Il 25 dicembre in sala Checco Zalone con “Buen camino” e la sorpresa “Primavera”
martedì 23 Dicembre 2025
Un articolo di:
Sergio Perugini
A dare filo da torcere ad “Avatar. Fuoco e cenere” nella conquista del box office delle feste due titoli italiani diversissimi tra loro. Il primo è la commedia “Buen camino” con Checco Zalone, ovvero Luca Medici, diretta da Gennaro Nunziante. Racconto brillante e irriverente sulla società opulenta di oggi, vanesia e vuota, che ha una possibilità di riscatto nell’ascolto dei figli e nel ricentrarsi nei valori. Ad aiutare è l’esperienza del Cammino di Santiago. Zalone ritrova smalto con Nunziante e punta a traghettare pubblico in sala. Si presenta come “outsider” il dramma esistenziale “Primavera” di Damiano Michieletto, dal romanzo “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa. Nella Venezia del ‘700 il cammino di formazione e ribellione di una giovane orfana che desidera un futuro nella musica, pronta a rifiutare matrimonio combinato e vita agiata. A liberare il suo talento l’incontro con don Antonio Vivaldi. Ottimi Tecla Insolia e Michele Riondino.
“Buen camino” (Cinema, dal 25.12)
Luca Medici è tornato. La sua maschera comica, Checco Zalone, ritrova il grande schermo a distanza di cinque anni da “Tolo tolo” (2020). L’uomo dei record al cinema – suoi sono gli incassi italiani più alti di sempre – è nelle sale con un nuovo progetto: “Buen camino”, diretto da Gennaro Nunziante e prodotto da Indiana e Medusa Film con Mzl e Netflix. Protagonista è Checco Zalone in una versione ultra-opulenta e cafona, un super ricco che ha ereditato una fortuna dal padre; un uomo grottesco e superficiale che avvia una parabola di cambiamento grazie alla figlia adolescente e all’esperienza del Cammino di Santiago. Nel cast anche Beatriz Arjona, Letizia Arnò e Martina Colombari. In sala dal 25 dicembre con Medusa in 900 copie.
La storia. Italia oggi, Checco Zalone è un multimilionario vanesio e festaiolo. “Gestisce” una fortuna economica frutto del sodo lavoro del padre, e il suo unico interesse è l’imminente festa per i suoi 50 anni in una delle ville faraoniche che possiede. La sua ex moglie Linda lo informa però che la figlia, la diciassettenne Cristal, è scomparsa. L’uomo scopre che la ragazza è andata all’estero per compiere il Cammino di Santiago de Compostela, partendo dal confine francese. Checco la raggiunge esibendo tutto il suo benessere, accettando poi la sfida di mettersi in cammino con lei e una misteriosa viaggiatrice spagnola, Alma…
“Buen camino” è perfettamente in linea con i titoli precedenti della coppia artistica Nunziante-Medici, che fanno perno sulla maschera di Checco Zalone, sulla sua comicità pungente e grossolana, acuta e irriverente, che con intelligenza e cialtroneria mostra le storture della società contemporanea, di chi vive oltre i limiti e nei territori abitati dall’assenza di valori. Una critica sociale a colpi di umorismo ruvido e pungente. Al centro di questo nuovo film due macro-temi: il benessere che abbaglia e svuota, ma soprattutto la paternità e il bisogno di recuperare l’ascolto, l’affetto disperso.
Zalone veste i panni di un benestante, di un influencer amorale, che pensa di poter comprare tutto e tutti con i soldi di famiglia, sudati tutta una vita dal padre imprenditore. A svegliarlo dal sonno di ipocrisia e miseria interiore è la figlia Cristal, che si è messa in gioco con il Cammino di Santiago per scoprire qualcosa su di sé, forse sul senso della vita, quello che i genitori troppo egoriferiti non sono stati in grado di offrirle. L’esperienza cura e cambia non solo lei ma anche il padre: entrambi perdono le loro sovrastrutture pesanti e oppressive, imparando a guardarsi con occhi nuovi.
La coppia Zalone-Nunziante, attraverso la parabola del protagonista, rende omaggio all’esperienza del Cammino di Santiago, al suo fermento laico ma soprattutto religioso. Nel racconto, poi, diverse figure religiose entrano in campo, tutte tratteggiate con rispetto. In particolare, una suora – ma non sveliamo di più – offre un bel profilo di credente, di persona di fede, che approfondisce la sua fragilità esistenziale ed esce rinnovata dal Cammino, rafforzata nella propria scelta di vita. Nell’insieme “Buen camino” è una commedia dall’umorismo simpatico e un po’ grossolano, in linea con la cifra comica di Zalone. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“Primavera” (Cinema, dal 25.12)
Una bella sorpresa, il film che fa la differenza nell’offerta cinematografica natalizia del 2025. È “Primavera”, opera prima del regista teatrale-lirico Damiano Michieletto, che porta sullo schermo il romanzo Premio Strega “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa, sceneggiato dalla valida Ludovica Rampoldi. Interpretato con incisività da Tecla Insolia e Michele Riondino, vede nel cast anche Fabrizia Sacchi, Andrea Pennacchi, Valentina Bellè e Stefano Accorsi. La produzione è Indigo Film e Warner Bros. La storia. Venezia ‘700, Cecilia è un’orfana cresciuta nel Pio Ospedale della Pietà, come lei tante altre destinate alla musica e a finire spose di facoltosi donatori. Cecilia ha un talento nel violino che emerge con luminosità quando incontra don Antonio Vivaldi. Il destino però le rema contro: è stata già promessa in sposa a un facoltoso nobile, al momento lontano in guerra. La giovane però vorrebbe vivere di musica, sottraendosi alle rigide imposizioni…
Molti i pregi del film di Michieletto. “Primavera” anzitutto brilla per la forza di una storia di riscatto dalla solitudine e dall’abbandono, un riscatto che nasce dalla musica e dall’incontro di due anime fragili, Cecilia e Vivaldi. Un percorso creativo ed esistenziale che i due compiono per un breve tratto insieme, suonando fianco a fianco, e traendo forza dalla reciproca collaborazione. In particolare, la traiettoria di Cecilia è quella di una giovane donna che si ribella alle costrizioni sociali del tempo, a un futuro prestabilito a tavolino.
Al di là della potenza della linea narrativa, l’opera colpisce per l’elegante e accurata messa in scena, per la regia sicura di Michieletto, all’esordio sì nel cinema di finzione ma abituato a gestire palcoscenici teatrali imponenti. “Primavera” vanta dunque un’ottima cura formale, tra scenografie, costumi e musiche, quelle di Fabio Massimo Capogrosso, oltre alle note senza tempo di Vivaldi. Un’opera che volteggia agile come un valzer, ma con tonalità dolenti, rafforzate da una scrittura vibrante e soprattutto da interpreti in parte, che abitano i personaggi con convinzione e trasporto. Un film che offre non poche suggestioni, un viaggio nelle pagine del tempo ma anche nei territori interiori di una giovane che reclama libertà e futuro. Vita. Consigliabile, problematico-poetico, per dibattiti.