
Orig.: Guatemala/Francia (2015) - Sogg. e scenegg.: Jayro Bustamante - Fotogr.(Scope/a colori): Luis Armando Arteaga - Mus.: Pascual Reyes - Montagg.: César Diaz - Dur.: 90' - Produz.: Marina Peralta, Pilar Peredo, Edgar Tenenbaum, Jayro Bustamante - ORSO D'ARGENTO AL 65° FESTIVAL INTERNAZIONALE DI BERLINO 2015.
Interpreti e ruoli
Maria Mercedes Coroy (Maria), Maria Telon (Juana), Manuel Antun (Manuel), Justo Lorenzo (Ignacio), Marvin Coroy . (Pepe)
Soggetto
Guatemala, alle pendici di un vulcano ancora pienamente attivo, vivono e lavorano molti contadini di povera condizione, tra i quali Maria, ragazza Maya di 17 anni con i genitori. La piantagione di caffè offre a tutti un lavoro appena sufficiente, e rende più forte il sogno di andare nella grande città. Succede invece che Maria viene destinata in sposa ad un uomo del posto e che le due famiglie si vedono per stringere laccordo e siglare lintesa. Maria però non si rassegna e trova lunica via duscita in Pepe, giovane raccoglitore di caffè deciso ad andare negli Stati Uniti
Valutazione Pastorale
Jayro Bustamante nasce in Guatemale nel 1977, studia regia a Parigi e Roma e realizza alcuni corti premiati in vari festival. Per questo suo film desordio, scrive una storia ambientata nel cuore della comunità maya chiamata Kaqchikel. Le comunità che abitano gli altipiani ricorda- hanno subito il violento impatto del traffico dei minori nel corso del conflitto armato che ha flagellato il Paese e anche oltre (1960-1966). Su questo delicato e rischioso argomento, Bustamante costruisce un copione che ha il pregio di restare a viso aperto dentro la realtà di quel territorio, di non avere timore di nascondere attese e speranze, di incidere sul volto dei protagonisti fremiti e alternanze tra bugie, sospetti, spaventi.
Misurata, lucida, svelta e priva di retorica, la regia si muove dura e incisiva, capace di affidarsi ad una limpida sinergia tra il vero e la mestizia della finzione, restando aperta alla denuncia sociale e alla capacità di dare respiro al dolore dei poveri, dei dimenticarti, degli ultimi di quel mondo abbandonato, dove il vulcano diventa il paradigma di un fine vita e di un nuovo inizio, il traguardo di un sogno che non arriva e anzi finisce in quella bara finale tristemente vuota. Film aspro, difficile, doloroso e bello, attraversato da ascolto e comprensione, sul volto di Maria, una efficacissima Maria Mercedes Coroy. Da valutare, dal punto di vista pastorale, come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, meglio, da affidare a proiezioni mirate e gruppi di pubblico interessati ad avviare riflessioni sui molti argomenti di taglio sociale, economico e spirituale che la storia propone.