
Orig.: Italia (2011) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi - Scenegg.: Matteo Rovere, Laura Paolucci, Francesco Piccolo - Fotogr.(Scope/a colori): Vladan Radovic - Mus.: Andrea Farri - Montagg.: Giogiò Franchini - Dur.: 111' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango.
Interpreti e ruoli
Andrea Bosca (Mete), Miriam Giovanelli (Belinda), Claudio Santamaria (Bruno), Michele Riondino (Damiano), Asia Argento (Beatrice Piana), Massimo Popolizio (Sergio), Aitana Sanchez-Gijon (Virna)
Soggetto
Mete è figlio di Sergio e la mamma è deceduta da poco. Anche Belinda, 17enne, è figlia di Sergio, e di Virna. Sergio e Virna sono in procinto di sposarsi e Belida che vive fuori, arriva a Roma e va nella grande casa dove vive Mete. Ed è una presenza che mette subito in difficoltà il giovane. Mentre insieme all'amico Bruno, manda avanti un'attività di grafologia, Mete non sa come comportarsi, torna tardi, evita incontri diretti, frequenta feste per distrarsi. La sera precedente il matrimonio però i due si ritrovano soli e non possono fare a meno di trascorrere la notte insieme. O almeno così entrambi pensano che sia andata. Sergio e Virna ora sono sposati, e tutti e quattro corrono insieme in macchina attraverso Roma.
Valutazione Pastorale
Pubblicato nel 1990, il romanzo è ambientato nella Roma del 1988. Operato uno spostamento in avanti di circa venti anni, il copione vuole proporsi come un ritratto delle ultime generazioni (quella di Mete, 30enne, e quella di Belinda, 17enne) all'interno di una città poi non molto cambiata e di un tessuto sociale 'altoborghese' ugualmente distaccato e dispersivo. Solo Bruno, in crisi familiare e preoccupato per i modesti introiti del lavoro di grafologo, rimanda ad una attualità di precariato tipica dei nostri giorni. Questi 'sfiorati' del resto sono forse solamente gli 'indifferenti' del terzo millennio: uomini e donne che vivono una realtà opaca e scontornata, passano vicino a cose e persone senza mai toccarne veramente alcuna. Forse il nucleo familiare, che con facilità si frantuma e si ricompone, crea ulteriore disagio nelle nebbie di una presenza/assenza di valori difficile da verificare. La costruzione di queste psicologie fragili si riversa in una sensibilità che può risultare stratificata da persona a persona e indurre sovrapposizione tra il sogno e la realtà. Dentro questo confine la regia di Rovere entra con vigore, con stile rigoroso e incisivo, con immagini rubate, piegate, arrabbiate. Non tutto funziona ma il ritratto ha anche passaggi convincenti. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con molta cautela, meglio se in occasione di proposte particolari e meno convenzionali, anche per avviare riflessioni sui temi che suggerisce e nel rapporto con il romanzo di Veronesi. Attenzione è comunque da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri strumenti tecnici.