
Prod.: Jason Blum, Spike Lee, Raymond Mansfield, Sean McKittrick, Jordan Peele, Shaun Redick. Fotografia: Chayse Irvin.
Interpreti e ruoli
John David Washington (Ron Stallworth), Alec Baldwin (Kennebrew Beauregard), Adam Driver (Flip Zimmerman), Laura Harrier (Patrice Dumas), Topher Grace (David Duke), Robert John Burke (Bridges), Harry Belafonte (Jerome Turner), Corey Hawkins (Kwame Ture), Michael Buscemi (Jimmy Creek)
Soggetto
Ron Stallworth si presenta al Dipartimento di Polizia di Colorado Springs con la ferma volontà di entrare nell'organico. Ha idee chiare, parla in modo veloce, spedito, convince i suoi superiori e viene assunto. Ron è afroamericano e all'inizio, tra sorrisi e scetticismo, viene assegnato all'archivio; un lavoro metodico e noioso dal quale Ron fa di tutto per svincolarsi. Un giorno si propone come infiltrato nelle indagini sul Ku Klux Klan...
Valutazione Pastorale
Al 71° Festival di Cannes (2018) il film ha ricevuto il Grand Prix speciale della giuria. Meritato, bisogna dire, perché si tratta di uno degli esiti più proficui e fecondi della più recente stagione di attività del regista americano. È forse superfluo ricordare che Spike Lee, con una carriera ormai trentennale alle spalle, ha fin dall'inizio fatto della questione razziale, la battaglia neri-bianchi, il filo conduttore del suo cinema. Fortemente convinto che negli Stati Uniti sia da sempre prevalente un atteggiamento di sostanziale immobilismo della società fatto di pregiudizi e di chiusure, e che per cambiare qualcosa si debba rischiare in modo forte e provocatorio, Lee attraverso gli anni ha gettato uno sguardo spesso impietoso su città, luoghi, ambienti dove le occasioni di contrasto e tensione si manifestavano con maggiore intensità. Come in questo caso, che riporta alla ribalta un episodio autentico, emblema di come gli USA amassero scherzare con il fuoco, e far precipitare nella violenza e nel sangue situazioni nate con intenzioni del tutto opposte. Il gesto di Ron, poliziotto infiltrato - e per la scelta fatta, diventato una mina vagante, una miccia pronta a esplodere -, mette a nudo fino in fondo l'impossibilità di dare spazio alla ragione e di lasciare campo aperto a eccessi e virulenze. Su questa materia, come sempre delicatissima, Spike Lee lavora costruendo un copione di forte capacità introspettiva, che fotografa con esattezza e scrupolo l'America degli anni '70, con il contorno di modi, stili, parole e musiche. La sceneggiatura, calibrata con esattezza, tiene l'azione in bilico fino alla fine, costruendo un robusto mix di suspense, tensione e incertezza. A prevalere alla fine è la volontà del regista di dirci che esiste un'America impossibilitata a cambiare, dove certe classi restano minoranza e i mutamenti non sono destinati ad avvenire tanto presto. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e da affidare ai dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con attenzione a quei momenti che richiedono riflessione e profondità di condivisione. Occasione per avviare uno scambio di opinioni sulla recente storia americana.