In uscita “Tre ciotole”. Germano: “Malattia e morte, grande rimosso nella società”

giovedì 25 Settembre 2025
Un articolo di: Sergio Perugini

Sir. “Siamo la prima società nella storia umana che non fa i conti con la malattia e la morte, che sono un grande rimosso. Siamo tutti dispersi, spinti a una continua conflittualità e competizione. E questo è l’anticamera della solitudine, dell’infelicità”. Così Elio Germano, protagonista insieme ad Alba Rohrwacher di “Tre ciotole”, film diretto da Isabel Coixet, dall’omonimo romanzo di Michela Murgia (Mondadori, 2023). Nel cast Silvia D’amico, Galatea Bellugi, Francesco Carril e Sarita Choudhury. A produrlo Riccardo Tozzi con la sua Cattleya, gruppo di ITV Studios. In anteprima mondiale al Toronto International Film Festival, il film è nelle sale con Vision Distribution dal 9 ottobre.

La storia. Roma, Trastevere. Marta e Antonio stanno insieme da sette anni, il loro rapporto è profondo e avvolgente, ma qualcosa all’improvviso si inceppa. Antonio non trova più stimoli per andare avanti. Impreparata e ferita, Marta scivola in una vertigine di sofferenza. La sua vita subisce un ulteriore scossone quando scopre di avere un tumore…
“L’idea del film – ha raccontato la regista – nasce dal produttore Riccardo Tozzi, che mi ha parlato del libro di Michela Murgia. Confesso che all’inizio nutrivo delle perplessità, ma leggendolo ho avuto una rivelazione. Ho detto subito di sì, ponendo però una condizione: volevo Alba Rohrwacher come protagonista”. L’attrice, lusingata, ha aggiunto: “Isabel all’inizio mi ha regalato tre ciotole. Avvertivo una grande responsabilità verso il progetto, nell’affrontare il mondo di Michela. Quando ho avuto modo di vedere il film completo ho ritrovato quei sentimenti, quelle sensazioni, sperimentate accostandomi alle opere di Michela. E allora ho capito che eravamo andati nella direzione giusta”.


Ancora Elio Germano: “Il film è uno sguardo sugli esseri umani, senza volerli per forza risolvere. Ci parla di persone e non di personaggi. Marta e Antonio riescono a comunicare, a ritrovarsi, proprio nel momento in cui si stanno dicendo addio. Nell’opera c’è un rispetto del mistero in cui siamo immersi, che era nella poetica di Michela”. Lo sceneggiatore Enrico Audenino (firma il copione insieme alla Coixet) ha sottolineato: “Nell’adattamento la difficoltà inziale è stata quella di capire come unire i racconti che lo compongono, come poterli collegare tra loro. Abbiamo scelto, poi, una via diversa, di seguire la storia d’amore tra Marta e Antonio, e da quel momento in poi è come se la lettura del libro si fosse aperta a una lettura più profonda, cogliendo richiami interni nei racconti – probabilmente pesanti così proprio da Michela Murgia –, nascosti nel testo”.
Sulla scelta di girare a Roma, a Trastevere, la regista ha dichiarato: “Non volevo mostrare una Roma da cartolina. Volevo cogliere i muri e i volti della gente. Volevo una Roma vera, autentica. Per certi versi, la città risulta anche un po’ ‘idealizzata’, nel senso che risente degli stati d’animo della protagonista”. E la Rohrwacher ha chiosato: “Io vivo a Trastevere, eppure Isabel è riuscita a mostrarmi un quartiere diverso, altro. Siamo andati a girare anche nei luoghi di Michela, nel bar ‘Cambio’, dove lei ha scritto proprio ‘Tre ciotole’”.

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