Le uscite in sala dal 3 aprile

venerdì 4 Aprile 2014
Un articolo di: Redazione

I film in sala dal 3 aprile

 

Da tempo il cinema sta offrendo delle suggestioni importanti sulla malattia, raccontando storie complesse, drammatiche, ma con un respiro di speranza e possibilità, persino con una chiave ironico-umoristica. Si muovono su questa linea diversi film in uscita questa settimana, giovedì 3 aprile 2014: dalla commedia Ti ricordi di me? di Rolando Ravello, al docu-fiction con toni brillanti The Special Need di Carlo Zoratti, all’edificante documentario Horse Boy – L’amore di un padre di Michel Orion Scott. 

Tratto da una fortunata opera teatrale firmata da Massimiliano Bruno, Ti ricordi di me? di Rolando Ravello, alla sua seconda regia (dopo Tutti contro tutti), è il racconto poetico e dalle tinte favolistiche di due giovani affetti da varie patologie: Bea (Ambra Angiolini), una narcolettica con vuoti di memoria, e Roberto, un cleptomane solitario nonché autore di favole surreali (Alice nel paese dei terremotati, La foresta dei barboni assiderati). Si incontrano, si amano e creano una famiglia, che però dovrà inevitabilmente misurarsi con le loro malattie. Convince la commedia diretta da Ravello e sorretta da un valido cast, che affronta problemi seri con delicatezza e sorriso, senza però eccedere in un buonismo di maniera. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile e problematico. 

Tono altrettanto brioso sceglie la docu-fiction The Special Need dell’esordiente Carlo Zoratti, passato al Festival di Locarno e premiato al Trieste Film Festival, che racconta il viaggio di tre amici per esaudire la richiesta di uno di loro, un ragazzo autistico, che desidera avere la sua prima esperienza d’amore. Come il film statunitense The Sessions di Ben Lewin, il film di Zoratti pone al centro della narrazione la questione della sessualità in un giovane non autonomo. Il tutto è gestito con equilibrio e rispetto, non mancando di umorismo grazie anche alla complicità che emerge dai tre ragazzi on the road. La tematica è affrontata con misura, tanto da renderlo consigliabile per dibattiti. 

Sempre in occasione della Giornata mondiale dell’autismo (2 aprile 2014), esce in sala il documentario Horse Boy – L’amore di un padre (2009) di Michel Orion Scott, il racconto vero di due genitori americani che decidono di portare il proprio bambino, cui è stato diagnosticata una forma di autismo, a fare un viaggio a cavallo in Mongolia. Il bambino, infatti, dimostra progressi sul fronte dell’apprendimento e della comunicazione stando a contatto proprio con i cavalli. È una storia esemplare, il coraggio di una famiglia che si mette in gioco per offrire una possibilità di vita migliore al proprio figlio; un’opera certamente consigliabile e positiva per riflettere sulla malattia e sulle relazioni familiari. 

Sempre sulla malattia è anche il film I corpi estranei di Mirko Locatelli, che sceglie invece un registro diverso, drammatico. Racconta, infatti, il calvario di un padre nel reparto di oncologia pediatrica a Milano. Antonio (Filippo Timi) è un padre che assiste, tra partecipazione e disorientamento, il suo bambino in attesa di operazione. Nel film si inseriscono poi altri temi, come l’integrazione razziale e il lavoro nero, tramite il personaggio del tunisino Jaber (Jaouher Brahim), che il protagonista incontra in ospedale. In concorso all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, l’opera seconda di Locatelli è attenta a raccontare il dolore di un genitore dinanzi alla malattia del figlio, incorrendo però in alcuni limiti espressivi a cominciare dal modo in cui è tratteggiata la figura di Antonio. Il film si presenta, dunque, complesso e segnato da problematicità.

Sempre sul rapporto genitori-figli si muove il film Father and Son del giapponese Kore-eda Hirokazu (Nobody Knows, Still Walking), Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, che presenta il dramma di due famiglie a cui viene comunicato, a distanza di sei anni, lo scambio dei loro rispettivi figli in ospedale. Ricorrendo a un tema ampiamente esplorato al cinema (ma non solo), il film di Kore-eda sottolinea in particolare le due differenti figure paterne, sia nella dimensione affettiva-educativa sia come status sociale. Certamente problematico, ma positivo e adatto per dibattiti. 

Da Hollywood arriva poi il primo capitolo di quella che probabilmente diventerà una saga sulla scia di Hunger Games e Twilight. Si tratta di Divergent di Neil Burger, tratto dalla trilogia scritta da Veronica Roth (Divergent, Insurgent e Allegiant, edita da De Agostini), che racconta il coraggio della giovane Beatrice ‘Tris’ Prior nell’opporsi al pensiero dominante in una Chicago futura e angosciante. Si segnala il ruolo di opponente, di cattiva della narrazione, affidato alla sempre valida Kate Winslet. 

Ancora, due opere italiane per gli amanti dei film di genere: Nottetempo di Francesco Prisco e Il pretore di Giulio Base. Con Nottetempo il regista Prisco firma il suo primo di lungometraggio, che si inserisce nel genere noir. Il risultato è un film interessante, con una buona direzione della macchina da presa e degli attori (nel cast Giorgio Pasotti e Valeria Milillo), ma non del tutto convincente dal punto di vista narrativo. Il film Il pretore di Giulio Base, noto regista televisivo e cinematografico (La bomba, Don Matteo, Padre Pio tra Cielo e Terra), è tratto dal romanzo Il pretore di Cuvio di Pietro Chiara e richiama il contesto sociopolitico degli anni Trenta, il mondo della piccola provincia italiana. Interpretato con efficacia da Francesco Pannofino e Sarah Maestri, il film è consigliabile, segnato da superficialità.

Preceduto, invece, da polemiche per la tematica complessa, il film Nymph()maniac – Vol. 1 del regista danese Lars von Trier, che si concentra sulla vita sessuale della protagonista Joe (Charlotte Gainsbourg), risulta non riuscito per un’esasperazione visiva in molti casi gratuita e non sempre motivata dalla narrazione, seppure alcune riflessioni possano risultare interessanti sotto il profilo socioculturale. Il film è problematico e segnato da scabrosità, da riservare con molta attenzione a un pubblico di adulti (è vietato ai minori di 14 anni). 


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