
Interpreti e ruoli
Rosamund Pike (Marla Grayson), Peter Dinklage (Tyrion Lannister), Dianne Wiest (Jennifer), Eiza Gonzalez (Fran), Chris Messina (Dean Ericson)
Soggetto
Marla Grayson è la tutrice legale di decine di anziani incapaci di provvedere a se stessi. Tenace e cinica, con la complicità di Fran e di dirigenti ospedalieri, s’impossessa dei beni dei suoi assistiti. Un giorno Marla trova la preda perfetta, la facoltosa e solitaria Jennifer. Ma non tutto è come appare….
Valutazione Pastorale
È arrivato sulla piattaforma Amazon Prime Video “I Care a Lot”, terzo lungometraggio del regista e sceneggiatore inglese J Blakeson dopo “La scomparsa di Alice Creed” (2009) e “La quinta onda” (2016). È un thriller psicologico a tinte surreali che punta tutto sulla protagonista (Rosamund Pike, che per questa interpretazione ha vinto il Golden Globe 2021), o meglio sull’assoluta mancanza di empatia che suscita nello spettatore: un personaggio sgradevole, irritante, repellente e la trama è sapientemente costruita per suscitare questo crescendo di sentimenti negativi. Marla Grayson, infatti, lavora come tutrice legale di persone anziane bisognose di assistenza, abbondonate o prive di familiari. Questo è quello che la donna riesce a far credere, grazie alla complicità di medici, dirigenti ospedalieri e alla superficiale pigrizia di un giudice. Coadiuvata dalla sua compagna, factotum e autista Fran, Marla s’impossessa, in maniera del tutto legale, degli averi dei suoi assistiti, ne svuota i conti correnti, ne vende le proprietà. I problemi nascono quando la sua ultima vittima, Jennifer (Dianne Wiest, che qui recita egregiamente più con gli sguardi che con le battute) ricca, solitaria e all’apparenza fragile anziana si rivela essere in realtà la madre di un potente gangster (un mefistofelico Peter Dinklage, noto per il ruolo di Tyrion Lannister nella serie “Il Trono di Spade”). In un crescendo di situazioni sempre più macchinose e scontri paradossali, decisamente poco credibili, il film arriva al finale, troppo brusco, quasi tirato via e oltretutto facilmente prevedibile. Avidità, cinismo, desiderio d’imporsi sugli altri e un femminismo stereotipato, mischiate il tutto con abbondanti dosi di ironia ed ecco servito “I Care a lot”. L’ottima sceneggiatura di J Blakeson e la bravura della sua interprete non bastano al film che finisce per avvitarsi su stesso, troppo preso a cercare continui colpi di scena per approfondire e sviluppare adeguatamente personaggi e situazioni. Dal punto di vista pastorale il film “I Care a Lot” è da valutare come complesso, problematico.
Utilizzazione
Il film è adatto solo per un pubblico adulto per la complessità dei temi in campo e delle situazioni rappresentate