Interpreti e ruoli
Sam Worthington (Jake Sully), Zoe Saldana (Neytiri), Sigourney Weaver (Kiri), Stephen Lang (Colonnello Miles Quaritch), Oona Chaplin (Varang), Kate Winslet (Ronal), Cliff Curtis. (Tonowari), Michelle Yeoh (Karina Mogue), David Thewlis (Peylak), Giovanni Ribisi (Parker Selfridge), Britain Dalton (Lo'ak), Trinity Jo-Li Bliss (Tuk), Jack Champion (Spider), Jamie Flatters (Neteyam)
Soggetto
Pandora, Jake Sully e sua moglie Neytiri vivono con i loro figli Lo’ak, Tuk e Kiri con il Clan dei Metkayina tra le barriere coralline. La perdita del loro maggiore, Neteyam, è ancora bruciante. Della loro famiglia ora fa parte anche l’umano Spider, figlio del colonnello Miles Quaritch, deceduto nell’ultimo scontro e adesso in vita solo come avatar. I Sully incedono con fatica, tra incomprensioni di coppia e ribellioni filiali; ognuno di loro cerca una propria via di risposta al lutto. Quando decidono di spostarsi con il Clan dei Mercanti del Vento per garantire a Spider condizioni di vita migliori, vengono assaliti da feroci predatori: i Mangkwan, il cosiddetto “popolo della cenere”, guidato dalla spregiudicata Varang. La situazione si fa ancor più instabile e drammatica quando Verang stringe un accordo con il colonnello Quaritch e la “Gente del Cielo”, gli umani della RDA…
Valutazione Pastorale
Terzo capitolo per la saga “Avatar” firmata James Cameron, racconto fantastico declinato come una metafora della nostra contemporaneità scossa da macro-conflitti sempre più minacciosi e da sfide familiari. “Avatar. Fuoco e cenere” è un film segnato da grandi effetti speciali (oltre 3.382 inquadrature con effetti visivi), ma anche da una vicenda epica trascinante, che rielabora temi e pagine di storia (anche del cinema), riattualizzandoli con fascino e incisività. Protagonisti Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet. Tra i nuovi ingressi Oona Chaplin e David Thewlis. In sala dal 17 dicembre 2025 con 20th Century Studios - Disney, il film registra una grande attesa di pubblico e addetti ai lavori, esercenti in testa; i primi due hanno fatto registrare incassi record: uscito nel 2009 “Avatar” ha infatti totalizzato oltre 2.9 miliardi di dollari, il più alto incasso nella storia del cinema, mentre “Avatar. La via dell’acqua” dal 2022 viaggia sui 2.3 miliardi.
La storia. Pandora, Jake Sully e sua moglie Neytiri vivono con i loro figli Lo’ak, Tuk e Kiri con il Clan dei Metkayina tra le barriere coralline. La perdita del loro maggiore, Neteyam, è ancora bruciante. Della loro famiglia ora fa parte anche l’umano Spider, figlio del colonnello Miles Quaritch, deceduto nell’ultimo scontro e adesso in vita solo come avatar. I Sully incedono con fatica, tra incomprensioni di coppia e ribellioni filiali; ognuno di loro cerca una propria via di risposta al lutto. Quando decidono di spostarsi con il Clan dei Mercanti del Vento per garantire a Spider condizioni di vita migliori, vengono assaliti da feroci predatori: i Mangkwan, il cosiddetto “popolo della cenere”, guidato dalla spregiudicata Varang. La situazione si fa ancor più instabile e drammatica quando Verang stringe un accordo con il colonnello Quaritch e la “Gente del Cielo”, gli umani della RDA…
“Un film su una famiglia che riflette su cosa significhi essere in guerra, sul fatto che i ragazzi siano in guerra, sul fatto che i genitori lascino andare i propri figli e abbiano abbastanza fiducia in loro da credere che prenderanno le decisioni giuste. Questo è un tema importante nel film. E per Jake, che ha appena perso un figlio, il suo istinto protettivo si traduce nell’essere un padre quasi tirannico”. James Cameron traccia una delle linee principali di “Avatar. Fuoco e cenere”, terzo capitolo della sua saga che si muove tra i territori fantastici di Pandora, ma che sa raccontare con efficacia anche il nostro oggi.
Anzitutto il film mostra i limiti e le miserie dell’umano, ovvero un rampantismo senza valori accecato da sete di potere e ambizioni. Uomini disposti a tutto, anche a violare la natura e le sue creature, in generale gli innocenti, pur di ottenere interessi e consolidare guadagni. Torna dunque, insieme al tema della denuncia della corruzione morale-valoriale, anche il bisogno di custodire il creato, la “casa comune”, ricordando le parole di papa Francesco. Conflitti e battaglie che non restano sullo sfondo, ma invadono e lacerano il quotidiano dei protagonisti, la famiglia Sully, e quella della loro nuova comunità. Jake e Neytiri si fanno portavoce della minaccia incombente e provano a chiedere l’aiuto di tutti per fronteggiare i predatori.
Oltre a dinamiche e situazioni che sembrano ricalcare, volontariamente e non, la geopolitica dei conflitti odierni, “Avatar. Fuoco e cenere” restringe il campo dello sguardo su una storia minuta, “ordinaria”, ovvero quella di una famiglia mutilata da un lutto, che è incapace di elaborare il dolore e per tale motivo si sta disgregando, tra silenzi e sensi di colpa. Jake, Neytiri e i loro figli custodiscono la memoria del figlio/fratello scomparso, addossandosi responsabilità e macerandosi ciascuno nel proprio dolore. Tutti soffrono, ma nessuno parla, e tutto ciò attiva comportamenti che innescano ulteriori pericoli.
“Avatar. Fuoco e cenere” è un appassionante e imponente – anche nella durata, 197 minuti – racconto di respiro epico che omaggia il western hollywoodiano classico rivisto e corretto con il fantastico e soprattutto con un vortice di effetti speciali. Sfrondandone però abbellimenti e furbizie, l’ossatura del racconto si direziona su binari classici, rodati, che battono bandiera a “stelle e strisce”. Il film, a ben vedere, perde un po’ dello smalto e pathos poetico del precedente “Avatar. La via dell'acqua”. Si tratta forse un capitolo di raccordo – ce ne sono altri due in progetto –, che spariglia le carte di Pandora e dell’animo dei protagonisti, che concede troppo all’epico conflitto, rinunciando a compattezza e incisività. È comunque grande cinema quello di James Cameron, saldo al timone di un’opera dall’habitus del colossal-generazionale, in cerca dello stesso Olimpo artistico-spettatoriale di George Lucas con “Guerre stellari”. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Programmazione ordinaria e successive occasioni di dibattito
