
Il film è stato presentato alla 19ª Festa del Cinema di Roma
Interpreti e ruoli
Francesco Di Leva (Ciro), Mario Di Leva (Luigi), Adriano Pantaleo (Carmine), Dora Romano (Angela), Giuseppe Gaudino (Rosario), Valeria Colombo (Flavia), Chiara Celotto (Amina)
Soggetto
Ciro trascorre le sue notti vagando per le strade di Napoli alla ricerca della macchina rossa che ha causato l’incidente nel quale è morta sua moglie Flavia. È passato un anno, ma l’uomo non sa darsi pace. Con lui il figlio tredicenne, Luigi, che quella sera era con la madre e può riconoscere l’auto che stanno cercando. A casa la madre di Ciro aspetta in un crescendo di angoscia e preoccupazione…
Valutazione Pastorale
“Nottefonda” è l’esordio alla regia di Giuseppe Miale Di Mauro, attore, drammaturgo e scrittore, tra i fondatori del NEST, il teatro di San Giovanni a Teduccio, ricavato anni fa dalla palestra di una scuola abbandonata, da un gruppo di artisti e tecnici con l’intento di dare un’occasione soprattutto ai giovani in uno dei quartieri più difficili della periferia napoletana. Il film è liberamente ispirato al suo romanzo “La strada degli americani” (Frassinelli, 2017) e Miale di Mauro ne ha scritto la sceneggiatura con Bruno Oliviero e Francesco di Leva.
La storia. Ciro vaga per le strade di Napoli alla ricerca della macchina rossa che ha mandato fuori strada la moglie Flavia. Mancava poco a Natale. È passato un anno, ma l’uomo non riesce darsi pace. Ogni notte, partendo dall’ospedale dove la donna è stata portata subito dopo l’incidente, rivive quei momenti strazianti, divorato dalla rabbia e dalla sete di vendetta. Con lui il figlio tredicenne, Luigi, che quella sera era in macchina con Flavia e può quindi riconoscere l’auto che sta cercando. A casa, sua madre Angela lo aspetta in un crescendo di angoscia e preoccupazione e a nulla valgono i tentativi della donna e dei suoi amici di sempre, Rosario e Carmine, di aiutarlo a ricominciare. Ciro si è perso, non vive più, attraversa il giorno guardando vecchie foto e facendosi di crack; sopravvive aspettando la notte, densa di rabbia bruciante, ma anche delle chiacchierate in macchina con Luigi. Non tutto, però, è come sembra e lentamente, un’inquadratura dopo l’altra, una verità inaspettata, se possibile ancora più devastante, si fa strada nella mente e poi negli occhi dello spettatore. “Sentinella, quanto resta della notte?” (Is. 21,11).
“Nottefonda” è un noir potente e commovente diretto da Miale Di Mauro con mano sicura, senza fronzoli: tra primi piani intensi e inquadrature strette sui volti dei protagonisti per catturarne ogni sfumatura, emozione, fragilità. Nella Napoli delle periferie, tra palazzoni anonimi e strade livide, buie, quanto di più lontano ci può essere dalla Napoli “cartolina” del sole splendente e il Vesuvio sullo sfondo. Accompagnato, potenziato dall’ottima fotografia di Michele D’Attanasio, il film può contare su un formidabile cast di attori. Primi fra tutti Francesco Di Leva (Ciro) e suo figlio Mario (Luigi). Un affiatamento, una complicità, una capacità di comunicare il loro dolore e il sentimento profondo che li lega che va al di là del loro naturale rapporto padre-figlio. Bravissimi anche Adriano Pantaleo (Carmine, provato da un lutto e in cerca di vendetta, che si vede in Ciro come in uno specchio) e Giuseppe Gaudino (Rosario, l’amico di sempre che gli tende concretamente la mano perché, con il lavoro, possa ricominciare a vivere), ma soprattutto Dora Romano (Angela), una madre che assistente a lento logoramento del figlio: annientata dal suo stesso dolore, ma comunque presente.
“Nottefonda” è un film “denso”, che si muove tra il reale e l’onirico, con un filo rosso che attraversa la storia dei personaggi: tutti loro hanno perduto una persona cara e affrontato dolore, rabbia, rimpianto, ma soprattutto hanno dovuto trovare la forza per attraversare il lutto ed elaborarlo. Ciro non ci riesce. Sa che non saprà mai chi era al volante dell’auto che ha ucciso Flavia e questa impossibilità gli brucia il cuore, trasformando la legittima ricerca di giustizia in un desiderio di vendetta. Una vendetta che, se per un verso lo tiene in vita, per un altro però lo consuma impedendogli di “lasciare andare” la persona amata per ritrovarla dentro di sé nella pace. Con un finale sorprendentemente aperto alla speranza, il film è consigliabile, problematico-poetico, per dibattiti.
Utilizzazione
Da utilizzare in programmazione ordinaria. Adolescenti accompagnati.