly, trentaquatrenne regista e sceneggiatrice al suo esordio dietro la macchina da presa, “Tutto l’amore che serve” è il potente e profondo racconto di crescita di una madre chiamata, improvvisamente e non senza dolore, a recidere il cordone ombelicale che la lega al giovane figlio. La storia. Mona e Joël , madre e figlio, vivono un rapporto quasi simbiotico. Lei, determinata e combattiva, ha cresciuto il suo ragazzo da sola; lui ha una disabilità cognitiva e un carattere altrettanto forte. Joel lavora in un centro specializzato ed è innamorato della sua collega Oceane, anche lei con disabilità. Quando la donna, che nulla sapeva della relazione tra i due, scopre che Oceane è incinta, la sua rassicurante routine subisce un duro colpo e Mona si trova a fare i conti con se stessa, divisa tra il desiderio di libertà, dopo anni di dedizione totale e rinunce, e le nuove responsabilità che l’attendono. Il loro legame così profondo ed esclusivo è destinato a cambiare, ma Mona non è ancora pronta a lasciar andare il figlio. Qual è il confine tra cura e controllo?
Joël e Oceane vogliono tenere il bambino, crescerlo insieme, costruire una famiglia. Sono momenti difficili per tutti. I genitori della ragazza, pur consapevoli delle difficoltà, reagiscono “meglio”, probabilmente anche aiutati dal fatto di essere una coppia: insieme hanno cresciuto la loro figlia e insieme affronteranno anche questo cambiamento, questa “sorpresa”. Moana non ha potuto contare che su se stessa (il padre di Joël fa una breve comparsa nel racconto: vive in Belgio, ha due figlie e ospita Joël, che pure sa chi è, per poche ore in attesa che Mona venga a riprenderselo) ed è lacerata tra il desiderio di vivere finalmente la sua vita, di rimettersi in gioco affettivamente e sessualmente, e il senso di colpa che tutto questo le genera. Finché non riesce a farlo uscire da sé, in una sorta di confessione-presa di coscienza che la fa gridare “Volevo un figlio normale!”.
“Tutto l’amore che serve” affronta, con rigore, rispetto e “spietata sincerità” il tema, ancora poco esplorato, dei diritti legati alla sessualità e alla procreazione delle persone con disabilità. Senza retorica, pietismo o la falsa superficialità di uno scontato “lieto fine”. I problemi ci sono, ci saranno, a cominciare dalla salute del bambino, anche a livello genetico, senza considerare la fatica e l’impegno che l’essere genitori comporta. Joël e Oceane saranno in grado di custodire e crescere il loto bambino? Ma, a ben vedere, non è la domanda che si pongono tutti i novelli genitori?
Il film può contare sulla splendida interpretazione di Laure Calamy, che già nel suo precedente “Full Time” (2021) aveva tratteggiato un’altra madre single, sempre in lotta contro il tempo tra la cura dei suoi due figli e la ricerca di un lavoro che le consentisse di mantenerli dignitosamente (anche lì senza alcun supporto da parte del padre). Charles Peccia Galletto e Julie Froger, rispettivamente Joël e Oceane, sono attori che vivono realmente una disabilità. Presentato a Venezia 81, “Tutto l’amore che serve” è consigliabile, poetico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Programmazione ordinaria. In presenza di minori è bene prevedere l’accompagnamento di adulti ed educatori che aiutino ad approfondire i molti e interessanti temi in campo.
