
La serie è disponibile sulla piattaforma Disney+
Interpreti e ruoli
Robert Carlyle (Gus), Mark Addy (Dave), Tom Wilkinson (Gerald ), Steve Huison (Lomper), Paul Barber (Horse), Miles Jupp (Darren), Paul Clayton (Dennis), Lesley Sharp (Jean), Talitha Wing (Destiny), Aiden Cook (Dean 'Twiglet' Blakefield), Sophie Stanton (Hetty)
Soggetto
Sheffield oggi. Nella caffetteria gestita da Lomper e dal compagno Dennis, si ritrovano puntualmente gli amici di sempre Gus, Dave, Horse, Gerald e Darren. Ognuno di loro barcolla nel proprio quotidiano tra problemi di lavoro, assistenza sanitaria o sfide educative. Esistenze ammaccate ma sempre con il sorriso, pronti ad aiutarsi l’un l’altro…
Valutazione Pastorale
Nella stagione 1997-98 la commedia britannica “Full Monty. Squattrinati organizzati” (“The Full Monty”) diretta da Peter Cattaneo lascia un segno arrivando a correre per quattro Premi Oscar – vince nella categoria colonna sonora firmata Anne Dudley – e conquistando tre Bafta di peso: miglior film, attore protagonista Robert Carlyle e non protagonista Tom Wilkinson. Venticinque anni dopo il team ideativo-produttivo, in testa lo sceneggiatore Simon Beaufoy e il produttore Uberto Pasolini (regista di “Still Life” e “Nowhere Special”), come pure gran parte del cast originario hanno accettato di tornare sul set per raccontare cosa è accaduto ai celebri disoccupati di Sheffield, che per sbarcare il lunario si erano reinventati spogliarellisti.
La storia. Sheffield oggi. Nella caffetteria gestita da Lomper (Steve Huison) e dal compagno Dennis (Paul Clayton), si ritrovano puntualmente gli amici di sempre Gus (Robert Carlyle), Dave (Mark Addy), Horse (Paul Barber), Gerald (Tom Wilkinson) e Darren (Miles Jupp). Ognuno di loro barcolla nel proprio quotidiano tra problemi di lavoro, assistenza sanitaria o sfide educative. Esistenze ammaccate ma sempre con il sorriso, pronti ad aiutarsi l’un l’altro…
Strappa risate ma anche riflessioni dense di dolcezza e amarezza “Full Monty. La serie”. I protagonisti, tutti goffi, caotici e persino “spericolati” nel proprio quotidiano, attivano linee di racconto di matrice sociale di chiara rilevanza. Tra le più interessanti troviamo quella di Dave, bidello che ha a cuore la serenità del dodicenne “Twiglet” (Aiden Cook), emarginato a scuola, nel mirino dei bulli, con una situazione familiare al collasso; ci sono poi le battaglie di Horse, che si muove con uno scooter per persone con disabilità intento a farsi riconoscere dall’amministrazione la dignità di un sussidio. Ancora, c’è Gus che si arrabatta tra più lavori per arrivare a fine mese, con la speranza di un alloggio sociale e un modo per pagare una nuova carrozzina al nipote con disabilità. Infine, sempre nella scuola dove lavora Dave, diretta dalla moglie Jean (Lesley Sharp) – la coppia attraversa un gelido inverno, incapace di riprendersi dalla morte del figlio in fasce –, la situazione delle aule è drammatica: perdono le condutture e gli allagamenti sono diffusi, limitando molte attività didattiche; tra queste il corso di musica tenuto da Hetty (Sophie Stanton), una vera e propria “safe zone” per ragazzi divorati dai problemi.
Insomma, il quadro sociale è frastagliato, opaco, condito di disagi tipici del nostro presente. Se dunque si lascia apprezzare, e molto, la linea del racconto che esplora pagine di affanno dell’umano con sguardo attento e ironico – un umorismo pensato per “detonare” la complessità delle storie in linea con lo spirito del film originario –, convince un po’ meno l’articolazione generale della narrazione, spesso sovraccarica al punto da perdere di intensità, compattezza. Non mancano, poi, qua e là soluzioni segnate da furbizia nella direzione del politically correct (riferimenti a minoranze, comunità Lgbtqi+, ecc.), che rischiano di essere più stancanti che interessanti. Nel complesso, “Full Monty. La serie” possiede ritmo, sostanza, respiro da cinema di impegno civile, puntellata da raccordi esilaranti e graffianti nella tradizione della commedia sociale inglese. Serie complessa, problematica, per dibattiti.
Utilizzazione
La serie è indicata per approfondimenti sui temi del lavoro (disoccupazione, precarietà) e gli affanni della dimensione sociale (povertà, famiglia in difficoltà, disabilità, bullismo). Per linguaggi e snodi narrativi in campo, è consigliata per un pubblico adulto.