
Sogg.: basato su un romanzo di Michael Tolkin - Scenegg.: Michael Tolkin - Fotogr.: (normale/a colori) Jean Lepine - Mus.: Thomas Newman - Montagg.: Geraldine Peroni - Dur.: 124' - Produz.: David Brown, Michael Tolkin, Nick Wechsler
Interpreti e ruoli
Tim Robbins (Griffin Mill), Greta Scacchi (June Gudmundsdottir), Sidney Pollack (Dick Mellen), Whoopi Goldberg (Susan Avery), Fred Ward (Walter Stuckel), Peter Gallagher (Larry Levy), Brion James (Joel Levison), Cynthia Stevenson, Vincent D'Onofrio, Dean Stockwell, Richard E.Grant, Dina Merrill, Angela Hall, Lyle Lovett
Soggetto
Griffin Mill -dirigente in una società cinematograficapassa ore a farsi riassumere "in 25 parole", da innumerevoli soggettisti e sceneggiatori, progetti da tradurre in film. Tempestato da minacciosi messaggi (probabilmente dello sceneggiatore David Kahane), egli lo trova in un cinema di periferia, si collutta con lui, lo stordisce e finisce con l'affogarlo in pochi centimetri d'acqua sporca. Poi ne circuisce la fidanzata June Gudmundsdottir June, la fa sua e lascia per questa donna la sua segretaria-amante Bonnie. Mentre un altro arrivista, Larry Levy, eterno rivale di Griffin, è sempre pronto a carpirgli il posto, Griffin, che ha ucciso un uomo rivelatosi in seguito innocente continua impavido la propria carriera. Malgrado gli sforzi della detective Susan Avery, la polizia viene beffata (aveva presto sospettato in Mill l'assassino, ma senza prove certe e con una testimone miope a disposizione aveva archiviato le indagini). Il mondo del cinema continua dettando le sue leggi avide e brutali, dando ai furbi e ai cinici lavoro, potere e quattrini. E nella fabbrica dei sogni tra rivalità, cattiverie, sesso, violenza e denaro continuano a circolare negli studi soggettisti e sceneggiatori, inclini ad ogni compromesso. Fra di essi, imperterrito ed inquietante, al telefono e con truci messaggi, continua il malvagio sconosciuto a perseguitare Griffin Millo.
Valutazione Pastorale
la denuncia c'è: essa concerne un mondo senza freni, quello che all'insegna del cinema coinvolge geni e sregolatezze, produttori, registi e sceneggiatori, divi e comprimari, in una competizione brutale e da stress quotidiano verso glorie effimere e denaro. Altman analizza quel cosmo, lo seziona e poi lo ricompone, poichè come la vita anche il "film" continua nelle sue luci e con le sue ombre, rimestando pettegolezzi, malvagità e compromessi fruttuosi. Da qui un cocktail beffardo e tossico, la maestrìa registica, di conseguenza, non difetta certo. Il morto c'è ed è innocente, mentre il tipo rampante (e assassino) sfugge a punizione e rimorsi. Film impietoso e cinico, dove invano si può cercare un alito di speranza e di ordine morale: quindi, assolutamente negativo. Malgrado qualche rallentamento inutile e, qua e là, la noia di una indubbia verbosità, si può comunque distrarsi con l'inevitabile "guarda chi c'è": svariate decine di attori assai noti si sono adattati a fare particine di poco conto nomi celebri, che nel cocktail dell'autodistruzione (e autovaccinazione) hanno fatto a gara per lasciare un loro piccolo segno.