Esce finalmente in sala, da giovedì 10 aprile 2014, il kolossal biblico Noah di Darren Aronofsky, dopo una campagna di lancio di notevoli proporzioni a livello mondiale (con un budget di circa 130 milioni di dollari), amplificata anche da polemiche. Richiamando in maniera esplicita i precedenti kolossal biblici hollywoodiani (La più grande storia mai racconta, La Bibbia, Il Re dei Re, La tunica), segnati da imponenti scenografie e grandiosi effetti speciali, il film di Aronofsky affronta il testo della Genesi e, nello specifico, la figura di Noè, muovendosi tra interessanti osservazioni e limiti narrativi. Tra gli aspetti più rilevanti, si sottolineano il rilievo che occupano le figure femminili, il rispetto verso gli elementi del creato (in primis, natura e animali), così come alcune intuizioni dell’autore nel caratterizzare i personaggi e i loro dilemmi etici. Tra i limiti, invece, si segnalano proprio gli aspetti tipici dei recenti kolossal, sovraccarichi di richiami al genere fantasy (di fatto il grande pubblico dei kolossal è composto principalmente da giovani). Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, certamente problematico e adatto per dibattiti.
Ugualmente affascinante dal punto di vista visivo, espressivo, è The Grand Budapest Hotel del regista texano Wes Anderson, un coloratissimo affresco dalle tinte favolistiche e dalle atmosfere europee dei primi decenni del Novecento. Più che la trama, a convincere e coinvolgere è lo stile originale dell’autore (I Tenenbaum, Il treno per il Darjeeling, Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore) e le raffinate interpretazioni di un nutrito gruppo di attori (tra cui, Ralph Fiennes, Adrien Brody, Willem Dafoe, Saoirse Ronan, Tilda Swinton). Il film si presenta come consigliabile ma anche problematico, principalmente per le riflessioni sull’Europa, sulla sua debole identità e incertezza politico-culturale, prossima al conflitto mondiale.
Da Hollywood all’Italia, tre film nelle sale: Un matrimonio da favola di Carlo Vanzina, Nessuno mi pettina bene come il vento di Peter Del Monte e l’esordio Piccola patria del documentarista Alessandro Rossetto. Carlo Vanzina in Un matrimonio da favola orchestra una consueta commedia degli equivoci, che ottiene risultati gradevoli, grazie anche alla presenza di un cast corale ben affiatato (Ricky Memphis, Paola Minaccioni, Andrea Osvárt, Giorgio Pasotti, Stefania Rocca, Emilio Solfrizzi). Il film è pertanto consigliabile e brillante. Dalla risate alle inquietudini dell’animo femminile, con Nessuno mi pettina bene come il vento di Peter Del Monte (Nelle tue mani), storia che scandaglia la solitudine e le sfumature irrisolte dei legami affettivi, dei rapporti generazionali, tramite l’incontro e il confronto tra la scrittrice Arianna (Laura Morante) e l’adolescente Gea (Andreea Denisa Savin). Con alcuni limiti espressivi, il film offre la possibilità di dibattere su temi realistici e di grande attualità. Da valutare come complesso e problematico. Ultimo film italiano è Piccola patria di Alessandro Rossetto, in concorso alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2013), nella sezione ‘Orizzonti’: la radiografia aspra ed esplicita della vita di provincia nel Nord-Est d’Italia, attraverso la storia di due ragazze. Molti i temi affrontati: il lavoro che non c’è, la deriva xenofoba, l’integrazione sociale, il denaro e le relazioni affettive dal taglio sempre problematico. L’esperienza come documentarista di Rossetto si rivela utile per cogliere le sfumature di un profondo disagio sociale. Il film è certamente complesso e adatto per dibattiti.
Relazioni problematiche anche nella terza età con il film Mister Morgan (Last Love) di Sandra Nettelbeck, (Ricette d’amore, Sapori e dissapori), in concorso al 66° Festival di Locarno. È la storia di un ottantenne vedovo, Matthew Morgan (Michael Caine), che riscopre la gioia di vivere dall’amicizia con la giovane Pauline (Clémence Poésy), insegnante di danza. Al di là della leggerezza della commedia, il film vira anche su temi e questioni dense di problematicità, come il suicidio e i rapporti precari con i figli. Per tali ragioni il film si propone come complesso e adatto per dibattiti.
Ultime due proposte: per i più piccoli l’animazione europea targata Danimarca-Germania, Barry, Gloria e i Disco Worms (Disco ormene, 2008), storia di insetti con una coinvolgente colonna sonora, e per gli amanti dell’horror Oculus di Mike Flanagan, interessante opera di genere ben diretta anche se con alcuni limiti espressivi-narrativi.
Allegati