
Orig.: Gran Bretagna (1999) - Sogg.: tratto dal testo teatrale omonimo di Oscar Wilde - Scenegg.: Oliver Parker - Fotogr.(Panoramica/a colori): David Johnson - Mus.: Charlie Mole - Montagg.: Guy Bensley - Dur.: 97' - Produz.: Barnaby Thompson, Uri Fruchtmann, Bruce Davey.
Interpreti e ruoli
Rupert Everett (Arthur Goring), Jeremy Notham (Sir Robert Chiltern), Cate Blanchett (Gertrud Chiltern), Julianne Moore (signora Cheadly), Minnie Driver (Mable), John Wood, Jeroen Krabbe
Soggetto
Londra, 1890. Sir Robert Chiltern é un politico in grande ascesa con un brillante futuro davanti. E' anche un perfetto gentiluomo, e un marito adorabile per la moglie, la bella lady Chilten. Il clima ideale è interrotto dall'arrivo della signora Cheveley, donna temuta in tutti i salotti. Costei, che vorrebbe conquistare i favori di sir Robert, minaccia di rivelare alcuni oscuri e pericolosi segreti della sua vita passata. All'improvviso Robert si sente accerchiato e cade nella paura. Di fronte alla possibilità di vedere rovinate famiglia e carriera, Robert si rivolge all'amico lord Arthur Goring,donnaiolo e scapolo convinto. Arthur cerca col fascino e l'eleganza dei propri modi di rendere più chiara la situazione, che invece si ingarbuglia ulteriormente. Tra tanti convegni, incontri, colloqui il suo sguardo si incontra sempre più spesso con quello di Mable, sorella di Robert e non ne resta indifferente. D'altra parte anche suo padre é preoccupato e spinge perché il figlio finalmente si trovi una moglie. Equivoci a non finire si intrecciano, e scompaginano le varie coppie. Finalmente la signora Cheveley viene indotta al silenzio, Robert e la moglie Gertrud si riappacificano, e Arthur chiede a Mable di sposarlo. Robert dice di no, ma interviene Gertrud a mettere pace e a invitare tutti ad applaudire quel matrimonio, cui ne seguiranno tanti altri. Perché anche Arthur si é mostrato alla fine un marito ideale.
Valutazione Pastorale
Alla base c'é l'omonima commedia scritta da Oscar Wilde poco prima della morte, avvenuta nel 1900. Il testo, come si sa, é da inserire sul versante 'leggero' della produzione dello scrittore irlandese che affianca quello più decisamente cupo e drammatico. Ma la definizione di 'leggero' é una pura convenzione riferita ai toni esteriori del copione. In realtà poi il canovaccio ben collaudato della commedia degli equivoci é messo da Wilde al servizio di un meccanismo, dove la comicità diventa sferzante ironia di costume, dove il piacere della raffinatezza verbale diventa sfida alle convenzioni, dove insomma la società londinese di fine Ottocento si ritrova per intero, con le sue sicurezze ma anche i suoi vizi, i timori, le piccole meschinerie, la convinzione tutta inglese di essere di esempio per il resto del mondo. Il film é una messa in immagini fedele e aderente, un bell'esempio di cinema al servizio del teatro. Frizzante, pieno di umori e di sapori nella ricostruzione ambientale e nei costumi, il film mette in guardia contro la tentazione di idealizzare le persone, chiunque esse siano. Una morale offerta senza pedanteria, con classe, eleganza, stando dentro le cose senza esserne prigionieri. Dal punto di vista pastorale, la preminenza data ai valori dell'intelligenza, della lealtà, dell'amicizia, dell'amore rende il film positivo, accettabile quindi e senz'altro brillante.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre anche in altre occasione, nell'ambito dei rapporti cinema/teatro, ma anche come esempio di trama forse tradizionale ma capace di parlare anche all'uomo e alla donna di oggi.