I film delle feste, “Avatar”, “Buen Camino”, “Zootropolis”, “Primavera” e “Norimberga”
lunedì 29 Dicembre 2025
Un articolo di:
Sergio Perugini
Natale al cinema! Tutt’altro che una frase fatta. La cornice delle feste, tra Natale ed Epifania, rimane una finestra cinematografica significativa, per gli spettatori e gli esercenti. È un appuntamento fisso degli italiani (ma non solo), quello di coniugare lo stare a casa, in famiglia, e condividere i giorni lievi e felici guardando uno o più film in sala. Ecco allora una mappa dei principali titoli in cartellone, che possono mettere d’accordo tutti.
“Zootropolis 2”
Nelle sale da fine novembre, l’animazione Disney “Zootropolis 2” continua la sua scalata al box-office con oltre 14 milioni di euro. Sequel del fortunato cartoon del 2016, è diretto Jared Bush e Byron Howard. “Zootropolis 2” è un cartoon brillante, acuto e coinvolgente che ci racconta come essere umani. Una festa per lo sguardo, con un trionfo di disegni, colori, musiche e personaggi esilaranti, costellato da richiami e citazioni ai classici della tradizione: da “Lilli e il vagabondo” a “Rapunzel”. Un racconto giocoso che offre non poche suggestioni, invitandoci a superare paure ed egoismi, aprendo all’incontro con l’altro, al valore del Noi. Un divertimento per piccoli e grandi, che strappa sorrisi e fa germogliare riflessioni di senso. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“Buen Camino”
A cinque anni da “Tolo tolo” (2020), ritorna Luca Medici con la sua maschera comica Checco Zalone. “Buen camino”, diretto da Gennaro Nunziante, ci propone Zalone in una versione ultra-opulenta e cafona, un super ricco che ha ereditato una fortuna dal padre; un uomo grottesco e superficiale che avvia una parabola di cambiamento grazie alla figlia adolescente e all’esperienza del Cammino di Santiago. La coppia Medici-Nunziante, attraverso la parabola del protagonista, rende omaggio all’esperienza del Cammino di Santiago, al suo fermento laico ma soprattutto religioso. “Buen camino” è una commedia dall’umorismo simpatico e un po’ grossolano, in linea con la cifra comica di Zalone. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“Oi Vita Mia”
Dopo “Amici come noi” (2014), “Belli ciao” (2022) e “Come può uno scoglio” (2023), Pio e Amedeo tornano al cinema con “Oi Vita Mia”, e questa volta anche da registi. Il film è ambientato nella città di Vieste, dove Pio gestisce una comunità di recupero per ragazzi e l’amico Amedeo una casa di riposo per anziani. A causa di un problema, le due realtà sono forzate alla coabitazione; l’inizio della convivenza è in salita, ma grazie alla (ritrovata) complicità tra i due, e all’aiuto dell’anziano Mario (Lino Banfi), lo scontro diventa incontro… I due comici hanno costruito un racconto di respiro sociale, affrontando temi universali e di stringente attualità, che esplorano e un po’ dissacrano con la loro consueta verve comica. Un racconto nazional-popolare che punta a coinvolgere più frange generazionali. Una commedia scanzonata e brillante, furba e irriverente, con qualche scivolata. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Avatar. Fuoco e cenere”
“Avatar. Fuoco e cenere” firmato James Cameron è il titolo più grintoso delle feste. Forte del successo di una saga record dal 2009 con due titoli all’attivo che hanno sbancato il box office mondiale, “Avatar. Fuoco e cenere” ci riporta sul pianeta di Pandora dove Jake Sully e sua moglie Neytiri insieme ai loro figli vivono tra le barriere coralline; la perdita del loro maggiore è una ferita aperta, bruciante, che rischia di disperderli. A spingerli alla reazione e a ritrovare coesione è un nuovo nemico, il “popolo della cenere” guidato dalla spregiudicata Varang. “Avatar. Fuoco e cenere” è un appassionante e imponente – anche nella durata, 197 minuti – racconto di respiro epico che omaggia il western hollywoodiano classico rivisitato in chiave fantastica, impreziosito da un vortice di effetti speciali. Anche se con meno smalto e pathos poetico del precedente “Avatar. La via dell’acqua”, è comunque grande cinema. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Primavera”
È l’“outsider” tra colossal, film animati e commedie italiane. “Primavera” di Damiano Michieletto è un intenso e ricercato dramma storico che prende le mosse da un romanzo Premio Strega, “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa. Scritto da Ludovica Rampoldi e interpretato con efficacia da Tecla Insolia e Michele Riondino, “Primavera” ci racconta il cammino di formazione e ribellione di una giovane nella Venezia del ‘700. È la storia di Cecilia, orfana cresciuta nel Pio Ospedale della Pietà che suona il violino nell’orchestra della struttura in attesa del matrimonio combinato al di là della sua volontà. Quando a dirigere l’orchestra arriva don Antonio Vivaldi, la vita e i sogni di Cecilia cambiano. “Primavera” è un film che conquista per forma e contenuto: per lo stile di racconto di Michieletto, che fa tesoro della sua esperienza teatrale, ma anche per la messa in scena, i costumi e le musiche. Funziona poi per la forza di un racconto, quello di una giovane accesa dalla musica che sogna di evadere dalla propria condizione. Film raffinato ed elegante. Consigliabile, problematico-poetico, per dibattiti.
“Norimberga”
Il 20 novembre 1945, si aprì il processo di Norimberga, tribunale internazionale chiamato a giudicare i crimini nazisti. A 80 anni di distanza un film ne ricostruisce il difficile iter: è “Norimberga” di James Vanderbilt, alla sua seconda regia dopo “Truth” (2015). Protagonisti i Premi Oscar Russell Crowe e Rami Malek. Il film prende le mosse dal libro “Il Nazista e lo psichiatra” (2013) di Jack El-Hai e la prospettiva del raccolto è quella dello psichiatra Douglas Kelley, tra le fila dell’esercito statunitense, chiamato a valutare la condizione dei gerarchi nazisti in attesa di giudizio. In particolare, a lui spetta il braccio di ferro mentale con Hermann Göring, numero due del Reich. Vanderbilt governa un racconto storico intenso e vigoroso, che corre veloce sul tracciato narrativo tipico del cinema “a stelle e strisce”. Una narrazione giocata in chiaroscuro, che va oltre la polarizzazione bene-male, buoni-cattivi. Vanderbilt riconosce che laddove ci sono guerra e violenza, non c’è mai piena umanità, giustizia. Russell Crowe offre ancora una volta un’interpretazione che lascia il segno. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“La mia famiglia a Taipei”
Ha vinto la 20a Festa del Cinema di Roma. È il dramedy familiare “La mia famiglia a Taipei” di Shih-Ching Tsou, taiwanese di origini ma naturalizzata statunitense. Il film è la sua opera prima, dopo una serie di progetti condivisi con Sean Baker (suo è “Anora”, Palma d’oro al Festival di Cannes e quattro Premi Oscar nel 2025), che ora la supporta come produttore. Un film che si muove tra dramma sociale e familiare con lampi di umorismo pungente. Ci racconta un viaggio verso il riscatto di una famiglia traballante, che è chiamata ad affrontare non pochi problemi, in primis materiali, ma anche irrisolti del passato, segnati da verità nascoste e silenzi gravosi. Tre donne, una madre e due figlie, che iniziano questo percorso disunite e alla fine si ritrovano solidali, grazie a una rinsaldata tenerezza e al coraggio della verità. Una buona opera prima per un pubblico adulto. Complesso, problematico, per dibattiti.