
Sogg e Scenegg.: Vincenzo Cerami, Roberto Benigni - Fotogr.(Panoramica/a colori): Tonino Delli Colli - Mus.: Nicola Piovani - Montagg.: Simona Paggi - Dur.: 110' - Produz.: Melampo Cinematografica.
Interpreti e ruoli
Roberto Benigni (Guido Orefice), Nicoletta Braschi (Dora), Sergio Bustric (Ferruccio Papini), Marisa Paredes (Laura), Giustino Durano (zio Eli-seo), Horst Bucholz (Lessing), Giorgio Cantarini (Giosuè), Lydia Alfonsi (Sig,ra Guicciardini), Giuliana Lojodice (Direttrice della scuola), Amerigo Fontani (Rodolfo), Pietro De Silva (Bartolomeo), Francesco Guzzo (Vittorio), Raffaella Lebboroni (Elena)
Soggetto
Verso la fine degli anni Trenta in Toscana, due giovanottelli lasciano la campagna per trasferirsi in città. Guido, il più vivace, vuole aprire una libreria nel centro storico, l'altro Ferruccio fa il tappezziere ma si diletta a scrivere versi comici e irriverenti. In attesa di realizzare le loro speranze, il primo trova lavoro come cameriere al Grand Hotel, e il secondo si arrangia come commesso in un negozio di stoffe. Camminando, Guido si innamora di una maestrina, Dora, e, per conquistarla inventa limpossibile. Le appare continuamente davanti, si traveste da ispettore di scuola, la rapisce con la Balilla. Ma Dora si deve sposare con un vecchio compagno di scuola, e tuttavia non è soddisfatta perchè vede molto cambiato il carattere dell'uomo. Quando al Grand Hotel viene annunciato il matrimonio, Guido irrompe nella sala in groppa ad una puledro e porta via Dora. Si sposano ed hanno un bambino, Giosuè. Arrivano le leggi razziali, arriva la guerra. Guido, di religione ebraica, viene deportato insieme al figlioletto. Dora va da un'altra parte. Nel campo di concentramento, per tenere il figlio al riparo dai crimini che vengono perpetrati, Guido fa credere che loro fanno parte di un gioco a punti, in cui bisogna superare delle prove per vincere. Così va avanti, fino al giorno in cui Guido viene allontanato ed eliminato. Ma la guerra nel frattempo è finita, Giosuè esce, incontra la madre e le va incontro contento, dicendo "abbiamo vinto".
Valutazione Pastorale
Il film si compone di due parti ben distinte. Nella prima è descritta la vita quotidiana in una cittadina italiana anni Trenta, con l'affermarsi delle varie simbologie mussoliniane e il lento avvicinarsi dei segnali di guerra. Nella seconda, tutta ambientata nel campo di concentramento, viene fuori l'idea centrale, ossia quella del ricorso alla fantasia come unica soluzione per permettere al piccolo Giosuè di passare indenne nella tragedia dei lager, uscirne senza traumi e poter crescere con maggiore consapevolezza. Il "comico" Benigni può così continuare ad essere se stesso e calare la propria verve, la propria capacità mimetica in una situazione di difficoltà assoluta. Ne deriva una sorta di metafora sulle capacità più profonde dell'essere umano, un invito a trovare dentro sé stessi la forza per reagire e superare i momenti tragici che la Storia ciclicamente ripropone. L'essere umano, le sue qualità, l'aspirazione ad una vita serena e giusta devono sconfiggere anche con un sorriso i portatori di violenza e di morte. Film anche di denuncia dell'assurdità della guerra, film quindi di intensi contenuti, affidato a molti momenti poetici, più presenti nella seconda parte, mentre la prima indulge a qualche situazione più scontata e prevedibile. Dal punto di vista pastorale, la forte sostanza dei temi, la convinzione con cui sono esposti rendono senz'altro il film raccomandabile.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare successivamente in altre situazioni per affrontare temi legati non solo strettamente alla seconda guerra mondiale o ai campi di sterminio, quanto più in generale alla forza del comico, alla fantasia come valore. E poi per prendere in esame il percorso di Benigni, gran giullare e disturbatore del cinema italiano.