
Sogg.: liberamente tratto dal romanzo "Oublier Palermo" di Edmonde Charles Roux - Scenegg.: Francesco Rosi, Gore Vidal, Tonino Guerra - Fotogr. (panoramica/a colori): Pasqualino De Santis - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Ruggero Mastroianni - Dur.: 103' - Produz.: Cecchi Gori Group Leopard, Reteitalia Roma, Gaumont Production, Paris.
Interpreti e ruoli
James Belushi (Carmine Bonavia), Mimi Rogers (Carrie), Joss Ackland, Philippe Noiret, Vittorio Gassman, Carolina Rosi, Harry Davis, Marco Leonardi, Ronald Yamamoto, Marino Masè
Soggetto
Carmine Bonavia, uno spregiudicato politicante di New York, figlio di un immigrato siciliano e candidato alla carica di sindaco, accettato il consiglio di Gianna, una giornalista palermitana, di incentrare la sua campagna elettorale non più in favore della realizzazione di centri sociali per il recupero dei tossicodipendenti ma per la liberalizzazione della droga, dopo essersi sposato con l'avvenente Carrie si reca a Palermo in viaggio di nozze per conoscere la città di suo padre. In Carmine si risvegliano i sopiti istinti della gelosia durante la festa di Santa Rosalia quando un giovane venditore di gelsomini offre gratuitamente a Carrie i suoi fiori. Rintracciato il fioraio, dopo svariati tentativi stranamente ostacolati, Carmine affronta il giovane che nella colluttazione rimane misteriosamente accoltellato. Accusato di omicidio, viene scagionato per l'intervento della mafia locale che come contropartita gli chiede di non sostenere la liberalizzazione della droga. Accettato il compromesso, torna a New York. Qui, non rispettando gli accordi, viene ucciso.
Valutazione Pastorale
Stordito dal profumo dei gelsomini, affascinato dalla scoperta delle proprie radici (aggrovigliate sotto i fichi d'india e le fondamenta di palazzi dalle facciate rose dalla lebbra del tempo e dalla incuria), l'italo-americano passa il suo viaggio di nozze in una Palermo degradata. Mescolato all'odore delle zagare, avvertirà il fetore dei narco-traffici e della morte, per essere ucciso a New York dopo essersi battuto invano per una idea che riteneva la sola soluzione possibile. Il film di Francesco Rosi dice tutto in maniera sincera e dignitosa, ma anche scontata: certo con l'intensità descrittiva e l'espressività di altri suoi film precedenti, senz'altro più incisivi e duri (e, forse, meno ambigui). La tesi della legalizzazione della droga, pur motivata dal convincimento che in tal modo verrebbero a cadere le varie alleanze occulte tra mafia e potere economico, è comunque insidiosa.