Tutto quello che resta di te

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Per dibattiti
Tematica
Amore-Sentimenti, Dolore, Emarginazione, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Fede, Libertà, Politica-Società, Rapporto tra culture, Solidarietà, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Cherien Dabis
Durata
145'
Anno di uscita
2025
Nazionalità
Arabia Saudita, Cipro, Germania, Grecia, Palestina, Qatar
Titolo Originale
All That's Left of You
Distribuzione
Officine UBU
Soggetto e Sceneggiatura
Cherien Dabis
Fotografia
Christopher Aoun
Musiche
Amine Bouhafa
Montaggio
Tina Baz
Produzione
Thanassis Karathanos, Cherien Dabis, Martin Hampel, Kamir Amer, Janine Teerling, Marios Piperides

Designato dalla Giordania per la corsa all’Oscar al miglior film internazionale.

Interpreti e ruoli

Saleh Bakri (Salim), Cherien Dabis (Hanan), Adam Bakri (Sharif), Maria Zreik (Munira), Mohammad Bakri (Sharif anziano), Muhammad Abed Elrahman (Noor adolescente), Hayat Abu Samra (Layla)

Soggetto

La storia. 1988, Prima Intifada. Noor, un adolescente palestinese, viene colpito da un proiettile sparato dagli israeliani. La madre Hanan, ormai anziana, sente il bisogno di raccontare la storia di suo figlio a un interlocutore (di cui scopriremo l’identità solo alla fine del film). Per assicurarsi che la storia sia compresa, torna indietro nel tempo, al 1948, nella Jaffa abbandonata dagli inglesi e occupata dagli israeliani, quando il nonno di Noor, Shafir, viene arrestato perché si rifiuta di abbandonare la sua casa. Passa poi al 1978, nel campo dei rifugiati in Cisgiordana, dove Salim, suo marito, viene umiliato dai soldati israeliani dinanzi al figlio Noor e infine si arriva al 2022, quando Salim e Hanan tronano a Jaffa per qualche giorno…

Valutazione Pastorale

Cherien Dabis, classe 1976, attrice, regista, sceneggiatrice e produttrice palestinese-americana (ha diretto alcuni episodi della pluripremiata serie “Only Murders in the Building”) dirige e interpreta “Tutto quello che resta di te”, la struggente storia di una famiglia costretta ad abbandonare casa e terra, e a difendere ogni giorno identità, cultura e dignità.
La storia. 1988, Prima Intifada. Noor, un adolescente palestinese, viene colpito da un proiettile sparato dagli israeliani. La madre Hanan, ormai anziana, sente il bisogno di raccontare la storia di suo figlio a un interlocutore (di cui scopriremo l’identità solo alla fine del film). Per assicurarsi che la storia sia compresa, torna indietro nel tempo, al 1948, nella Jaffa abbandonata dagli inglesi e occupata dagli israeliani, quando il nonno di Noor, Shafir, viene arrestato perché si rifiuta di abbandonare la sua casa. Passa poi al 1978, nel campo dei rifugiati in Cisgiordana, dove Salim, suo marito, viene umiliato dai soldati israeliani dinanzi al figlio Noor e infine si arriva al 2022, quando Salim e Hanan tronano a Jaffa per qualche giorno…
“'Tutto quello che resta di te’ – sottolinea la regista Cherien Dabis – non ha un approccio politico. È profondamente personale e intimo. È un'epopea che racconta la storia di una terra attraverso gli occhi di tre generazioni di una famiglia costantemente in lotta". Vengono esaminati "il rapporto tra nonno, padre e figlio e l’eredità del trauma tramandato a ciascuno di loro”.
Il film, va detto subito, è di parte, dalla parte di un popolo che da ottant’anni ha visto erodere un giorno dopo l’altro il suo diritto di esistere. La vicenda di una famiglia che, come spesso accade in romanzi e film, si fa paradigma della storia di un popolo. Un racconto appassionato e commovente, non immune da qualche schematismo; ma il respiro del film è senza dubbio più ampio, proteso verso un orizzonte di solidarietà e pacificazione.
In particolare, la regista coinvolge gli spettatori mettendoli di fronte alla scelta terribile alla quale sono chiamati i genitori di Noor: il ragazzo è in coma irreversibile e bisogna decidere se donare o meno i suoi organi. Hanan vuole che il cuore di suo figlio continui a battere, Salim è contrario. A chi andrà questo cuore? Alla fine, insieme, sceglieranno la vita. E, tornati a Jaffa, contemplando le rovine della casa di famiglia prima e davanti al mare poi, Salim saprà di non aver sbagliato.
Il film, indica sempre la Dabis, “è soprattutto un’opportunità per innescare un cambiamento avviando una conversazione sulla necessità di riconoscere la nostra sofferenza, perché è lì che inizia la guarigione. Può sembrare un obiettivo ambizioso, ma credo fermamente nel potere del cinema di riformulare, ispirare e guarire”. Consigliabile-complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Per la programmazione ordinaria. In presenza di adolescenti è bene prevedere l’accompagnamento di adulti ed educatori che aiutino a comprendere e approfondire i molti temi in campo.

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