
Orig.: Italia (2002) - Sogg.: liberamente tratto dal film "A cavallo della tigre" di Luigi Comencini - Scenegg.: Franco Bernini, Carlo Mazzacurati - Fotogr.(Panoramica/a colori): Alessandro Pesci - Mus.: Ivano Fossati - Montagg.: Paolo Cottignola - Dur.: 105' - Produz.: Rodeo Drive, RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Fabrizio Bentivoglio (Guido Liverani), Paola Cortellesi (Antonella), Tuncel Kurtiz (Faustino), Marco Paolini (direttrice del carcere), Carla Signoris (commissario), Roberto Citran (Iguana), Marco Messeri, Elisa Lepore.
Soggetto
Milano, Natale 1999. Accanito giocatore e sempre pieno di debiti, Guido decide di organizzare una rapina mascherato da Babbo Natale, coinvolgendo anche la sua nuova amica, Antonella. Il colpo riesce a metà: mentre la ragazza scappa con il malloppo, lui viene arrestato e condannato a due anni. Un anno e mezzo dopo, quando la pena sta per finire, Guido resta coinvolto nel tentativo di fuga di altri due condannati, un anziano turco e un giovane tunisino. Costretto a seguirli, Guido evade con loro. Arrivano a Torino e da lì intendono puntare verso Genova e il porto. Mentre il giovane decide di proseguire da solo, il turco, tormentato dal mal di denti, vorrebbe fermarsi ma Guido non ha il coraggio di lasciarlo al suo destino. Così, faticosamente, in due proseguono il viaggio. Intenzionato a ritrovare Antonella, Guido finalmente ne individua l'abitazione in una villa sul mare. Ma lei gli comunica di aver ormai speso tutti soldi del bottino e di avere un nuovo compagno. Guido ora è messo alle strette. Mentre il turco, caduto in mare, muore, intorno alla villa arriva la polizia. Presi i soldi, che nel frattempo l'amico di Antonella aveva recuperato, Guido e Antonella vengono inseguiti a lungo. Riescono però a scappare, e salgono su una imbarcazione diretta in Turchia.
Valutazione Pastorale
Il fatto che si tratti del 'remake' dell'omonimo titolo diretto da Luigi Comencini nel 1961 rende più pressante l'interrogativo: qual'é il senso di questa operazione? Da quello che si vede si fatica a trovarne uno, tanto più rapportandosi, per contrario, alla concreta problematicità dei precedenti film di Mazzacurati. Qui il regista mette insieme alla meno peggio un racconto sgangherato e sbilenco, difficile da raddrizzare da qualunque parte lo si tiri. Il ritratto del protagonista (perdente, ingenuo, vittima di meccanismi perversi) non trova mai toni convincenti; la presenza di extracomunitari si diluisce in messaggi di solidarietà del tutto risibili. Il ritmo stranamente sincopato, a singhiozzo dell'azione comprime qualunque buona intenzione e impedisce di dare corpo a spessori di umanità che si intuiscono ma non vengono mai fuori. Prevalgono gli stereotipi, e una grossa confusione in base alla quale si afferma che il carcere è sempre e comunque sbagliato e che il poliziotto é corrotto. Non c'è denuncia, non scatta la pietà. Un'occasione persa, e un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come inconsistente, e segnato solo da superficialità
UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria. Temi interessanti trattati con troppa fretta non lo rendono adatto ad altri tipi di utilizzazione.